Al di là della polemica sulla “casta” dei politici, Beppe Lopez nel libro La casta dei giornali (Stampa alternativa, Rai Eri) solleva il problema delle distorsioni provocate nella vita democratica dal sistema pubblico, di sovvenzionamento, rilevando innanzitutto come l’informazione in Italia si sia “macchiata” del più vergognoso fenomeno di collusione ed omertà.
Questa denuncia netta e senza mezzi termini dà subito il senso di questa ricerca, sottolineando il carattere “assistenziale” che il potere politico ha attribuito ai suoi interventi in favore della stampa. La riforma del 1981, passata come “prima disciplina antitrust”, in effetti diretta a garantire la trasparenza della proprietà e delle fonti di finanziamento, cercò di agevolare la riconversione tecnologica, assicurando il sostegno di giornali mediante l’integrazione del prezzo della carta. Seguì – come sempre in Italia – una “controriforma” (1982) e successivamente lo stanziamento di ulteriori contributi di favore per l’editoria politica e cooperativistica: inutile dire che a questo sistema si convertirono gruppi che non avevano le caratteristiche spontanee delle vecchie cooperative. Gruppi politici composti da poche persone furono altresì favoriti, ed altre provvide “leggine” stabilirono rimborsi sui costi nonché contributi sulla tiratura.
Sappiamo come attraverso queste operazioni abbiano prevalso finzioni di comodo consentendo a soli due deputati di usufruire dei mezzi per stampare un quotidiano con milioni di euro accordati agli editori di giornali senza lettori.
Se questo il quadro di riferimento legislativo e falsificatorio si può immaginare il resto con la serie di giornali poco liberi e piuttosto omologati. Il “radicamento” definitivo dei mali produrrà i suoi inevitabili effetti, di cui Lopez ha il merito di non tacere le peggiori verità. Oltre all’aspetto quantitativo delle elargizioni pubbliche (riportate nelle varie categorie di protezione), estese anche a imprese radiofoniche collegate ai partiti, dal canto loro le agenzie di informazioni hanno stipulato vantaggiose convenzioni con importanti organi ed enti pubblici, a cominciare dalla presidenza del Consiglio. Il premio persino ai “grandi giornali” – editi da imprese finanziarie potenti – rappresenta il coronamento di un disegno organico di asservimento della stampa al potere. Omertà, abiezioni, inganni, ecco il “teatrino” dei mezzi di informazione retto dalle imposture, dalle falsificazioni. Lopez indica al lettore le testate maggiormente avvantaggiate dalla piaga dei contributi. Tutto ciò risulta aggravato proprio negli anni in cui stipendi e salari restavano fermi con la complicità dei governi e il silenzio dei sindacati. Così dai monopoli televisivi alla corruzione della stampa l’informazione reca i segni della degradazione della intera vita pubblica italiana, un processo in corso che non è attualmente possibile arrestare perché “copre” il potere politico.