Il recente libro dell’editrice Excelsa 1881 di Gianfranco Elia Valori, Il nuovo Mediterraneo. Confine o rinascenza d’Europa, con prefazione di Tarak Ben Ammar e introduzione di Carlo Jean, rappresenta, nella sua sinteticità, uno dei più organici studi presentati nell’anno 2011 sui grandi eventi che dalla rivoluzione tunisina dei Gelsomini ha caratterizzato la storia del Mediterraneo. Così la trasformazione dell’Egitto realizzata dalle forze armate con la defenestrazione di Mubarak e lo sviluppo del movimento democratico di Piazza Tahrir.
Nel Sahara – aggiunge Ben Ammar – la vecchia ideologia mondialista del conflitto globale si è scomposta nelle rivolte dei gruppi jihadisti. Le varie componenti islamiche cercano di svolgere un ruolo autonomo. L’intera area araba del Maghreb e del Mediterraneo sceglie strade diverse per modificare le istituzioni nei vari paesi: le masse arabe cercano una propria più definita linea d’azione. La rivolta – osserva G. Elia Valori – si è espressa attraverso i social networks: Internet utilizzato quindi come veicolo capace di agire come collante ideologico. Ecco la vera novità rivoluzionaria, si potrebbe osservare. La rete del web ha permesso di annullare i tempi delle vecchie organizzazioni gerarchiche. Sono quasi 5 milioni gli utenti della Rete nel Maghreb. Evocando le esperienze e le ideologie rivoluzionarie del XX secolo, lo studioso aggiunge che in quell’area non si presenta la necessità di una superideologia ma evidentemente dalla povertà media del popolo emerge una insolita strategia di massa. C’è da chiedersi se una simile pratica potrà essere utilizzata dai paesi meridionali dell’Europa per avviare una spinta analoga. Questa nuova elite emergente non esclude parte della vecchia elite. “Il movimento genera resistenza” per dirla con Lenin. Come in altre occasioni (affermazione del bolscevismo e del nazismo) le condizioni economiche in via di lento miglioramento provocano squilibri dai quali nascono forze dirette alla “sostituzione” a livello popolare: è la rete a mobilitare le masse superando i “freddi” media tradizionali. Si avvia quindi un discorso politico più articolato della contrapposizione tiranno-democrazia per dare alla massa la possibilità di assumere la primazia in un governo di transizione.
Gli stessi “Fratelli Musulmani” operano attraverso la rete, fuori dalle passioni politiche occidentali rispetto agli stessi regimi arabi. Un “amico” Facebook vale “22 amici”. In Twitter: si stabilisce un nesso tra “soggetto” e “messaggio”. Dopo aver inquadrato acutamente la primavera araba sulla base dei mezzi tecnologici impiegati, Valori passa a sottolineare la “premessa” della classe dominante che si avvale di un sistema finanziario comune per le potenze internazionali dominanti. In Libia si è assistito ad una delocalizzazione del potere politico, ma in genere nei paesi coinvolti nella rivolte tendono ad esprimersi le società civili mentre NATO ed Unione europea hanno difficoltà a compiere azioni nei tempi lunghi. I fratelli musulmani mirano a dirigere le tensioni, garantendo la propria “faccia presentabile”. I militari hanno un ruolo chiave dalla Tunisia all’Egitto ma più al largo è in opera la Cina. Si pone altresì il problema dei rapporti del nuovo Egitto rispetto ad OLP - Hamas da un lato e Israele dall’altro. Né si può dimenticare l’attività del movimento filo-jihadista. Dal canto loro gli Stati Uniti terranno a integrare le reti di sicurezza del proprio “fianco Sud”.
- Gianfranco Elia Valori
Sul piano economico – che è quello proprio del prof. Valori – il libro allarga la visione sui rapporti con l’Opec da un lato e il Fondo Monetario internazionale dall’altro: utili dati economici sono ripetuti per far meglio intendere la portata internazionale degli attuali eventi mediterranei. Tra il nuovo sistema asiatico e il quadrante del Mediterraneo si pone forse un nuovo islamismo come fattore modernizzante. Altre interessanti pagine sono dedicate all’Algeria, dove manca sinora una rappresentanza dei nuovi ceti governanti sul piano etnico: i berberi cercano di ricostruire una loro identità non-araba. Allargando la visuale si pone il tema del nuovo asse geo-economico Siria-Libano-Iran-Giordania al centro di quelle che potranno essere le prossime (eventuali) novità trasformatrici. Permanendo tuttora i punti fermi della precedente esperienza tra le forze in lotta, posto il ruolo acquisito negli ultimi anni dalla Turchia, resta da vedere quale è il ruolo degli USA nel nuovo Mediterraneo: Washington nel vuoto politico della tensione tra Israele e mondo arabo cercherà di meglio indirizzare le proprie scelte mentre Europa e Russia puntano rispettivamente a meglio giocare le rispettive potenzialità e le proprie risorse. Si può parlare di un ramo “islamico politico”? Certamente si stanno preparando nuovi scenari, per i quali l’autore fornisce elementi di base di grande interesse economico, politico e psicologico. Viene da qui l’esigenza di approfondire i molteplici motivi evocati in questo interessante ed attualissimo studio. Le informazioni fornite non ripetono luoghi comuni, ma approfondiscono i temi analizzati, non mancando di sottolineare tra l’altro il ritardo della reazione italiana di fronte agli avvenimenti recenti specie in Egitto ed in Tunisia. Si accenna infine alla percezione del significato che le rivelazioni in corso hanno per Washington nonché alle nuove relazioni bilaterali che potranno stabilirsi sulla base delle dichiarate democratizzazioni dei diversi paesi arabi. Ai due limiti troviamo rispettivamente la Nato e l’Iran, Come si vede, i problemi si incrociano e si sovrappongono. Ed in tale groviglio la lettura del libro di Valori può offrire un’utile bussola. Nella introduzione il generale Jean fornisce osservazioni pertinenti e documentate.