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Sulla guerra (Laterza, 2004)
PRIMA E DOPO LA GUERRA IN IRAQ
di Michael Walzer
mercoledì 14 dicembre 2005
di Carlo Vallauri
Argomenti: Guerre, militari, partigiani
Argomenti: Mondo
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Michael Walzer
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Sulla guerra di Michael Walzer (Laterza, 2004) rimane una delle raccolte più significative dei saggi dell’eminente studioso di Princeton dopo i suoi precedenti libri sulle guerre “giuste” e sul terrorismo. In questa opera troviamo illuminanti osservazioni sul ruolo onnipresente dei media e sugli effetti nelle nuove tecnologie nonché sui limiti “morali” dei comportamenti dei soldati, argomenti già affrontati dall’A. nell’88 ma che da allora le due guerre in Iraq hanno drammaticamente riproposto. Quanto al terrorismo, Walzer critica la “scusante” della ideologia come giustificazione morale e mette in dubbio la formula secondo cui, come in amore, tutto è lecito in guerra. I terroristi di Stato - aggiunge - pretendono di lottare “contro la brutalità dei movimenti”. A questo punto il dibattito coglie un’argomentazione debole perché dietro i militanti del terrorismo come nei funzionari interpreti degli interessi dello Stato c’è “la predilezione per la tirannide”. Nella guerra del ’92 le vittime civili e i danni collaterali sono stati segni di una contraddizione rispetto alle cause dichiarate per avvalorare l’intervento. Una risposta efficace degli Stati Uniti alla tragedia del settembre 2001 è ritenuta da Walzer la scelta di elaborare una politica estera valida nel Medio Oriente.
L’ultima parte del libro tocca i temi che hanno condotto alla seconda guerra del Golfo. In particolare - osserva - non regge la tesi della guerra profilattica. L’embargo ha danneggiato la popolazione, privata di rifornimenti essenziali. Le ispezioni ONU apparivano il mezzo adeguato: il saggio riferito è scritto immediatamente prima dell’intervento di due anni or sono quando, secondo l’autore, sarebbe stato opportuno tentare soluzioni alternative. L’amministrazione Bush invece, come sappiamo, anziché una strategia d’uscita dall’impasse ha preferito attribuire all’Iraq il possesso di armi di distruzione di massa di cui in effetti gli ispettori non avevano affatto constatato la presenza. Ecco perché - conclude - nel pieno del conflitto la guerra scatenata dall’America è “ingiusta” e, in aggiunta, Walzer, a guerra conclusa sul fronte, ha denunciato lo scandalo dei contratti assicurati a società americane, propugnando una occupazione “multilaterale”: lo jus post bellum non può dipendere dallo jus ad bellum. Ai cittadini americani egli teneva a ricordare - ed i fatti gli hanno reso ragione - che l’ ”occupazione è più difficile della guerra”.
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