Studioso dell’economia, Giulio Sapelli offre – in La democrazia trasformata (Bruno Mondadori, Milano, 2007) – un quadro aggiornato di come le trasformazioni degli ultimi due decenni abbiano modificato il senso e le funzioni della stessa rappresentanza politica e sociale.
Il nuovo capitalismo – di cui l’autore traccia i cenni significativi in rapporto alle nuove configurazioni assunte a livello di globalizzazione mondiale – presenta una condizione che può condurre a concentrazioni d’imprese e “privatizzazioni” senza liberalizzazioni, con il rischio di provocare pericolosi dualismi nel mercato, impedendo di cogliere le opportunità aperte dalla stessa globalizzazione. In questa cornice allora vanno riproposti i termini giuridici e gestionali dell’impresa: infatti tendono ad affermarsi gruppi finanziari con caratteri patrimoniali da un lato ed una organizzazione a rete, quale conseguenza di cambiamenti tecnologici attraverso i quali muta la stessa forma poliarchica di governo della società.
È in corso – scrive Sapelli – un processo di direzione manageriale che accelera la trasformazione funzionale dei gruppi chiamati a “internalizzare” procedure e strategie economiche verso meccanismi di sviluppo implicanti nuove forme di autorità decisoria. Vengono quindi citati esempi di eventi sistemici rilevati al riguardo dagli Stati Uniti al Giappone e che spingono, nei tempi lunghi, ad una integrazione economico-politica alla ricerca di un equilibrio avanzato: una vera e propria nuova legittimazione dell’impresa. Gli assetti realizzati nell’ultimo ventennio evidenziano – afferma l’autore – un “neocorporativismo pluricefalo” sopranazionale, i cui effetti non possono essere trascurati.
Così muovendo da Baran e Swezy, attraverso lo studio sia delle teorie che delle pratiche invalse, si perviene all’inveramento di una nuova nozione di cittadinanza, secondo la definizione di Cesare Pinelli, considerazioni – aggiungiamo – che hanno trovato conferma anche nelle intuizioni di Guarino circa la nuova governance mondiale. “Ripensare” allora la poliarchia in un “governo organico del mercato” rappresenta la strada per dar vita a un grande progetto istituzionale capace di costruire una democrazia degli interessi attraverso una rappresentanza funzionale prestatale, al di là della rappresentanza territoriale, definita da Sapelli “inferma”. È un cammino verso una “sovranità funzionale” di cui vengono indicati caratteri e impronte. Una visione che tende a privilegiare una “divisione dei poteri” nella struttura di rappresentanza degli interessi economici. Ne emerge quindi una individuazione di tendenze in atto, e dalle quali Sapelli intravede l’affermarsi di una società poliarchica democratica. Come si vede, un’analisi approfondita che conclude con una interpretazione foriera di originali sviluppi.