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Dag Hammarskjöld (Claudiana, Torino, 2006)

DAG HAMMARSKJÖLD PER LA PACE INTERNAZIONALE

UN APPROFONDITO STUDIO
mercoledì 31 gennaio 2007 di Carlo Vallauri

Argomenti: Celebrazioni/Anniversari
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Franco Giampiccoli


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Dag Hammarskjöld di Franco Giampiccoli (Claudiana, Torino, 2006) è una biografia del noto Segretario generale dell’ONU vista sia nell’attività esplicata in favore della cooperazione internazionale, in piena dedicazione alla causa della pace, pagata sino al prezzo della vita, sia sotto l’aspetto della sua fede cristiana intimamente sentita e vissuta.

L’autore ha saputo ricostruire, attraverso un attento studio della formazione dell’eminente politico e diplomatico, le originarie influenze ricevute (in particolare dal teologo Van Dasen e di Albert Schweitzer), cominciando dall’ambiente familiare, sino alle sue frequentazioni religiose (Bibbia, Paolo, San Giovanni della Croce), letterarie (tra l’altro fu traduttore di opere di Perse), economiche (Gunmar Myrdal). La sua forza di carattere, una fermezza coerente, la convinzione di operare in base ad una fede profonda, interiore, fornito di un pessimismo, temperato dal lieve senso dell’humour: ecco i tratti principali di un uomo che ha saputo lasciare una traccia inconfondibile a favore della pace.

Alla guida delle Nazioni Unite seppe tenere un atteggiamento di “neutralità attiva”, come lo definisce Giampiccoli in base ad un esame circostanziato dei suoi comportamenti, e del ruolo rivestito soprattutto nella crisi di Suez e del Congo. Per quanto riguarda la prima, l’intervento personale di H. valse a dar vita al primo corpo di spedizione per una missione ONU. Così nacque l’Unef che da allora ha fornito un contributo essenziale per risolvere situazioni giunte sull’orlo degli esiti peggiori. Nel secondo caso, le rivalità tra il primo ministro Lumumba e la pretesa del premier del Katanga, Ciombé, di creare uno Stato autonomo, mise a ben dura prova la neutralità delle forze dell’ONU, che in quelle condizioni disperate riuscirono a evitare che il processo di decolonizzazione, da poco avviato, degenerasse.

E l’A. tiene a sottolineare sia il fervore che Hammarskjöld poneva nel suo lavoro sia l’animazione che lo guidava in una visione etica di alto valore, di sapore quasi mistico, in contrasto con le violenze degli interessi e della politica in gioco. Tra l’altro viene delineata, con molte nettezza, quali erano le doti che il grande politico svedese riteneva indispensabili nei funzionari civili internazionali, di cui egli era esemplare testimonianza: “Non gli è richiesto di essere neutrale nel senso che egli non abbia simpatie o antipatie, di essere immune da interessi personali o di non avere idee o ideali che gli stiano a cuore. Tuttavia gli è richiesto di essere pienamente consapevole di queste reazioni umane e di controllare meticolosamente se stesso in modo da impedire che queste influenzino le sue azioni”.

Merito di Giampiccoli è avere saputo trarre dalle carte esaminate il più riposto ed intimo pensiero di una personalità tanto ricca, intrisa di una spiritualità ormai rara, e con il risalto dato a questa impostazione del comportamento di H. fornisce un quadro completo sul percorso morale, intellettuale e pratico del compianto segretario generale dell’ONU, il cui apporto si rivelò fondamentale per indicare la rotta più giusta da seguire da parte di chi è chiamato alle massime responsabilità internazionali.

 

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