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L’UCCISIONE DI TANDOY, ULTIMO ATTO

AL TEATRO QUIRINO
venerdì 14 ottobre 2022 di Roberto Benatti

Argomenti: Teatro


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Dall’11 al 16 ottobre. Intrighi, delitti e passioni nell’Agrigento degli anni ’60

Al Teatro Quirino di Roma ha debuttato l’opera scritta e diretta da Michele Guardì, “Il caso Tandoy”che, per la modernità dei temi trattati e per l’originalità della struttura del racconto, passa dal dramma a momenti di inaspettata comicità.

L’Autore mette in scena uno degli errori giudiziari più clamorosi degli anni sessanta quello dell’assassinio del Commissario di Pubblica Sicurezza Cataldo Tandoy, ucciso in pieno centro mentre passeggiava sottobraccio alla giovane moglie. I protagonisti del fatto si ritrovano sul proscenio del teatro, in un dialogo suggestivo con il futuro autore dell’opera, quasi un confronto tra “personaggi” alla Pirandello, il quale vigila la scena anche nella scenografia e fa da guida ispiratrice per l’autore dentro e fuori la scena. I personaggi si trovano a ripercorrere le medesime vicende che li hanno segnati, a sottolineare che il passato solo nelle ingenue malinconie è migliore del presente.

L’errore del Procuratore è quello di volere un colpevole ad ogni costo, raccogliendo prove indiziarie, intrise di pregiudizi, di luoghi comuni e condizionamenti morali e saranno destinate al fallimento. Senza dimenticare il comportamento scorretto delle testate scandalistiche e dei giornali che invadono la privacy e sono pronte a sbattere il mostro in prima pagina ancor prima che i magistrati abbiano emesso la sentenza.

È un continuo fluire nel tempo tra passato e presente, Gianluca Guidi e Giuseppe Manfridi ci coinvolgono in uno stretto dialogo tra realtà e finzione, dialoghi originali del tempo e salti realistici alla nostra contemporaneità.

In chiusura di commedia, Guardì utilizza anche proiezioni d’epoca, per farci comprende quanto questa vicenda segnò le persone coinvolte per molti anni, nonostante le assoluzioni. Soprattutto il Primario accusato dell’omicidio perché aveva una relazione con la moglie del commissario che tornato a dirigere il manicomio, dopo molti anni di ingiusta gogna, farà scrivere su una lapide all’ingresso: “QUI NON TUTTI CI SONO E NON TUTTI LO SONO”.

 

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