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Luciano CanforaGramsci in carcere e il fascismo (Salerno ed.)

LE VICENDE DI GRAMSCI IN CARCERE NELL’ANALISI DI LUCIANO CANFORA


giovedì 1 novembre 2012 di Carlo Vallauri

Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Luciano Canfora


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Luciano Canfora ripropone all’attenzione le condizioni nelle quali Antonio Gramsci subì i gravami della dittatura negli anni ’20 e ’30 e studiando in particolare i complessi rapporti con gli altri dirigenti del partito comunista che operavano nella Russia sovietica ed in Francia..

La crisi della democrazia parlamentare che condusse all’affermazione del fascismo è rivissuta non tanto nelle singole fasi ma nell’analisi che ne andava proponendo Gramsci con acume e preveggenza. Specialmente indicativa appare in proposito, attraverso una rilettura dei “Quaderni del carcere”, la riflessione sulle cause della sconfitta del sistema democratico e specificatamente viene in rilievo l’interpretazione del fascismo come “rivoluzione passiva” (riproponendo un noto concetto storicista di Cuoco sulla rivoluzione napoletana del 1799) in contrapposto alla autentica rivoluzione realizzata in Russia da Lenin. Inoltre il capo comunista in carcere non esitava da un lato a riconoscere e spiegare il radicamento sociale del fascismo e dall’altro a sottolineare l’utilizzazione della massa per instaurare un potere “totalitario” di governo, tutte considerazioni, in quella fase storica, rivelatrici di una capacità di discernimento e di comprensione del fenomeno rispetto al dispiegarsi di quei drammatici eventi.

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Luciano canfora

Molte pagine sono poi dedicate ai rapporti con Ruggero Grieco che all’estero aveva assunto un ruolo preminente nel partito. Così l’autore spiega il contenuto di una lettera che rischiava di addossare su Gramsci responsabilità politiche tali da peggiorarne la condizione di persona processata dal Tribunale speciale fascista, e soprattutto approfondisce il significato di quel successivo documento che il PCI diffuse nel 1936 a conclusione della guerra fascista in Etiopia.

L’appello al popolo italiano o meglio “ai fratelli in camicia nera” per costruire un fronte unitario per realizzare una “riconciliazione nazionale” sulla base del programma di Mussolini del 1919 viene esaminato nei suoi specifici risvolti, sul loro significato e sulle conseguenze negative che il documento provocò nel più vasto fronte anti-fascista. La singolare proposta di una “simile svolta” – di cui Grieco certamente portava la piena responsabilità – conteneva in concreto un rovesciamento della politica del partito, prefigurando una possibile alleanza anti-capitalista. E una tale inattesa “sfida” veniva proposta proprio in quell’estate 1936 quando gli avvenimenti in Francia e quelli in preparazione in Spagna sembravano suggerire piuttosto un rafforzamento del fronte anti-fascista anche in Italia. Canfora approfondisce tanti aspetti derivanti da quel documento in relazione allo sviluppo della politica del PCI e alla posizione dei suoi dirigenti in esilio.

Inoltre vengono studiati importanti momenti di quella tormentata epoca non senza denunciare, con precisione documentaria, il ruolo funesto svolto dall’anarchico Ezio Taddei, che, come altri presunti “rivoluzionari”, si era posto direttamente al servizio di Mussolini: vengono riportate al riguardo lettere e testi significativi.

Quel che colpisce di più in questo bel libro – ulteriore testimonianza della profonda riflessione storica di Canfora, particolarmente attento all’osservazione dei molteplici elementi ricavabili da singoli atti compiuti nel mondo politico di quei tempi – è l’accuratezza con la quale il grande studioso si sofferma sui concetti espressi nelle parole usate da Gramsci, e sulle conseguenze derivanti da ciascuno dei testi illustrati.

La figura di Gramsci emerge con illuminante fulgore, mentre i suoi aguzzini, diretti ed indiretti, appaiono in tutta la loro meschina volgarità e miseria morale.

P.S.

La Presentazione del libro.


 

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