Il libro di Sergio Zoppi Il Mezzogiorno di De Gasperi e Sturzo (1944-1959) (Rubbettino, alla seconda edizione, dopo la prima del 2003) è un utile punto di riferimento nel riabilitare il fattivo riformismo della Democrazia cristiana, che è stato da punto nodale nell’avviare le trasformazioni sociali realizzate nel dar vita alla nostra repubblica democratica. Quasi emarginata da una certa cultura presentata “alta” nella volontà rinnovatrice delle sinistre italiane, quel movimento di pensiero, avviato da Sturzo, riuscì a far emergere, all’indomani della guerra, un filone di sollecitazione realizzativa soprattutto nell’ambito dell’agricoltura nella specifica realtà meridionale.
Grazie a nuovi testi – frutto delle ricerche accurate di Zoppi – viene infatti in evidenza come preoccupazione primaria dei maggiori esponenti del partito cattolico sia stato proprio il ruolo fornito all’affiancamento sociale della “gente del Sud” dalle iniziative che condussero a quegli interventi che costituiranno la prima spinta per affrontare positivamente il problema del Mezzogiorno. E quella stagione creativa mostrò presto le proprie potenzialità grazie alle attività comune svolta da esponenti di varie forze politiche, in particolare va ricordato Rodolfo Morandi, rilevante studioso socialista (dimostrazione della positività delle collaborazioni pluripartitiche). Quindi il percorso dalla nascita della Svimez alle prime commissioni sia parlamentari che tecniche in grado di offrire le basi per una serie di opere concrete realizzabili mediante l’impiego dell’indispensabile spesa pubblica a livello nazionale, facendo perno sull’unificazione delle tariffe elettriche come prova di efficiente produzione a livello tecnico-industriale contemporaneamente ai fondi impiegati per rafforzare le strutture scolastiche nel Sud. E fu il sesto governo De Gasperi, presentandosi in Parlamento nel febbraio 1950, a instaurare una pratica operativa predisposta da provvedimenti legislativi ai quali facevano seguito interventi operativi, di cui il segnale più mirabolante sarà la Cassa del Mezzogiorno, risultato di un incontro tra un economista liberale Menichella (Banca d’Italia) e un tecnico quale il chimico Francesco Giordani, rivelatosi quanto mai fruttuoso. Siamo al “famoso” intervento straordinario a favore dell’area sino allora più sacrificata d’Italia.
Colpisce la specifica precisione delle azioni svolte personalmente dal senatore Sturzo, che riuscì a infondere la sua profonda cultura in provvedimenti legislativi dai quali sarebbero derivati provvedimenti in diversi settori dal rimboschimento alla zootecnia. Fu allora realizzato uno sforzo esemplare nel portare a compimento le decisioni parlamentari in grado di intervenire proficuamente per rimuovere antiche incrostazioni. Campilli a sua volta mostrò, al livello governativo, comprensione dell’urgenza di un intervento statale per realizzare di fatto i provvedimenti via via delineati.
Altrettanto interessanti le osservazioni di Sturzo sulla possibilità che il governo interagisse al solidificarsi dell’iniziativa privata. Di fronte a tante inconcludenti dissertazioni, il ministro d.c. rivelò una effettiva abilità nel portare avanti un corso chiaramente definito al fine di procedere al rinnovamento di strutture e pratiche, superando le inevitabili lentezze della burocrazia tradizionale. Un impegno costante, penetrante, duraturo che permise l’avvio sostanziale della industrializzazione del Mezzogiorno, attraverso un nuovo strumento operativo che Morandi e Sturzo, muovendo da visioni diverse, avevano saputo indicare come priorità per rilanciare l’intero apparato produttivo nazionale. Il sindacalista Pastore, divenuto ministro della Cassa del Mezzogiorno, rivelerà doti di operatore politico tenace, ben oltre quelle che erano le sue dirette mansioni. Un esempio che va soprattutto ricordato, tanto più che, in seguito, suoi successori non mostreranno pari coerenza e capacità.
Segue al testo di Zoppi uno scritto di Giorgio Ceriani Sebregondi che spiega con accuratezza i termini complessi del percorso seguito: altrettanto interessante un appunto di Pietro Campilli al presidente della Camera Gronchi per informarlo dell’attività svolta dalla Cassa. Una “memoria” al Presidente De Gasperi e una relazione riservata del primo Presidente della Cassa al Ministro Campilli sono infine testimonianze che confermano la qualità dell’opera coerente allora svolta dai responsabili della costruzione di quell’operosa Italia produttiva che è stata alla base della neonata Repubblica.