Silente, assorta, in solitudine
bianca figura a lento pede
varca della morte il Cancello
Auschwitz-Birkenau
Sospeso è il fluire del tempo
passo dopo passo, della tragedia
irrompe la memoria
voci dolenti, grida
pianto di bambini
odor acre, ciminiere fumanti
poi…lugubri silenzi
Tra gli alberi assisa
immobile sta la bianca figura
assorta nel profondo
su di se il peso sente
di quell’immane tragedia
“Dio, Dio… ma tu dov’eri?”
Cade una foglia sulla bianca veste
Un fringuello canta
il rigogliar della natura
afflato della divina luce
L’anima sospira
conduce alla speranza la preghiera
Al presente ritorna Francesco
il suo corso il tempo riprende
La realtà annulla la voce del silenzio
Rumori assordanti dell’effimero
immagini, parole…parole
al mondo trasmesse in ogn dove
della bianca figura
impoveriscono il messaggio
Televisioni, giornali, on- line
dei media l’eco
“Olocausto, Shoah”
degli ebrei l’orrore del genocidio
testimonia, commemora il Papa
Nel divulgar l’evento
non c’è memoria
riferimento alcuno
al genocidio di un popolo “altro”
dei rom non c’è parola
Auschwitz. Birkenau
2 agosto 1944.
In una sola notte
duemilanovecentonovantasette
uomini, donne, bambini rom
prelevati dallo Zigeunerlager
nei forni crematori di Birkenau
STERMINATI
Del popolo rom il genocidio
PORRAJMOS si chiama
.
.
.
.
Due Agosto, giornata della Memoria
Pietro Terracina, ebreo sopravvissuto, racconta:
“Con i rom eravamo separati solo dal filo spinato, c’erano tante famiglie e bambini, di cui molti nati li. Certo soffrivano anche loro, ma mi sembrava gente felice. Sono sicuro che pensavano che un giorno quei cancelli si sarebbero aperti all’improvviso, che avrebbero ripreso i loro carri per ritornare liberi. Ma quella notte sentii all’improvviso l’arrivo e le urla delleSS e l’abbaiare dei lori cani. I rom avevano capito che si preparava qualcosa di terribile. Sentii un confusione tremenda: il pianto dei bambini svegliati in piena notte, la gente che si perdeva e i parenti che si cercavano chiamandosi a gran voce. All’improvviso silenzio.
La mattina dopo, appena sveglio alle quattro e mezza, il mio primo pensiero fu quello di andare a vedere dall’altra parte del filo spinato. Non c’era più nessuno. Solo qualche porta che sbatteva perchè a Birkenau soffiava sempre tanto vento. C’era un silenzio innaturale se paragonato ai rumori e ai suoni dei giorni precedenti, perché i rom avevano conservato i loro strumenti e facevano musica che noi dall’altra parte del filo spinato ascoltavamo. Quel silenzio era una cosa terribile che non si può dimenticare. Ci bastò dare un occhiata alle ciminiere dei forni crematori che andavano al massimo della loro potenza per capire che tutti i prigionieri dello Zigeunerlager furono mandati a morte. Dobbiamo ricordare questa giornata del 2 agosto 1944.
(Dall’intervista rilasciata a Roberto Olia, pubblicata sul quotidiano Il Manifesto il 2 agosto 2015)