Quale il ruolo della diplomazia nell’età globalizzata e telematica quando le distanze sono state annullate dai nuovi mezzi in visione continua? Il libro riporta una ampia serie di interventi ad un convegno svoltosi nella Villa San Carlo Borromeo nel 2009, interventi che pongono in rilievo interessanti iniziative nei contatti internazionali, a seguito delle novità strutturali, nei rapporti tra economisti, imprenditori, scrittori, politici, al di fuori ormai da ogni forma ideologica come da ogni preconcetto tradizionalista.
Le più recenti esperienze indicano l’esigenza ben presente di comportamenti personali e linguistici in grado di trasmettere le argomentazioni politiche, morali e finanziarie per spiegare e giustificare atti e scelte nelle varie inter-relazioni. Così Ruggero Guarini si intrattiene sull’uso della diplomazia ormai sopravanzata e superata “sull’altare della convenienza e dell’utilità mentre la sua base risiede nel diritto e nella ragione dell’Altro”.
Alexander Kusuez analizza il rapporto tra diplomazie e poesia. Al significato dei segni si dedica Augusto Ponzio, muovendo da Levinas e dal concetto di “pace preventiva” che presume la “pazienza” e la “non indifferenza” dell’Altro. Altrettanto valide le osservazioni di Bachisio Bandinu sulla pace come “ambivalenza”. Susan Petrilli richiama un numero della rivista Spirali (1985) dedicato alla pace, e in particolare l’umanesimo religioso di Elie Wiesel. Così, di parola in parola, la pace riconduce al superamento della politica in quanto tale. E vengono citate le letture di Moro dalla prigione del popolo quale indice della fuoriuscita dal linguaggio politico per raggiungere vette di singolare potenza comunicativa, come viene giustamente osservato.
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Armando Verdiglione parla di “guerra convenzionale” a proposito del dialogo tra Menone e il suo schiavo, con domanda a “risposta obbligata”. Interessanti le osservazioni di Anatolij Krgm in riferimento all’Ucraina che bussa alle porte dell’Europa. Il lettore è così guidato attraverso i contrasti e i tentativi di riappacificazione tra i popoli dell’Europa occidentale: e così vengono le informazioni sulla attuale corruzione in Russia, documentate da Boris Nemtsun.
Sul linguaggio della comunicazione diplomatica in senso tecnico interviene Ahmad Ratat. Nelle osservazioni di Verdiglione si rintraccia la realtà del dialogo come “guerra convenzionale inscritta nel canone occidentale”. Particolarmente interessanti i rilievi sul dramma degli uiguri, che lottano contro la Cina per affermare la propria autonomia. Come si vede, un panorama di portata universale con ulteriori rilievi circa l’influenza della psichiatria sulla diplomazia. Una fucina dove si incontrano motivazioni e testimonianze che inducono ad una accurata riflessione sulla possibilità di superare tanti pregiudizi per assicurare una maggiore comprensione tra i popoli.