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La cultura della destra (Bollati Boringhieri, 2013)

CULTURA E SCUOLA NELLA NUOVA DESTRA

Ricerca dell’egemonia culturale in Italia
mercoledì 1 gennaio 2014 di Carlo Vallauri

Argomenti: Politica
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Gabriele Turi


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Gabriele Turi ha pubblicato un interessante studio La cultura della destra dedicato alla “ricerca dell’egemonia culturale in Italia”, come reca il sottotitolo.

La specificità maggiore del libro è nella ampiezza dell’approfondimento, estesa infatti ad una vasta e variegata serie di aspetti e di scritti sull’argomento affrontato, e soprattutto coglie un importante elemento, spesso non sufficientemente preso in considerazione e del quale invece l’autore offre una vera e propria originale scelta tematica, con il problema della scuola e, in particolare, dell’insegnamento della storia, punto dolente per circa un secolo nella formazione degli studenti in Italia.

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Gabriele Turi

Il professore di storia contemporanea all’università di Firenze Turi aveva avuto modo di entrare nel vivo del problema con le ricerche sugli intellettuali nell’Italia fascista ed in particolare sul ruolo di Gentile, oltre ad altri libri, tra cui significativo quello degli “schiavi” nel moderno “mondo libero”.

Il cammino della destra viene esaminato dal lungo tratto del periodo mussoliniano al passaggio repubblicano sino al berlusconismo, quindi un ampio quadro nel quale emergono innanzitutto il sopravvento della post-liberazione con le spinte alla “revisione” da un lato e alla “pacificazione” dall’altro, pur nella difficoltà di saper spiegare alle nuove generazioni “cosa realmente” fosse accaduto. Chiunque di noi abbia voluto cimentarsi attorno a tale grosso nodo è andato incontro a difficoltà di comprensione e al rischio di fraintendimenti, nella confusione spesso derivante tra “fatti” realmente vissuti nel loro accadere ed “interpretazioni” di parte. Tra l’altro l’ambigua continuità dei percorsi degli intellettuali dal fascismo all’antifascismo (Mirella Serri, 2005) pregiudicò sin dall’inizio una obiettiva capacità di discernere tra realtà e passione politica.

La costruzione della successiva fase culturale ha determinato una diversità prospettiva tra le diverse correnti politiche ancor più che storiografiche in senso stretto, Il confronto con il passato è stato infatti colmo di genericità discorsive rispetto ai sostanziali mutamenti che la nuova classe dirigente mirava a realizzare e la sussistenza di una scorza dura – osserviamo – di opinioni personali sulla base delle rispettive esperienze. Alla forza propagandistica acquisita dalla scuola di stampo marxista si contrapponeva – salvo la stretta minoranza liberale – una vasta cultura di vario ma basso livello che finì per sminuire i tratti autentici dei cambiamenti intervenuti nell’assetto sociale e soprattutto psicologico poi prevalente nella scuola repubblicana, specie a seguito di “cadute” di gusto, sentimenti, valori.

Vengono naturalmente citati studiosi che si sono a lungo intrattenuti su personalità legate al fascismo mentre si passava presto dalla “prima” alla presunta “seconda” o “terza” repubblica, sulla quale peraltro Turi si sofferma ampiamente sin nei dettagli dei gruppi, delle voci, delle invocazioni, delle falsificazioni, ci permettiamo di aggiungere. Il crollo del muro di Berlino ha comunque costituito uno spartiacque, dopo il quale i ragionamenti sono riusciti in parte a prevalere sulle faziosità. Ed è in tale serie di passaggi che si è venuta costituendo – osserva l’autore – una “nuova destra” di cui egli cerca di scorgere ed indicare tendenze, pretese e velleità.

Ma intanto la globalizzazione rovesciava i termini delle contrapposizioni, ponendo in prima linea l’effettivo farsi del “progressivo” sforzo per assicurare al libero capitalismo un sicuro dominio. Ed è in queste condizioni che nasce da noi quel berlusconismo, di cui in questi mesi si vuole celebrare l’estinzione. Sono molto sottolineati nel libro temi “forti” come la presenza del cattolicesimo nella nostra società, specie in riferimento all’insegnamento e al particolare significato della presenza del “crocifisso” nei luoghi pubblici (dalla giustizia alle scuole).

L’emersione della spinta europeista – presto, a nostro modesto avviso, troppo chiusa in formule istituzionali dubbie e praticamente perniciose proprio rispetto alle esigenze di coesione – è stato poi rapidamente sopraffatta dal prevalere di interessi troppo specificamente rivolti all’interesse dei nuclei produttivi più potenti, e pertanto del tutto autonomi nelle loro scelte, dal Regno Unito alla Germania unificata, mentre proprio quest’ultima e la Francia finivano per acquisire le principali posizioni di controllo.

Naturalmente il comportamento della Chiesa ha influito sulle delineazioni dei nuovi possibili traguardi di mutamenti epocali: ed è per questo che proprio il tema dell’educazione in senso lato e dell’istruzione come dato empirico, è divenuto prevalente nella differenziazione delle posizioni. Il ruolo dei “manuali” costituisce il nodo di maggior rilievo attorno al quale il libro di Turi si sofferma, fornendo una serie di dati e di eventi, come di scelte compiute, sì da rappresentare la maggiore novità e importanza dell’intero libro. Così laicità e caratteri privati dell’insegnamento sono divenuti fattori di contrasto e di polemica.

“Riscrivere la storia” è divenuto infatti un punto fondamentale di riferimento per la formazione delle nuove generazioni e anche per misurare le specificità valoriali. Chi come il sottoscritto ha lavorato per anni, in sede Unesco, sui contesti di libri di testo (in riferimento, negli anni Settanta, circa le indicazioni da fornire ai compilatori dei testi da preparare per i paesi di nuova indipendenza), si rende conto della complessità di tale problema, e le pagine di Turi presentano al riguardo una serie di elementi di conoscenza di come le cose si sono svolte nel nostro paese, in questi ultimi decenni. Una ricchezza di documentazione viene sottoposta al lettore ma con eccessivo accenno ad aspetti non sempre di maggior interesse.

Non parliamo però tanto di “povertà della memoria” quanto piuttosto di difficoltà nel procedere ad una scelta implicante un tale spessore problematico da rendere arduo qualsiasi tentativo di volontario sforzo per il superamento delle rispettive impostazioni. Certo l’autonomia della ricerca scientifica si è trovata troppo spesso di fronte a situazioni ormai superate rispetto agli aspetti materiali che avevano caratterizzato la guerra fredda. Una guerriglia ininterrotta e confusa ha continuato a svolgersi nel tentativo di superamento dello spessore materiale degli elementi disponibili. Per di più in Italia il comportamento della Chiesa ha contribuito ad alimentare rischiose spinte propulsive per far prevalere posizioni di parte.

E proprio negli ultimi capitoli del libro si possono trovare informazioni di prima mano al riguardo senza però che emergano linee ben determinate e definite, sicché la ridda di nomi citati corre il rischio di far perdere il contatto con la realtà effettuale di una scuola malata come quella italiana. Si aggiunga che le più recenti fatiche in proposito tendono a spostare i centri reali di formazione, sviando dalla cultura “alta per favorire invece la più facile cultura diffusa”.

E forse per dirla con il prof. Turi, troppi “crociati” in pratica ancora dominano, nei rispettivi versanti, il campo dei confronti, dalle comparazioni, dalle possibili interpretazioni in una società come quella italiana che si è data – si afferma troppo genericamente – “la più bella costituzione” del mondo, che è rimasta in gran parte non applicata, proprio per la ristrettezza mentale di chi ha rappresentato sinora il potere politico e culturale, secondo le rispettive basi ideologiche ancor prima che storiche. In tale ambito la lettura del libro, al di là delle personali preferenze, contiene una serie di elementi di base spesso di non facile responsabilità per proficui dibattiti. E proprio l’esempio della “nuova destra” ne è testimonianza tutt’altro che promettente come risulta da questo libro, al di là delle persone, delle opinioni e dei rispettivi interessi. Una fatica comunque che può tornare utile per gli studiosi, e di ciò va dato atto all’autore.

 

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