Massimo Teodori aggiunge, con Vaticano rapace (Marsilio 2013), un libro di documentazione e valutazione ai suoi studi precisi e accurati sui nodi fondamentali della storia dell’Italia in rapporto ai suoi rapporti con il potere ecclesiastico. Lo storico radicale spi.
Le sue pagine scorrono leggere nella lettura chiara e sempre fondata su elementi certi, pensati nella gravità degli argomenti che presenta, e testimonia di un tema centrale nella vita del nostro paese, per la realtà di fatti accaduti e per il significato che l’organizzazione cattolica ha nella vita nazionale e nella coscienza di una parte rilevante degli italiani, anche se risulta – secondo aggiornate ricerche – sempre più in riduzione il numero dei cattolici effettivamente osservanti e frequentatori abituali delle cerimonie religiose.
- Massimo Teodori
L’otto per mille costituisce un “imbroglio” finanziario e politico sul quale non sempre il ceto dirigente sa chiamare l’attenzione dei cittadini sulla base di accertamenti, dati reali e conoscenze concrete circa l’andamento dei fatti. Va richiamato l’interesse dei lettori, in particolare sui capitoli relativi alla storia dei “concordati” e soprattutto sul contenuto illiberale dell’accordo imposto, da Craxi nel 1984, un punto fondamentale della nostra vita civile, trascurato nella generale considerazione circa il “nuovo ordine” dei rapporti tra le due entità. È nato allora – come scrive giustamente Teodori – un documento “oltre modo ambiguo”, in quanto fondato su un equivoco, a causa della mancanza di una valida discussione tra le forze politiche al momento delle scelte. Si trattò, sul piano finanziario, di un “trucco”, un “autentico imbroglio” per la maggior parte dei contribuenti, ai quali viene infatti imposto un sistema di versamenti a favore della Chiesa, sui quali non è più possibile intervenire, donde deriva una statuizione errata e da sostituire al più presto .
Altro capitolo interessante riguarda la proiezione “europea” circa gli “aiuti di Stato”. Si sono inseriti negli ingranaggi delle nostre istituzioni “tesori e tesoretti idiapolitci”. Una “singolarità” che s’inquadra in quel regime di “malaffare” che ha determinato in uno Stato “laico” una serie incredibile di “riciclaggi” e di pedaggi finanziari che mettono a rischio la stessa autonomia della Repubblica. Dalle pagine dedicate alla descrizione del ruolo ambiguo dell’Istituto per le opere di religione emergono fantasmi di “gentiluomini” e di “politici genuflessi” in forme che hanno aperto il varco a “mali incurabili” dai quali dobbiamo guardarci se intendiamo conservare e garantire il rispetto dei diritti fondamentali. Elementi inquietanti risultano quindi da questo ampio saggio. Utilissimi altresì, per la conoscenza completa dell’argomento, i riferimenti bibliografici richiamati dall’autore con il rigore che è sempre una delle componenti essenziali dei suoi libri, con l’aggiunta in questo caso dei documenti lateranensi del 1929 (sia il “trattato” che la “convenzione finanziaria” e il “concordato”) e peraltro il testo dell’ “accordo” modificato e firmato dalla Repubblica in una fase – osserviamo – di amnesia del nostro ceto politico su temi basilari dell’assetto istituzionale e finanziario. Ecco perché segnaliamo questa pubblicazione come un vero e proprio accertamento sullo stato delle relazioni tra le due entità, testo che va fatto conoscere nella sua consistenza effettiva, e “con gli oneri a carico dei suoi cittadini”. Solo così sarà possibile riprendere il tema quanto prima nel dibattito pubblico, per superare quelle condizioni di ignoranza e di ambiguità che si celano nei pretesi “accordi” stabiliti alle spalle degli italiani.