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LA ROMA DELLA REPUBBLICA

AI MUSEI CAPITOLINI
venerdì 13 gennaio 2023 di Roberto Benatti

Argomenti: Arte, artisti


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La Roma della Repubblica Il racconto dell’archeologia ai Musei Capitolini con 1800 reperti

In esposizione numerosi reperti inediti per la maggior parte, databili dal V alla metà del I secolo a.C. Questa importante testimonianza sarà visitabile dal 13 gennaio fino al 24 Settembre 2023.

Grazie a questo percorso capiremo i caratteri e le trasformazioni della società romana nel corso di cinque secoli, dalla nascita della Repubblica alla creazione dell’Impero. Sono illustrati con metodi di esplorazione tradizionali e tecniche innovative di ripristino.

Le collezioni di proprietà comunale custodite nei magazzini e nei musei della Sovrintendenza fanno parte di un progetto pluriennale dove si è dato particolare importanza nella costruzione del percorso espositivo ai contesti archeologici, ricavati da bibliografie specialistiche, per dare evidenza al modo di vivere della società romana in questo lungo periodo.

Il progetto, a cura di Isabella Damiani e Claudio Parisi Presicce e promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con l’organizzazione Zètema Progetto Cultura.

Il percorso espositivo, articolato in 3 sezioni principali, è costituito da una cospicua selezione tra cui manufatti in bronzo, pietra locale, in rari casi marmo, soprattutto terracotta e ceramica. La curatrice Isabella Damiani ci parla: “dell’importanza di mostrare la quantità, per dare un’idea della ricchezza di reperti che troviamo negli scavi”.

Elemento di rilevante impatto è il colore, restituito come proposta fondata sull’analisi delle terrecotte che un’attenta opera di ricomposizione e restauro ha consentito di attribuire ad articolati moduli decorativi. Si tratta di oggetti finora conservati nelle casse dell’Antiquarium, per la prima volta restaurati ed esibiti. Al materiale concernente alle collezioni dell’Antiquarium si aggiunge una scelta, rilevante per qualità, di opere conservate alla Centrale Montemartini, tra le quali risaltano l’urna in marmo dall’Esquilino, la piccola scultura di capro in bronzo da via Magenta e i resti di affresco dalla cd. Tomba Arieti. Dal settore museale del Campidoglio proviene infine una selezione di ritratti di età tardo-repubblicana, in parte esposti nelle sale dei Musei Capitolini, in parte solitamente conservati nei magazzini.

La sezione dei santuari e dei palazzi è la più consistente dell’intero percorso ed illustra i resti archeologici che testimoniano le fasi costruttive, le caratteristiche artigianali e il livello artistico degli edifici templari sul Campidoglio e nel Campo Marzio. Prosegue Presicce dicendo: “ l’importanza di comprendere come i romani si rapportavano alle divinità”. Infatti di grande impatto, per la proposta ricostruttiva con i colori originari, sono le lastre di rivestimento di Largo Argentina databili tra la seconda metà del IV secolo a.C. e la metà del I secolo a.C.

Nel caso del Campidoglio, inestinguibile fonte di informazioni, accanto alla ricostruzione del monumentale frontone di età repubblicana del Tempio di Giove Ottimo Massimo, vengono presentati per la prima volta, insieme ai materiali del già noto deposito votivo della Protomoteca, i contesti votivi venuti in luce con i lavori per la costruzione della Galleria di Congiunzione.

Sono inoltre valorizzati gli aspetti della devozione popolare di cui si trova traccia nei depositi votivi. Il più importante esempio è quello dedicato a Minerva Medica all’Esquilino, scoperto a fine Ottocento. Esposti per la prima volta al pubblico sono i resti del deposito votivo anch’esso venuto in luce nello stesso periodo a Campo Verano, e quelli individuati negli anni Trenta del Novecento nel corso dello sbancamento della collina Velia e presso il Mitreo del Circo Massimo.

Un complesso di materiali a lungo ignorato e finora noto solo attraverso singoli elementi di particolare livello artistico è costituito dai resti di 11 figure in terracotta rinvenuti nell’Ottocento presso la via Latina.

Grazie a una lunga attività di studio, restituzione grafica, restauro integrativo dei frammenti originali con tecnologie di rilievo 3D, di scultura digitale e stampa 3D, è ora possibile proporre la Triade Capitolina, Giove, Giunone e Minerva, da ricollocare idealmente entro uno spazio frontonale. Si tratta di un altissimo esempio di coroplastica databile all’inizio del I secolo a.C.

Da non dimenticare il tema dell’organizzazione delle infrastrutture cittadine esemplificata dalle testimonianze archeologiche sulle modalità di approvvigionamento idrico prima della diffusione degli acquedotti garantito dai numerosissimi pozzi scavati ai margini dei colli. In mostra sono allestite le decine e decine di brocche talvolta con lettere inscritte, accumulati nei pozzi di Largo Magnanapoli sul Quirinale, riconducibili al momento di dismissione dei pozzi I resti delle domus patrizie del Campidoglio sono testimoniati da frammenti di pavimenti decorati con schemi geometrici (fasce rettangolari, croci, rombi, losanghe, meandri, scacchiere), realizzati con tessere bianche e nere o con pietre policrome.

Gli aspetti della produzione artigianale sono un punto di vista privilegiato per seguire lo sviluppo dei sistemi produttivi. La ceramica offre una chiave di lettura importante dal momento che questo materiale ha lasciato tracce più durevoli rispetto ad altre attività, quali la lavorazione della pietra, dei metalli e del legno che pur avevano un posto fondamentale nella vita della città. L’esposizione racconta le tappe di sviluppo dell’artigianato di qualità che, da forme e tecniche legate alle tradizioni dell’età̀ arcaica si sviluppa nel corso dei secoli IV e III con nuove produzioni, le stoviglie interamente verniciate, sia in rosso sia in nero e il vasellame decorato a figure rosse. La tecnica dello stampo assume un ruolo molto importante nelle produzioni di particolari oggetti, come i votivi anatomici ed è ben individuabile nelle produzioni dei piccoli altari (arule) che hanno particolare fortuna nell’età medio-repubblicana e nelle matrici di terracotta presentate in mostra.

Numerosi sono gli oggetti e i simboli attraverso i quali determinate categorie sociali volevano comunicare l’alto status raggiunto o rimarcarne l’antica appartenenza. L’autocelebrazione dell’aristocrazia e delle famiglie emergenti trova un importante luogo di espressione, durante l’età repubblicana, nei monumenti funerari posti lungo le vie di accesso alla città, da leggere nel più vasto programma di controllo delle istituzioni e della vita politica cittadina. Le decorazioni ad affresco della tomba Arieti all’Esquilino con scene legate al combattimento e al trionfo, i gruppi scultorei in pietra da Campo Verano forse appartenenti a un monumento commemorativo, l’urna in marmo greco ancora dall’Esquilino costituiscono testimonianza del rango dei defunti cui erano pertinenti, ma sono anche spunti per valutare caratteri e livello del linguaggio artistico con cui erano espressi.

Ci auguriamo rilancia Presicce “che per le mostre sulla Roma archeologica e tutto il lavoro fatto, possa rappresentare la base per il futuro museo della città unica al mondo”.

www.museicapitolini.org

 

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