L’editrice Erickson ha pubblicato alcuni recenti studi di Michela Marzano raccolti in un volume della parigina PUF, dedicati all’ Etica oggi. Qui riferiamo in particolare sulle osservazioni della filosofa della Sorbonne in materia di “guerra giusta”. È questo un concetto attorno al quale, da Cicerone a Michael Walzer, si sono soffermati pensatori alla ricerca delle eventuali ragioni giustificatrici della violenza compiuta da una comunità contro un’ “altra”. Sono note soprattutto le idee espresse sull’argomento da sant’Agostino e da san Tommaso, a parte gli approfondimenti di giuristi. “Una guerra viene considerata giusta quando esiste una causa giusta scatenante, e quando viene dichiarata da un’autorità competente”.
L’autrice afferma che “vi è umanimità sui principi” anche se esiste una controversia sulla loro interpretazione. Un’operazione effettuata secondo tali criteri convaliderebbe l’uso della violenza. Ecco allora sorgere i difensori del “bene”. A questo motivo si aggiungono le più recenti versioni interventiste in nome di guerre “umanitarie” (per instaurare la “democrazia” secondo Bush, o per sostenere i “diritti dell’uomo”). La recente guerra in Libia apparterrebbe a questo secondo genere. Corollario di queste interpretazioni è il discorso sull’uso della tortura, e giustamente Marzano ricorda le torture poste in atto dall’esercito degli Stati Uniti sui corpi dei prigionieri iraqueni. Ma proprio le lucide esposizioni contenute in queste pagine forniscono la prova della profonda ipocrisia che caratterizza operazioni compiute dall’Occidente in nome della “sicurezza” di uno Stato, mentre arbitra delle decisioni e valutazioni in siffatti argomenti è la forza della potenza dominatrice. Altrettanto rilevante il problema dei “combattenti illegali” che ripropone la scelte proprie dei movimenti partigiani ieri in Europa, oggi in altre aree.
- Michela Marzano
Non sembra che le massime organizzazioni internazionali siano riuscite ad apportare esempi convincenti circa l’impiego del “diritto d’ingerenza”. I fatti restano così forgiati solo da chi, in un dato momento storico, in un dato angolo della Terra, è riuscito a prevalere con la violenza contro gli “altri”. E sempre la forza, coerentemente impiegata – osserviamo –, a determinare il corso degli eventi, ad onta del diritto internazionale e dei diritti evocati, in particolare da fine Ottocento, per “regolamentare” realtà belliche. La forza resta in realtà l’unica regolatrice delle situazioni di fatto. Ecco perché l’etica – a nostro avviso – resta lontana dagli atti umani nei rapporti collettivi tra popoli.
Altri approfondimenti sono oggetto di questo studio per quanto concerne questioni sessuali come la fecondazione eterologa, sino all’altra grande ipocrisia contemporanea, cioè la “responsabilità sociale” delle imprese. Come sempre, nei libri della Marzano, una accurata e aggiornata bibliografia internazionale arricchisce il lettore.