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La mia estate del ’43 (Pendagron, Bologna, 2007)

UNA STORIA VERA RACCONTATA IN UN ROMANZO

Se la tragedia nazionale degli anni di guerra disperse donne, uomini, ragazzi, energie, speranze, le illusioni ed i sogni finiti durante il fascismo cercavano di coprire le violenze e le imposizioni della dittatura.
martedì 20 maggio 2008 di Carlo Vallauri

Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Diletta Barone


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Il romanzo di Diletta Barone La mia estate del ’43 (Pendagron, Bologna, 2007) scopre un nervo scoperto del nostro passato.

Se la tragedia nazionale degli anni di guerra disperse donne, uomini, ragazzi, energie, speranze, le illusioni ed i sogni finiti durante il fascismo cercavano di coprire le violenze e le imposizioni della dittatura.

E l’Africa fu una delle aree nelle quali più duramente si rivelarono la fragilità dei risultati conseguiti dall’ “impero”. La speranza di trovare in quel continente lavoro e soluzione dei problemi personali vi fece affluire tante famiglie. E proprio dall’Africa Orientale furono imbarcate, in successive operazioni, alcune centinaia di persone – prevalentemente donne, anziani, bambini. Nel luglio ’43 – mentre gli anglo-americani sbarcavano in Sicilia – sulla “Caio Duilio” furono trasferite da Massaua verso la madre patria tanti italiani, in un atmosfera amarissima e in condizioni drammatiche.

La scrittrice, dotata di una indubbia preparazione letteraria, rivela qualità sicure nell’impianto narrativo, nel suo ritmo, come nello stile semplice. Ispirata a fatti realmente accaduti – come si precisa nelle prime pagine – l’opera ricostruisce stati d’animo, eventi, emozioni nello snodarsi delle vicende, ed il lettore segue le tappe di quel viaggio avventuroso, mentre quei “profughi” esprimono il proprio disincanto, manifestando tutto il proprio interno malessere. Ed attraverso scambi di opinioni vengono avanti umori, pensieri, recondite ansietà, ed al fondo una tristezza che si appalesa – nel prosieguo dei fatti evocati – specie nel finale del romanzo, quando giunge la notizia (fine luglio ’43) della caduta di Mussolini, diversamente vista, a seconda delle personali esperienze.

Attraverso la forma romanzata Diletta Barone è riuscita a rendere con molta precisione psicologica e mentalità di una generazione cresciuta durante il fascismo ed improvvisamente trovatasi di fronte al disastro. Da queste belle pagine esce una interpretazione intelligente e veritiera di quel periodo.

 

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