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Il valore del lavoro (Tullio Pironti editore, Napoli)

IL LAVORO IN ITALIA TRA LEGGI E PRASSI


sabato 1 settembre 2012 di Carlo Vallauri

Argomenti: Economia e Finanza
Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Passaro Antonio


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Antonio Passaro, nel libro Il valore del lavoro (Tullio Pironti editore, Napoli) entra nel cuore di quella che è stata la recente controversia sulla regolazione dei rapporti di lavoro, materia quanto mai delicata in una epoca di profonde trasformazioni economiche, giacché le strutture sottostanti sono in completo rivolgimento non solo in Italia.

L’autore, scrittore e dirigente della UIL, introduce nel suo studio un preciso richiamo storico agli eventi che condussero la Costituente ad una chiara e definita impostazione sul “valore” del lavoro – di cui al titolo – proprio perché solo così si potevano inserire quali norme fondamentali della Repubblica, i diritti sociali quali diritti di ogni cittadino corrispondente al dovere di svolgere attività utili in conformità alle proprie possibilità, secondo quel concetto che Mazzini aveva espresso quando aveva chiamato gli italiani all’unità nazionale . E viene peraltro messo in rilievo come attorno a tale principio si sia manifestata una concordanza di valutazioni tra esponenti di differenti ideologie e scuole di pensiero politico, da La Pira e Basso al socialista Mancini e a Togliatti.

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Passaro Antonio

Attraverso quella impostazione si ergeva uno scudo morale e giuridico, in base al quale la vita della nazione veniva stabilmente indirizzata ad assicurare ai lavoratori il riconoscimento di tutti i loro diritti, ben oltre le singole disposizioni. Ed infatti sull’ “edificio” originario si è gradualmente avviata una serie di conquiste normative, tra le più avanzate in Europa e culminate nel 1970 mediante la redazione dello “statuto del lavoratori”. Dettagliata è la progredente serie di interventi che hanno variamente caratterizzato la successiva legislazione in un lungo percorso nel quale si sono alternati periodi di crescita economica e di minore sviluppo. Purtroppo, di fronte alla crisi nel passaggio di secolo le difficoltà si sono ingigantite proprio in materia di pratica azione del lavoro, reso più precario specialmente per i giovani. Ecco allora l’importanza delle istituzioni e dei fatti rievocati con cura da Passaro giacché purtroppo la prassi viene troppo spesso a contrastare con le ragioni proprie che indussero alla formulazione di articoli di legge, la cui lettura non può indurre a sviamenti, risultati come sono di lunghi ed appassionati confronti politici e scientifici. Ferme però sono le “origini” del sommovimento che ha dato luogo allo sviluppo di una esperienza alla quale i sindacati hanno offerto un contributo validissimo, con la conseguenza di inaccettabilità di scelte lesive della Carta costituzionale come delle successive articolazioni legislative. E ha ragioni Luigi Angeletti quando, nella presentazione, osserva che le recenti polemiche per le “riforme” del settore non possono condurre ad uno “sbilanciamento” dei rapporti di potere personale a favore dell’imprenditore.

E, per rimanere nell’attualità, parimenti Giovanni Floris nel rilevare giustamente che i giovani italiani si sono mostrati disposti ad assumersi il rischio della flessibilità, ma poi si sono trovati a confrontarsi con la mancanza di ammortizzatori sociali e di forme adeguate di previdenza, mentre le guide, che avrebbero dovuto essere garanzia certa per la sicurezza del lavoro, sembrano dileguarsi,

 

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