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Cavour (Longanesi, Milano, 2011)

Una convincente biografia del primo Presidente del Consiglio dell’Italia unita

IL CAVOUR “PRIVATO” PREPARA L’AUTENTICO “UOMO DI STATO”
domenica 9 ottobre 2011 di Carlo Vallauri

Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Piero Ottone


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Non tutti gli appassionati di storia del Risorgimento appaiono soddisfatti dall’andamento assunto dalla maggior parte delle pur lodevoli iniziative e manifestazioni per il 150° anniversario della costituzione dello Stato unitario. Si nota infatti che molte cerimonie (e si sa che le cerimonie hanno di per sé carattere strutturalmente formale) sono caratterizzate da una ufficialità contrastante con quell’autentico spirito di favore popolare che accompagnò i passaggi essenziali di quella incredibile epopea e che facilitò l’inserimento di tanti singolari eventi quasi nel bagaglio personale dei singoli italiani, individualmente affascinati da personaggi, atti, imprese, lotte, episodi, tutti ben lontani da quella aulicità prevalente nelle indicate operazioni di rilancio della italianità. Ha cominciato il cinema nazionale privilegiando l’elemento cospirativo mazziniano (degno certo del massimo rispetto ed ossequio) e così parimenti moltissimi libri offerti ai lettori sull’argomento principe del 2011 tendono più a sottolineare gli aspetti “classici” della memoria storica nazionale, (con l’aggiunta – grazie all’iniziativa di Amato, recatosi a Pontelandolfo – della “riparazione” sul lungo silenzio attorno a quella strage compiuta dall’esercito regio) che a “riflettere” amaramente su opinioni, fatti, tragedie che hanno riempito tante pagine di storia.

Ben a proposito viene allora questo sobrio ed esaustivo Cavour di Piero Ottone, con il sottotitolo accattivante (“storia pubblica e privata di un politico spregiudicato”). Il lettore infatti arriva sino ad oltre metà del libro e sembra quasi ritrovare in esso ben poco di ciò che il comune cittadino italiano generalmente ha introiettato nella sua personale memoria di ricordi scolastici. L’originalità e la forza convincente di questo studio è infatti proprio nella capacità di descrivere l’artefice massimo (sul piano concreto delle azioni politicamente e istituzionalmente rilevanti per dare vita ad un nuovo “Stato” del tutto esterni ai precedenti delle varie regioni e signorie, salvo naturalmente l’impronta sabauda e piemontese), nei suoi momenti di preparazione, chiarimento del proprio stesso intenzionale pensiero, andamento dei rapporti internazionali e personali indispensabili per determinare quelle sequenze di eventi che, visti dopo il loro avverarsi, sembrano logiche conclusioni di progetti naturali e studiati a fondo.

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Piero Ottone

Così il giovane Cavour, attratto più dalle donne, dal gioco, dalle imprese agricole che non da complicazioni politiche e tanto meno ideologiche, è seguito da Ottone nella sua vita quotidiana, nel formarsi di una mentalità e di una consapevolezza che poi si riveleranno determinanti nei momenti incisivi e decisivi della storia d’Italia Il “privato” del giovane ufficiale a servizio di Sua Maestà spiega i suoi successivi comportamenti, le ritrosie alla retorica e il restare aggrappato tecnicamente alle “cose”, quelle che contano e che determinano i fatti.

Colpiscono soprattutto gli aspetti pratici dei suoi viaggi (Svizzera, Francia, Inghilterra), la sua capacità di saper apprendere gli aspetti autentici e sostanziali dei suoi interlocutori e così gradatamente, sviluppare con sapienza tutti i “pezzi” di una “costruzione” largamente pensata e mirabilmente realizzata. Cavour – spiega Ottone – sale di gradino in gradino nella nomenclatura politica europea (“oggi in Europa esiste un solo uomo politico ma disgraziatamente è contro di noi” diceva Metternich, come ricorda il risvolto di copertina) perché sa attendere il momento propizio (come già aveva fatto per ascendere nel governo di D’Azeglio) per dare agli eventi quell’impronta specifica necessaria perché i fatti avessero determinate conseguenze. Così – gradualmente ma imperiosamente – egli potrà prendere la guida e gestire il faticoso e quasi “impossibile” processo unitario. C’era al fondo la coscienza di un paese da liberare dallo “straniero” e l’esigenza di favorire il progresso sociale, civile, industriale.

Così resistenze apparentemente insuperabili vengono vinte, e Cavour si troverà dapprima alla conferenza di Parigi, poi alle prese con i timori di Napoleone III e finalmente, nel pieno della seconda guerra di indipendenza, una specie di “miracolo” militare e politico. E dalle delusioni del trattato di Villafranca alla operazione a Napoli il percorso è breve, eppure sapientemente sviluppato. Così, tra il gioco delle potenze, la rivalità degli italici e le capacità dei sorprendenti esponenti delle province emiliane e del centro, il “tessitore” può condurre a termine il “suo” capolavoro. Tutto ciò è descritto con rigore, lucidità, scioltezza da Piero Ottone, indiscutibile maestro di giornalismo e direttore del “Corriere” in periodi infausti della non lontana storia nazionale. Un libro “prezioso” da leggere, apprezzare e meditare.

 

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