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La potenza dell’errore. Sulla storia dell’Occidente (Rizzoli, 2013)

SEVERINO E L’INTERPRETAZIONE DELLA STORIA OCCIDENTALE

Filosofia e realtà - un autentico colpo al centro tra “verità” di principî e “realtà” dei fatti.
sabato 1 marzo 2014 di Carlo Vallauri

Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Scienza
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Emanuele Severino


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Punto di partenza è il fiore colto nella sapienza filosofica e poetica in un mondo sempre più guidato dalla tecnica, argomento prezioso al quale il filosofo ha in passato dedicato alcune delle sue pagine più ricche e profonde Naturalmente lo “scambio delle parti” avvenuto nel farsi degli eventi riconduce inevitabilmente, nella nostra civiltà, al cristianesimo da un lato, e all’islam all’altro visti nella stagione di inserimento nella modernità contro cui tuttavia – osserva l’autore – oggi cristianesimo e islam si trovano alleati.

La potenza “cieca” della tecnica involge ogni nostro atto è infatti le macchine razionali si sono trovate di fronte “uno Stato sempre più obsoleto rispetto ai bisogni della società civile”. Siamo ancora in grado di comprendere ciò che avviene attorno a noi? Il dubbio è lecito giacché le forze del capitale e del lavoro perseguono strade differenti anche se efficienza e solidarietà indurrebbero ad una maggiore integrazione. Il prevalere di “governi tecnici” dimostra il superamento delle condizioni nelle quali nei tempi trascorsi si erano inviluppate speranze andate deluse.

Tra Europa, Russia ed America le identità si sono andate confondendo, al di là delle rispettive forze e delle potenziali aspirazioni. Al di là del nichilismo serpeggiante le fedi non sono venute meno perché vi è un fatale “eterno ritorno”, osserva con lucido acume Severino.

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Emanuele Severino

Ma il destino mostra sempre i suoi segni dalla “necessità” nell’essere alla “concretezza dell’errore”. Ecco il punto dolente e insuperabile della “necessità” che si frange davanti a noi. E nel “contenuto dell’interpretazione” che si rende palese la dimensione del farsi della storia, come la viviamo nella realtà. Si guardi in particolare – scrive il filosofo – alla difficoltà di andare “oltre l’essenza”. E qui torna l’attenzione all’Occidente nella continuità storica e filosofica del pensatore. Così relativismo, evoluzionismo e realismo tornano nel gioco di quella “istoria filosofica dell’umanità” nel cui ambito vive il nostro presente. Così si modifica anche il modo d’intendere “la bellezza” ed il “mondo”. Citazioni ricche, vibrazioni intense, di anime, e di sentimenti di contro alle politiche giustificatrici. Ma le competenze “tecniche” prevalgono nella pluralità dei concetti diffusi e nello sforzo di comprensione e compenetrazione dei concetti. Le regole sembrano ormai scomparse di fronte all’avanzata delle tesi galoppanti sull’onda dei media. Ecco l’altro elemento dolente.

La fine scrittura del filosofo colpisce per la nettezza dei suoi giudizi: nell’insieme il discorso dei pensatori citati riconduce ai grandi temi che ritornano alla “contraddizione” propria del “pensiero”. La distinzione della “necessità e libertà” dall’errore mantiene alto il livello del linguaggio, nel contrasto tra “destino” e “alienazione”. Qui è il punto critico del nostro essere.

Tutta la grande disputa ideologica riporta – come rileva Severino – alla contingenza degli eventi rispetto all’esprimersi delle libere volontà. Qui si attorcigliano allora i nodi quando il nostro maggior filosofo cerca di penetrare nelle “cose segrete” dimostrando che esse “sono peraltro manifeste ed in piena luce nel più profondo d’ogni essere umano”. La filosofia non ammette sconti tra “errore” e “verità”. Pagine potenti di realismo – osserviamo – di idee e percorsi al fine di mantenere quelle distinzioni fondamentali, in base alle quali non può sussistere alcun infingimento. Ecco allora “verità” contro “errore”, come nel pensiero filosofico.