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La diversità come ricchezza ovvero a che serve l’Europa, (Einaudi 2014)

QUALI PROSPETTIVE PER L’UNIONE EUROPEA?

Gli autori del libro ripercorrono gli eventi che dalla nascita dell’euro hanno fortemente inciso sulle condizioni economiche del continente
giovedì 3 luglio 2014 di Carlo Vallauri

Argomenti: Economia e Finanza
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Gli autori cercano di spiegare in sostanza come sia possibile guardare al prossimo destino dell’euro secondo una prospettiva che lasci fuori facili argomenti propagandistici per cercare invece di far centro su una posizione più concreta. Essi muovono dalla considerazione delle difficoltà di vedere nell’ordinamento imposto dall’UE come ad un interlocutore determinante nel quadro internazionale, e cercano di chiarire i diversi elementi che separano i vari paesi. La tesi qui sostenuta è che le differenze vanno considerate anche per la possibilità di utilizzare positivamente le diversità. Si può ritenere utile valorizzare gli elementi della comune identità europea per farne un fattore positivo?

La stessa storia dell’Europa, sino alle attuali condizioni, ha fatto uscire dalle antiche differenze fissate dagli Stati nazionali per compiere scelte determinanti che hanno condotto a superare antichi pregiudizi sino alla costruzione dell’unione mediante i trattati più recenti, nei quali l’identità non esclude che si possano utilizzare le diversità: ecco la tesi principale degli autori. La moneta unica richiede adesso che le diversità siano ridotte al minimo, sino a giungere alla loro eliminazione.

L’unione monetaria implica appunto l’esigenza di risolvere diversità ed uguaglianze in una integrazione che, abolendo le barriere, possa esaltare la capacità di collocare più proficuamente le stesse diversità. I mercati finanziari tendono a creare ricchezza fittizia, alimentando bolle speculative, cioè creando ricchezza finanziaria slegata dalla ricchezza reale. La creazione dell’euro ha così determinato una maggiore instabilità finanziaria, che induce a riflettere appunto sugli aspetti critici determinati dall’insufficiente integrazione, che ha avuto l’effetto di indebolire il processo di unione tra gli Stati, rendendo anzi più debole il processo unitario.

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Michele Canonica

La Germania tra l’altro ha potuto sospingere una spinta produttiva grazie al peso della sua industria e al controllo delle finanze ma permangono per gli altri paesi le debolezze istituzionali di fondo. In Germania le riforme del mercato del lavoro hanno consentito di invertire le tendenze negative influenti sulla produttività.

La frammentazione diffusa dei mercati finanziari ha dimostrato come si siano indeboliti i legami tra i sistemi bancari e finanziari dei paesi europei, accentuandosi la differenza tra paesi forti e deboli, e creando un circolo vizioso che ha aggravato le distanze tra le varie nazioni.

Gli autori rispondono negativamente alla domanda sulla possibilità di uscire dall’euro. Si tratta piuttosto a loro avviso di correggere gli errori commessi nella fase integrativa: in particolare si fa notare che occorre correggere gli errori commessi al momento della determinazione del tasso di cambio della lira nei confronti dell’euro, fissato a valori compromettenti la competitività italiana.

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Pier Carlo Padoan

La reintroduzione della lira sostengono sarebbe accompagnata da una forte svalutazione, aggiungendo complicazioni all’attuale situazione, aggravando la condizione della crescita e provocando un ulteriore calo produttivo. Si tratta allora di individuare un aggiustamento che possa risultare positivo contribuendo in misura rimarchevole alla crescita.

Secondo la tesi sostenuta nel libro si può ottenere un risultato positivo accrescendo gli aspetti essenziali e pratici della solidarietà europea. Ci permettiamo i esprimere al riguardo i nostri dubbi sulla semplicità di certe asserzioni, anche se evidentemente la capacità di innovare messa in atto concretamente può esaltare i vantaggi delle rispettive specificità nazionali e non solo. Quindi rinforzare la crescita è il punto nodale al fine di riportare in equilibrio le finanze pubbliche dei diversi parsi e superare lo squilibrio dei rispettivi bilanci.

A questo punto gli autori sostengono la tesi dei benefici derivabili dalla istituzione di una Unione bancaria, con meccanismi di garanzia che permettano di controllare i comportamenti delle banche. Gli scenari indicati suggeriscono l’esigenza di assicurare una particolare qualità oltre che la quantità della crescita. Quindi la tesi dell’Unione bancaria potrebbe condurre verso una costruzione consensuale, favorendo gli accordi contrattuali. Si tratta di scegliere una precisa direzione di marcia, riprendendo il tema degli eurobond.

Come si vede, le soluzioni tecniche e le scelte di integrazione politica richiedono una guida quanto più possibile unitaria. C’è da chiedersi se tale prospettiva non sia eccessivamente ottimista, considerando l’attuale stato delle relazioni tra i diversi protagonisti dei rapporti internazionali.

 

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