Pranzo di famiglia di Alessandra Farkas (Sperling & Kupfer, Milano, 2006) è la narrazione della storia di una famiglia ungherese a cominciare dalle traversie subite durante le persecuzioni anti-semite. Attraverso i ricordi dell’Autrice rivivono le vicende di tre generazioni, e particolarmente di suo padre, artista quale disegnatore tessile e organizzatore industriale. Il pranzo cui allude il titolo è quello che unisce i figli con altri familiari in occasione della morte dell’amato genitore.
Merito di questo suggestivo, lungo racconto è la capacità di penetrare nelle pieghe (e nelle piaghe) di un contesto umano, tanto forte nel saper affrontare le difficoltà quanto fragile negli affetti e nelle singole sensibilità, rivelate con straordinaria sincerità di rappresentazione. La morte del nonno ad Auschwitz è il segno da cui muove l’intricato nodo dei rapporti complessi che si snodano tra ambienti culturali, imprese economiche, turbamenti esistenziali. La scrittura conferma le qualità della scrittrice, affermatasi come valente giornalista nel far conoscere in articoli molto precisi ed informati la realtà intima degli Stati Uniti, sia negli aspetti culturali e cinematografici, sia, più recentemente, nelle trasformazioni politiche.
Ma non è solo il quadro di una famiglia, forzatamente cosmopolita, perché in essa si rispecchiano tre generazioni e le illusioni, gli sforzi creativi, gli amori e le passioni di persone, sviscerate - una dopo l’altra - nell’intimo dei rispettivi caratteri, sino a diventare emblematiche figure di un mondo mitteleuropeo nella diaspora provocata dagli sconvolgimenti bellici. Colpisce il vigore morale ed operativo dei protagonisti di questa saga che, di fronte ad ogni ostacolo o colpo infernale, sanno ricominciare da capo, sostenendo l’urto degli eventi e, che, ad ogni generazione, riprendono in mano le proprie scelte. Non c’è, in quanto viene rievocato, alcun cedimento agli affetti perché il fluire dei sentimenti trova sempre una ragione per vederne i contorni autentici, fatti di dolori come di passioni. In questo continuo rievocarsi di giornate familiari (comprese quelle, tenere, riguardanti la stessa autrice), s’avverte una partecipazione dell’intelletto congiunto al cuore. Sono i due elementi che si integrano per dare sostanza alle volontà, l’orientamento di un equilibrio razionale accompagnati dalla delicata comprensione delle disavventure dei propri congiunti. Mitteleuropeo non solo nell’ambiente ma nello stile semplice e disincantato di altri narratori che nel XX secolo hanno dato di quel mondo una serie di significative memorie.