La storia del patrimonio pubblico coincide con la crescita dell’Europa moderna da quando in Inghilterra i proprietari eressero segni di differenziazione tra terre utilizzabili da coltivatori e pastori e proprietà privata. E alle trasformazioni della proprietà pubblica e proposte per il suo mutamento è dedicata l’ampia raccolta di saggi Invertire la rotta (Il Mulino, Bologna, 2007) a cura di Ugo Mattei, Edoardo Reviglio, Stefano Rodotà.
Il contesto giuridico dalle teorie della demanialità all’Eurosistema è analizzato rispettivamente da Sabino Cassese e Giuseppe Guarino mentre Raffaele Di Raimo riferisce sulle più recenti esperienze di economia pubblica in rapporto all’identità nazionale, tutelata dalla stessa Costituzione europea.
E il prof. Guarino spiega i vincoli europei al patrimonio pubblico, soffermandosi in particolare sul debito pubblico, una piaga della nostra economia che i governi post-tangentopoli non hanno saputo, anzi non hanno voluto affrontare con sufficiente consapevolezza. L’insigne giurista, come già aveva avuto occasione di avanzare proposte precise al riguardo, suggerisce una terapia – a nostro avviso, convincente – basata sulla costituzione di una società per azioni, alla quale conferire l’insieme dei patrimoni pubblici le cui azioni verrebbero collocate nei mercati finanziari internazionali. Il secondo passo della manovra dovrebbe consistere nella alienazione di tali partecipazioni, ricavandone così i mezzi per riequilibrare la struttura finanziaria statale, mediante operazioni capaci e interrompere la china perversa del debito. Una inversione di rotta che sino ad ora non si è avuto il coraggio di promuovere.
Sulle privatizzazioni meritano di essere approfonditi i saggi di Massimo Florio sull’esperienza britannica e di Cesare Salvi, il quale auspica un ripensamento critico di quanto operato in Italia negli anni ’90 attraverso operazioni rivelatesi fallimentari. Su quest’ultimo argomento sarebbe interessante andare a rileggersi la testimonianza di Sergio Siglienti in merito alla svendita della Banca Commerciale. Stefano Rodotà illustra infine le linee guida per un nuovo codice dei beni pubblici. Una ragionata bibliografia chiude il volume che offre un quadro esauriente di una intricata materia, attorno alla quale si sono purtroppo “giocate” alla leggera beni pubblici consistenti, frutto di una lunga stagione attiva e produttiva della nostra finanza.