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Educare alla cittadinanza democratica (Editore Ediesse)
EDUCAZIONE E DEMOCRAZIA NELLE ESPERIENZE FORMATIVE
martedì 1 ottobre 2013
di Carlo Vallauri
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: A cura di: Pasquale Iorio - Filippo Toriello
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Abbiamo avuto recentemente occasione di recensire libri su temi dell’educazione, vista nel suo aspetto pedagogico, secondo tradizioni di diverse scuole. Giunge ora a proposito uno studio che richiama la memoria di Bruno Schettini, studioso e nello stesso tempo impegnato nelle battaglie civili per rendere concreti i principi di civismo democratico. Egli svolse una costante critica nei confronti delle degenerazioni delle possibilità di uno sviluppo umanistico consono alle conquiste della scienza e per sostenere nel contempo una politica di progresso dal basso nell’impegno di miglioramento delle condizioni reali della vita sociale. Chi ha avuto modo di conoscerlo ed apprezzarlo, nelle attività svolte in diverse istituzioni ai fini della formazione degli studenti ritrova nel volume dell’editore Ediesse (Educare alla cittadinanza democratica) qualità e contenuto di quegli studi.
Sono così illustrati i complessi aspetti del suo impegno: tra i contributi pubblicati sulle sue molteplici attività va segnalato l’intervento di Duccio Demetrio sull’esigenza emersa nel corso della sua opera educativa per il superamento di ogni forma di individualismo nelle ricerche nella pienezza di una cultura attenta e capace di essere autentica rappresentazione della contemporaneità (viene citato in proposito il pensiero di Alain Touraine) quale espressione di una mutazione antropologica in corso. Il passaggio obbligato tra progetto e realtà implica l’assunzione di responsabilità, cioè vuol dire la necessità di saper “prendere posizione” in ogni fase del lavoro pedagogico. E poi è Leandro Limoccia a ricordare in particolare una serie di azioni promosse da Schettini, mentre Filippo Toriello, uno dei due coautori del libro, ne sottolinea la personale “passione” nelle ricerche compiute. L’altro curatore del volume è Pasquale Iorio, che riporta, tra l’altro, i testi della recensione a suo tempo scritta per il libro Governare il lifelong learning, pubblicato nel 2009.
Meritano inoltre attenzione le osservazioni sull’educazione permanente, così come l’intendeva Ettore Gelpi nelle iniziative messe in atto per l’UNESCO al fine di migliorare le conoscenze attraverso metodi capaci di mettere in rilievo l’abilità e la competenza dei singoli (segue una ricca bibliografia attualizzata su questi aspetti). L’esperienza svolta in Campania per l’apprendimento degli adulti ha lasciato una traccia profonda. Si comprende anche l’appropriato richiamo alla cultura classica, attraverso il grande teatro greco, effettuato da Marialuisa Chirico. Altrettanto rilevanti i testi di Marco da Vela, capo redattore della rivista LLI, e di Rocco Pititto, nel ricordo esemplare della personalità di Schettini. E sulla riflessività propria all’interno del sistema educativo Raffaele Sibilo ricorda le osservazioni di Paolo Freire sull’utilizzazione delle risorse nella pratica educativa. Ed ancora meritano di essere segnalati i contributi di Giuditta Alessandrini. Non si può non rilevare come invece ben lontano da questi temi propositivi e concreti appare la citazione nello steso testo di uno studioso come Toni Negri, il docente padovano che a suo tempo scosse un’Italia in piena ripresa politica e produttiva, suggerendo un “rimedio” di eccitazione convulsiva, quando allora si trattava non di insidiare bensì piuttosto di rafforzare la fragile democrazia italiana, come i fatti hanno ampiamente dimostrato. Il “ponte” di comunicazione educativa richiede infatti una chiarezza di spessore espressivo quale presupposto necessario per una precisa ricostruzione dei percorsi educativi autenticamente democratici, che sappiano non solo suscitare largo e diffuso interesse ma illuminino sulle possibilità concrete di assicurare il migliore svolgimento delle ricerche in grado di accrescere le conoscenze al maggior grado di cittadini nella intensità delle trasformazioni più consone alle pratiche formative, come ha osservato Marco Cattani.
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