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Giardini e strade (Guanda editore, Parma)

PREVEGGENTI TIMORI NEL DIARIO DI JÜNGER

La lettura di questo pensatore induce a riflettere non solo sulla caducità dei poteri ma anche sulla intrinseca debolezza degli esseri umani.
mercoledì 25 marzo 2009 di Carlo Vallauri

Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Ernst Jünger


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La personalità di Ernst Jünger è troppo nota perché possa giungere un suo libro senza che gli studiosi ne siano attratti. Accade ora per Giardini e strade (Guanda editore, Parma) è il suo diario 1939-40 ed il sottotitolo “In marcia verso Parigi” indica il valore di una testimonianza rappresentativa dell’esperienza trascorsa nell’ultimo periodo di pace mentre si preparavano i mesi dell’azione militare in cui egli è travolto verso il Lussemburgo e il Belgio, poi il “trionfo” in Francia.

E lo scrittore sa ben descrivere lo sgomento dei vinti, prigionieri e profughi, ma anche le inquietudini dei vincitori. Nel pieno della catastrofe non sfuggono i segni di cose belle che sfumano mentre dolore e violenza prevalgono. In queste pagine di virtuosismo letterario, ricche di richiami filosofici e psicologici, le vicende personali e familiari si intersecano a scorrerie di guerra, silenzi intensi nello spirito di un tempo dolente, dove lampi e guizzi di sole possono intrecciarsi al sentimento dell’isolamento nella solitudine dei boschi. Tra le citazioni più pertinenti a indicare non solo quella stagione, colpisce quella di Bernanos: le formazioni statali moderne non crescono più secondo regole e misure umane, ma avanzano come una sorta di insetto gigantesco.

Ebbene: sono gli stessi insetti che in quei mesi stanno divorando la Francia occupata che presto avrebbero dato i brividi e gli orrori alla Germania. La lettura di questo pensatore induce a riflettere non solo sulla caducità dei poteri ma anche sulla intrinseca debolezza degli esseri umani. La visione di certi personaggi anticipa forse quegli influssi perversi che egli avvertiva nell’inconscio. I piccoli ingorghi stradali come simboli di un labirinto dal quale diverrà quasi impossibile uscire. C’è un presentimento della tragedia, al di là del sentire individuale.

 

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