Il governo Letta si è trovato a dover affrontare anche il problema della regolazione finanziaria del gioco d’azzardo, tema quest’ultimo che ha accompagnato per tutto il Novecento le vicende politiche italiane. Ne ha dato testimonianza mesi or sono il singolare libro di Riccardo Mandelli Al casinò con Mussolini (Lindau editore).
In effetti un ruolo addirittura determinante ebbe l’ “azzardo” in varie circostanze per un motivo molto semplice, non riguardante grandi motivazioni ideologiche e politiche quanto pratiche, perché sin dai tempi antichi della civiltà mediterranea i tenutari delle sale da gioco sono certamente i maggiori, e spesso notori possessori di moneta corrente sempre disponibile, strumenti quindi necessari e vitali specie nei momenti critici. E Mandelli, nella sua documentata raffigurazione di certi sottofondi della politica “grande” illustra come la questione sia stata al centro di importanti scelte e comportamenti decisivi per la vita politica. Gli stessi finanziatori della “marcia su Roma” del ’22 avevano collegamenti del genere, e l’autore segue poi tutta una intricata serie di eventi nei quali banchieri, organizzatori politici, confraternite di vario segno, riuscirono a provocare e determinare atti significativi decisivi per alcuni gruppi politici come per organi dello Stato, proprio in dipendenza della disponibilità di denaro corrente.
I fantasmi, rievocati con gustoso fair play da Mandelli, si riferiscono anche alla massoneria e ad una serie di trame, grandi e piccole, che avrebbero influenzato scelte “primarie” nel turbinio dei contatti sociali ed economici. Non sono quindi i biscazzieri in quanto tali a provocare i fatti, ma l’insieme degli operatori non solo politici che controllano settori delicati della vita sociale e finanziaria mentre “altri” compiono scelte ed atti decisivi nella società sulla base di operazioni discutibili compiute o da compiere, come conseguenza di accordi, scontri, ricavati o ricavabili dai carteggi e da altri mezzi provenienti appunto dalla passione del gioco.
Non è facile seguire l’autore nel lungo corso delle sue divagazioni riguardanti il ventennio fascista, a cominciare dal gennaio ’23, quando il capo del governo si preoccupò della materia in un intreccio di interessi divergenti e complessi che giungono poi in intrecci inestricabili – secondo l’autore – sino alla fase conclusiva del fascismo. È una scorribanda su vicende bancarie, amministrative, non senza connessione con faccende private. Si susseguono davanti al lettore giostre complicate al livello del potere che coinvolgono indirettamente o meno grandi artisti come D’Annunzio, sia politici di vario livello: non senza curiosità si susseguono quindi le scorrevoli pagine del libro (che chiamano tra l’altro in causa Volpi e Ciano). Così si comprende come il casinò di Sanremo potesse assumere un ruolo preciso nella divaricazione del potere, con collegamenti internazionali, intrighi, illusioni. “Il Dio azzardo”, secondo il titolo di un capitolo del testo, è quindi dispensatorio di previdenza a tante diverse persone, mentre nelle “catacombe” scorrono giochi maldestri e volgari come azioni violente, al margine oppure oltre la legalità. E così dai delitti politici all’alleanza con la Germania scorrono fiumi di monete che cambiano di mano e “giocano” sul destino di tanti italiani, questa la tesi dell’autore.
Non sorprende allora che anche in momenti cruciali delle recenti crisi italiane certe decisioni da assumere in regole legislative in tanta delicata materia abbiano assunto un significato che travalicava i fatti stessi. Prevalgono azioni maldestre, furbesche, irrituali anche se la giostra di “giochi” sembra continuare ad andare avanti nelle differenze delle situazioni e nella indifferenza dei ceti dirigenti, con varietà delle condizioni. Noi abbiamo letto non un’opera di narrativa ma un libro che si riferisce a fatti della cui affidabilità non si è sempre in grado di verificare la corrispondenza effettiva ma che certamente offrono “uno sguardo sulla natura del potere”, come si legge nei risvolti della copertina.
Non a caso, proprio in questi mesi di rivolgimenti politici, frettolosi, importanti scelte riguardanti il gioco d’azzardo sono state al centro di fatti quanto mai di grande interesse, chiamando in causa responsabilità che vanno ben oltre la sistemazione di un settore specifico influente sull’intera vita economica: guardiamo con attenzione a tali problemi perché dalla loro evoluzione dipendono significative, ulteriori risonanze: il timore è che “particolari” interessi possano avere determinanti preminenze. Occorre non distrarsi onde impedire preferenze legislative che potrebbero condurre a far conseguire vantaggi proprio nel delicato settore qui indicato a gruppi di potere già influenti e spesso opachi, a parte la degradazione che rovina tante persone e famiglie, nel silenzio “assordante” della grande stampa e dei media. Una vigile attenzione dell’opinione pubblica non guasterebbe: è ansi indispensabile con urgenza critica.