A piccoli passi è il titolo di un libro ora pubblicato che racconta le “storie di un militante” politico che si è fatto strada con onore e che si è contraddistinto per il suo impegno operoso e fecondo.
Nicola Signorello ha rappresentato in effetti quella specifica esperienza politica e civile dei militanti di base della Democrazia Cristiana nel Mezzogiorno che, attraverso una preziosa ed attiva opera, sono riusciti a rafforzare il partito nella società italiana ed hanno poi raccolto il loro frutto con riconoscimenti di primo piano.
Laureato in Giurisprudenza alla Sapienza, il giovane riesce a farsi conoscere ed apprezzare anche all’esterno del partito per la sua preparazione ed il suo impegno ininterrotto. Eletto nel ’52 alla carica di consigliere provinciale di Roma, eserciterà con metodici interventi il suo ruolo nell’opposizione, e nel ’60 sarà proposto alla guida dell’Amministrazione provinciale. Eletto nel collegio di Olevano eserciterà poi la sua nuova fase presentando una maggioranza di centro-sinistra ed un nuovo schieramento che andrà acquisendo larghi consensi nel paese, tanto da portare alla medesima maggioranza nel governo nazionale. Nel frattempo la figura del giovane dirigente aveva acquistato maggior rilievo, sia per l’impegno dispiegato nell’azione politica sia per aver ricoperto incarichi di rilievo accanto al Ministro dell’Interno e poi Presidente del Consiglio Mario Scelba.
Il volume ora pubblicato dalla New Compton riporta, con una serie di diffuse informazioni ed un ricco corredo fotografico, le varie tappe dell’azione svolta a livello provinciale e proseguito poi in Parlamento. Nel percorrere quell’itinerario di lavoro e delicate responsabilità, vanno particolarmente sottolineati i temi ai quali Signorello si è dedicato in particolare. Innanzitutto la formazione dei giovani, al di là degli schemi, senza trascurare neppure l’interesse per i problemi internazionali, come si può rilevare da una pubblicazione democristiana degli anni ’50 da lui diretta, Prospettive meridionali, non solo con la problematica specifica del Mezzogiorno – sulla quale costante è stato il suo interesse – ma anche su una posizione autonoma, per una serie di temi inerenti alla pace, al di fuori delle pregiudiziali divisorie prevalenti in quegli anni di guerra fredda.
Da sottolineare inoltre l’attenzione dedicata allo sviluppo di una cultura critica, al di fuori delle consuete polemiche, sempre nel rispetto delle altri parti politiche. All’inizio degli anni ’60 va segnalato il suo contributo al congresso nazionale di San Pellegrino su “Partiti e democrazia” con un intervento che rivela la sensibilità con la quale egli guardava ad una possibile, migliore prospettiva per assicurare una reale, ampia apertura democratica, contro pregiudizi e contrapposizioni che rivelavano la loro fragilità di fronte al mutare delle situazioni nel rischio di una anomalia del sistema democratico. Come si nota in particolare in un articolo sul periodico “Opera aperta” (1966). Alla carica acquisita con la presidenza della Provincia, Signorello unisce poi la massima responsabilità alla guida della D.C. nella capitale. Eletto in Senato, avrà modo di continuare a svolgere la sua attività a Palazzo Madama per essere poi presentato dalla D.C. nelle elezioni per Sindaco di Roma nelle elezioni amministrative del 1985.
Dal partito sarà poi incaricato di dirigere l’Ufficio Problemi dello Stato e diritti civili (argomento quest’ultimo al centro del dibattito politico). Sempre attento a quel che si muove nel concreto della vita del paese, parteciperà al confronto culturale e svolgerà altri ruoli di primo piano assumendo la carica di Ministro del Turismo e dello Spettacolo: in tale incarico avrà modo di stabilire importanti contatti in diversi paesi e contesti, oltre a rinnovare alcune strutture, come il rilancio dell’ENIT.
Il volume offre così un quadro ampio ed esauriente di tutte queste attività. Significativo sarà il suo viaggio negli Stati Uniti, dove incontrerà il Segretario generale dell’ONU, Waldheim (1981). Sia per il contributo arrecato al mondo dello spettacolo, sia quale presidente della Commissione di vigilanza per la Rai, la sua azione continuerà validamente in successive esperienze con altri incarichi (come presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo), segno della sua laboriosità.
Chi scrive queste note ha avuto modo di conoscere Nicola sin dalle aule universitarie e apprezzare quanto profonda sia la sua preparazione, seguendone poi gli ulteriori percorsi che hanno confermato il suo valore personale e il suo disinteresse: in sostanza un “politico” che porta a rimpiangere effettivamente lo spirito con il quale, al di là delle personali posizioni, i dirigenti dei partiti democratici lavoravano durante la prima Repubblica per il progresso del paese.
Mi è gradito infine ricordare che nella serie dei volumi de “Il Parlamento italiano”, edito da Nuova Cei negli anni ’80 e ’90, ho avuto modo di scrivere una biografia dell’esponente politico qui richiamato.