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CONSIDERAZIONI SUL RAZZISMO

Un vento xenofobo soffia in Occidente
lunedì 5 novembre 2018 di Marcella Delle Donne

Argomenti: Razzismo


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Parte II

America First. Tra i sostenitori di Trump nella sua corsa alla Casa Bianca, si annoverano americani partecipi dell’ideologia dei suprematisti bianchi, gli attivisti e i simpatizzanti del Klu Klux Klan.

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1 Un vento xenofobo soffia in Occidente

Coerenti con le promesse “America first”, arrivano i primi interventi del Presidente: sospensione di entrare negli Usa alle popolazioni di sette paesi musulmani, costruzione del muro al confine con il Messico, espulsione degli immigrati che varcano il confine senza permesso di soggiorno; separazione dei genitori espulsi dai rispettivi figli minori, trattenuti in quarantena.

La sollevazione dei democratici, e non solo, di fronte a tanta crudeltà, ha provocato il ripensamento della Casa Bianca ma, nel caos verificatosi dagli interventi di espulsione, non si riescono a rintracciare i genitori dei rispettivi figli.

L’isolamento di Trump al grido di America First mostra un presidente USA ignaro della complessità della compagine mondiale; arrogante con l’Europa nei confronti della quale sta manovrando per la disgregazione dell’Unione, sprezzante delle responsabilità USA nei confronti delle condizioni di povertà, sfruttamento, violenze endemiche nei paesi del Sud America, condizioni, in gran parte, conseguenza delle politiche di vassallaggio USA. Oggi la situazione nell’America del Sud sta esplodendo. Masse di popolazioni del Nicaragua, Honduras, El Salvador, “il triangolo della morte”, cui si è aggiunto il Guatemala, stanno fuggendo, dirette proprio verso gli USA.

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2 - Frontiera Messico_Usa, i bambini separati dai genitori
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3 - La marcia del popolo sudamericano (Honduras, Nicaragua, El Salvador) dal triangolo della morte,
Trump schiera 5200 militari alla frontiera con il Messico

Quale la reazione del Presidente americano?

Trump, furibondo, minaccia di togliere i contributi ai rispettivi paesi e si appresta a coinvolgere le forze armate per proteggere le frontiere, formando un muro di carri armati contro la marcia di masse di popolazioni in fuga.

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4 - Barriera USA al confine con il Messico
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5 - Trump soffia sul fuoco razziale

Il linguaggio incendiario di Trump contro gli immigrati, e le sue aperture all’estrema destra razzista hanno sdoganato la violenza dei suprematisti. L’ultimo episodio: la strage degli Ebrei in una sinagoga di Pittsburgh, in Pennsylvania, 28/10/2018.

La risposta di Trump: inasprimento della pena di morte, ma via libera al commercio delle armi.

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6 - Strage di Ebrei a Pittsburgh

Nel frattempo, i fondi stanziati per il controllo delle attività criminali del Klu Klux Klan vengono sospesi dopo le elezioni di Trump a Presidente.

Dall’America all’Australia. L’irrigidimento nei confronti del diverso, di chi chiede di entrare, si diffonde in tutto l’Occidente.

I profughi che riescono ad approdare, in fuga da guerre, conflitti etnici, violenze generalizzate nei rispettivi paesi, catastrofi umanitarie, eventi dei quali non sono estranei i paesi europei e più in generale l’Occidente, sono percepiti come una grave minaccia alle stabilità nazionali, alla sicurezza delle popolazioni, all’identità culturale delle società civili.

Significativo quanto avviene in Australia, dove i richiedenti asilo vengono relegati su un’isola lontana, Nauru, una prigione a cielo aperto in mezzo al Pacifico (www.tpi.it); mentre la popolazione aborigena, gli autoctoni nativi australiani, vengono discriminati per la loro diversità rispetto a coloro che hanno invaso il loro territorio. Vittime di ingiustizie, criminalizzati, rinchiusi in carcere, gli aborigeni australiani costituiscono un quarto dei detenuti bianchi, benché rappresentino il tre per cento della popolazione australiana (Osservatore Romano, 11/04/2017).

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7 - Australia, deportazione dei profughi all’isola di Nauru
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7b - La protesta degli aborigeni australiani vittime di ingiustizie

Un’Europa xenofoba e sovranista. La crisi finanziaria del 2008 negli Usa, il terremoto provocato dal fallimento bancario dei Leman Brothers, che ha aggravato la condizione economica delle popolazioni statunitensi a basso reddito (sostegno elettorale di Trump) si riversa in Europa.

In un mondo globalizzato, la crisi finanziaria si è espansa, abbattendosi come uno tsunami sull’Europa, per molti aspetti satellite USA.

La prima ondata dello tsunami finanziario travolge l’Inghilterra. Il governo conservatore è costretto a intervenire con i tagli alla sfera pubblica: sanità, welfare, etc. Le misure incidono sulle popolazioni economicamente più deboli, colpite dai tagli ai servizi e ai benefici del welfare.

Sotto la pressione della crisi economica e finanziaria si ingigantisce la paura del diverso, ritenuto come colui che succhia risorse destinate agli autoctoni, e contamina l’identità culturale inglese.

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8 - Inghilterra, la rabbia degli Inglesi contro i diversi

Al rifiuto del diverso si aggiunge l’insofferenza di far parte dell’UE, percepita come penalizzante e riduttiva della sovranità nazionale. L’opinione pubblica inglese, fagocitata da chi ha interessi economico/politici revanchisti, invoca a gran voce l’uscita dall’Unione Europea.

Il governo conservatore, guidato da Cameron, indice un referendum.

La campagna Leave riesce, grazie all’utilizzo di mezzi senza scrupoli, a convincere la popolazione a più basso reddito dell’Inghilterra e del Galles, che i problemi economici dei cittadini inglesi scaturiscano dall’immigrazione. I leaves soffiano sul fuoco del diffuso sentimento xenofobo e sulla percezione della perdita di una sovranità demandata alla UE (Ciazan Cahill, www. ilfattoquotidiano.it).

Il referendum sull’uscita dall’UE provoca un duro confronto tra i sostenitori del Leave e quelli del Remain, confronto che provoca la morte della deputata Joe Cox, che si è battuta per il Remain

Risultato del referendum: la Brexit.

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9 - Jo Cox paladina degli immigrati combattente per il Remain, assassinata da un neonazista

I paesi UE sulla questione immigrazione. L’entrata nella UE dei paesi dell’est europeo provoca uno spostamento in massa di popolazioi provenienti dai paesi sotto l’egida dell’ex Unione Sovietica. A questi immigrati, che compromettono gli equilibri interni sul piano lavorativo e sul welfare delle popolazioni dei paesi dell’Europa Occidentale, si aggiungono le ondate senza sosta dei profughi provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, nei confronti dei quali si verificano due comportamenti contrapposti dei governi dei paesi dell’UE.

Il primo comportamento ha visto solidali i governi nel procedere con interventi di respingimento: esclusione e chiusura delle frontiere; rapporti con i paesi terzi per trattenere in loco gli immigrati; organizzazione di pattugliamenti in mare per il respingimento (vedi l’operazione Frontex).

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10 - Operazione Frontex, salvaguardia delle frontiere nei confronti degli immigrati

Il risultato di questi accordi è stato quello di incentivare l’azione dei passeurs e provocare migliaia di profughi morti annegati nell’attraversamento del Mediterraneo.

Il secondo comportamento ha determinato l’inasprimento dei rapporti tra partners europei, sul quale pesano i trattati internazionali come il Trattato di Dublino, che sancisce essere il primo paese di approdo obbligato all’accoglienza e all’esame delle domande di asilo.

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11 - Trattato di Dublino, respingimento degli immigrati alle frontiere territoriali
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11b - Difficolta_ dei paesi della sponda sud del Mediterraneo obbligati a gestire il fenomeno immigratorio

In tal modo, i paesi a sud dell’Europa, che si affacciano sul Mediterraneo, come la Grecia, l’Italia e la Spagna, economicamente più deboli rispetto ai paesi del Nord Europa, si sono trovati a gestire un fenomeno immigratorio difficile da sostenere con le proprie forze.

Alle richieste di modificare il Trattato di Dublino, i paesi meno esposti geograficamente agli approdi, hanno opposto un netto rifiuto a eventuali modifiche del Trattato, sostenuti in questo rifiuto dall’atteggiamento inflessibile dell’Unione Europea.

L’inasprimento tra i paesi dell’Unione e tra questi e Bruxelles riguarda anche l’inflessibilità dell’Unione Europea sulle clausole del Trattato di Maastricht, che obbligano al rispetto dei parametri sul debito pubblico.

Il risultato è stato l’acuirsi del sentimento xenofobo, e degli atteggiamenti razzisti nei confronti degli immigrati; all’atteggiamento xenofobo si accompagna l’insofferenza per le rigidità degli organismi di Bruxelles. Il disagio nei confronti dell’immigrazione e della rigidità di Bruxelles portano i paesi dell’UE verso politiche revanchiste, fomentate dall’estrema destra, che soffia sulla paura delle popolazioni influenzandole nella direzione di una riappropriazione della sovranità nazionale.

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12 - Il vento xenofobo soffia in Italia

Questo clima diffuso in tutti i paesi dell’Unione sta determinando un indebolimento non solo dell’Unione, ma degli stessi sistemi democratici dei paesi europei, e il ripresentarsi delle azioni di razzismo nei confronti degli immigrati, soprattutto africani e musulmani e delle minoranze etniche.

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13 - Incontro di sovranisti, Orban a Salvini _Tu sei il mio eroe_

Superiorità e inferiorità dei gruppi umani. A questo punto è importante riprendere il discorso sulle teorie razziali, mettendo a fuoco l’utilizzo che se ne è fatto nei processi discriminatori nei confronti delle minoranze, durante il percorso storico che giunge fino a noi.

Abbiamo già detto nella prima parte di questo lavoro come, a partire dal XVIII secolo, le grandi scoperte geografiche, e l’incontro con popolazioni aborigene, diverse tra loro e così lontane dall’organizzazione giuridica, politica, statuale, delle società europee, accentuassero l’impostazione discriminatoria nella valutazione delle differenze tra la società civile europea e gli “altri”, i selvaggi.

La volontà di espansione territoriali, di appropriazione delle risorse e di dominio sulle popolazioni aborigene, in vista della colonizzazione e dello schiavismo, rafforzavano, le impostazioni discriminatorie verso gli “etnici”.

Nelle teorie politiche e culturali che si andavano formando, il concetto di civiltà, espressione storica dei popoli europei e della loro identità culturale, ha funzionato da spartiacque tra il mondo etnico, legato alla dimensione primitiva, tribale, e quello civile, considerato come la dimensione spirituale, morale, politica del gruppo superiore che, nel suo incivilimento, ha raggiunto il livello più alto espresso dallo Stato Nazione.

Per capire il concetto di etnico quale si è venuto sviluppando nel mondo moderno, è illuminante la definizione di Etnologia, termine introdotto da A. C. Chavennes nel 1787, per definire la scienza che studia la classificazione delle razze.

La razza è intesa in un’accezione fisica, e serve alla classificazione delle piante, degli animali e delle tribù (é evidente come Chavennes compia un salto qualitativo ingiustificato sul piano scientifico nel classificare le tribù nell’ambito della zoologia).

L’uso di classificare le popolazioni escluse dal processo di incivilimento, come selvaggi, ha condizionato per lungo tempo, e ancora condiziona, il significato di etnico riferito a gruppi umani ritenuti inferiori, minus.

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14 - 1787, Nascita dell’etnologia. Classificazione delle tribu_ nell’ambito della zoologia

Il pensiero antropologico nel suo nascere ha elaborato, attraverso una classificazione razziale di tribù e di nazioni, una scala di valori contingenti di superiorità e inferiorità e ha inventato varie tecniche per istituire una correlazione sistematica tra le caratteristiche esteriori e le qualità interiori.

Un ulteriore apporto alla impostazione discriminatoria tra i gruppi, viene dato dalla Filologia, con i suoi tentativi di definire aspetti prettamente culturali sulla base di assunti razziali.

Queste teorie sono servite ad avvallare le politiche espansionistiche degli stati europei nell’aggressione coloniale, nella spoliazione di interi territori, nella sottomissione di popolazioni considerate selvagge e quindi, inferiori, perciò da schiavizzare.

L’Etnologia, l’Antropologia Fisica, la Filologia, suffragate da una distorta interpretazione dell’evoluzionismo darwiniano in chiave sociologica sono servite a dare una veste scientifica alle teorie sulla razza (H. Spencer, I fattori dell’evoluzione organica, principi di biologia, 1864; W. Sumner, Folways, 1906).

Il “razzismo scientifico”. I più importanti teorici della razza sono Gobinau, autore di un Essai sur l’inégalité des races humaines (1853-1855); Gumplovitz, autore di Der Rassenkampf (1893); Chamberlain, autore di Fondamenti del diciannovesimo secolo (Tr. it 1990).

Secondo questi autori la razza conferisce le caratteristiche biologiche a un gruppo, ne è la determinante genetica cui corrispondono forme fisiche e somatiche visibili negli individui di ogni gruppo.

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15 - La purezza della razza versus le minoranze etniche, le leggi razziali

Il gruppo, il conflitto, il progresso, sono concetti fondamentali delle teorie razziali.

Il gruppo esprime l’identità biologica e morale della razza, è superiore alle sue parti e si manifesta in una totalità vivente, naturale e spirituale.

Aggressività e conflitto sottendono l’agire sociale in funzione dell’autodeterminazione del gruppo (“lotta per la vita”). I gruppi sono diversi tra loro da un punto di vista razziale e morale. Il gruppo si caratterizza quindi per un’appartenenza di razza.

Il progresso consiste nella lotta dei forti sui deboli. La lotta per la vita è una lotta di gruppi diversi tra loro, in cui la razza migliore e la migliore morale si affermano.

I gruppi geneticamente e moralmente superiori diventano stati sovrani e si costituiscono in Nazioni, che si concretizzano nei due versanti di patria e di popolo. All’interno delle nazioni, determinate disposizioni ereditarie si rafforzano al livello più elevato, quello della lotta tra i popoli.

La concezione razziale doveva offrire gli strumenti teorici per l’egemonia della civiltà dominante sia nella lotta tra le nazioni, sia nell’espansione imperialistica, verso territori e popolazioni esterne al sistema delle nazioni. Di fatto, la lotta delle nazioni per la supremazia vede la lenta ma continua trasformazione del loro ordine gerarchico.

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16 - Egemonia della civilta_ dominante

In ragione della competizione gli stati sovrani si trovavano minacciati sia dalla disgregazione interna, sia dall’aggressione esterna. Si rendeva così necessario lo sviluppo del sentimento di appartenenza nazionale per aumentare la compattezza interna.

Bisognava dar forma all’identità collettiva del gruppo interno in contrapposizione ai gruppi esterni. Per questo l’identità collettiva viene considerata un’entità moralmente e spiritualmente superiore al singolo, che da essa dipende e verso la quale è anche obbligato.

Il gruppo e la “suggestione sociale” che ne deriva, e non più il singolo, sono considerati i soggetti dell’azione. Per questo viene sacralizzato il concetto di patria come appartenenza assoluta, (da cui scaturisce la coscrizione obbligatoria).

Morire per la patria è un obbligo morale come suggerisce il nostro inno nazionale: “Fratelli d’Italia... stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”; mentre la bandiera assume il simbolo di vessillo identitario.

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17 - Sacralita_ del concetto di patria _Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte, l’Italia chiamo__

Rispetto agli etnici (immigrati) è significativa l’interpretazione in chiave razzista, che contraddistingue ancora in tempi attuali il modo di stigmatizzare i diversi, così come si evince dal giornale Il Tempo. Titolo: Etnie-delinquenza: una mappa precisa. Nell’articolo viene tratteggiato il profilo delle attività illecite nelle quali si considerano specializzati i vari gruppi etnici; ma chi sono gli etnici? Come vengono descritti? Lo stesso giornale, in prima pagina, li definisce: “un esercito senza patria e senza bandiera: le truppe della mala nera, la criminalità di colore”.

Prodromi delle teorie razziali. I teorici della razza, tra cui spiccano Gobineau e Chamberlain, accentuano l’aspetto biologico, situando la storia umana sullo sfondo di uno specifico contesto razziale. Essi sostengono che la causa del sorgere e del declino della civiltà, non siano le idee e le regole del cristianesimo, ma l’inquinamento della purezza della razza, purezza che consente la sopravvivenza dei più adatti, i quali possono e devono governare e dominare le razze inferiori.

La più pura delle razze è la razza ariana, in cui le caratteristiche interiori sono indissolubilmente legate a quelle esteriori. Elemento costitutivo della natura degli ariani è l’aspirazione alla forza e alla conquista ed essi rappresentano un’aristocrazia in un mondo di razze inferiori.

Secondo queste teorie il punto cruciale sta nel mantenimento della purezza della razza, perché le razze inferiori (gli etnici) riescono ad infiltrarsi e a contaminare la razza superiore con effetti disastrosi per lo sviluppo della civiltà.

Il risultato del mescolamento degli elementi razziali conduce, secondo l’approccio razziale, al rapido declino della cultura, dei valori nazionali, e culmina con l’estinzione della razza pura, quella bianca.

CONSIDERAZIONI SUL RAZZISMO

Dalla razza alla cultura

Parte III

Epigoni delle teorie razziali. Le conseguenze politiche delle teorie razziali si hanno nel ventesimo secolo in molti paesi del mondo: Usa, Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna, Spagna, Sud Africa, Portogallo, Belgio, Canada.

In Europa le nazioni europee, in lotta tra loro per la leadership mondiale, trovavano ostacoli, nel loro progetto imperialista, per la presenza di minoranze, come gli Ebrei, che non potevano essere cooptate in una comune identità di suolo e di sangue.

La presenza degli Ebrei costituiva un pericolo tanto più grande, quanto più economicamente cospicuo era il loro peso all’interno di ciascuna nazione e, in Germania, la ricchezza e la forza economica degli Ebrei era rilevante.

La concezione razzista doveva funzionare allo scopo di identificare, separare, contrapporre, coloro che per razza e cultura appartenevano al ceppo originario, gli Autentici, e coloro che avevano altre origini, come gli Ebrei, o più origini, come i Rom. Classificati come diversi, venivano considerati degeneri, corruttori e/o disfattisti, e per questo nemici della razza.

In Germania veniva condotta un’opera capillare nella costruzione della rappresentazione sociale dell’identità e della diversità. Un’opera di diffusione e di assimilazione delle teorie razziste, al fine di forgiare la coscienza ariana, veniva esercitata, sul piano educativo dagli insegnanti, convinti delle teorie razziali e suggestionati dalle creazioni wagneriane sui miti originari. La saga dei Nibelunghi divenne la nuova religione dell’identità del popolo tedesco, (un popolo diviso fino al 1871 in tanti stati e staterelli).

I saggi dei teorici del razzismo divennero testi didattici e il libro di Chamberlain sui Fondamenti venne distribuito ai giovani tedeschi al servizio di leva.

Chamberlain muore nel 1927: “nella cornice di una drammatica messa in scena, Hitler si inginocchia al capezzale del morente e gli bacia le mani, con l’impegno di portare a termine la missione del popolo tedesco.” (Mosse G. Le origini culturali del Terzo Reich, tr. it. 1968 )

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18 - Teorici della costruzione dell’identita_ nazionale
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19 - Chamberlain, teorico della _missione del popolo ariano_

Gli epigoni delle teorie razziali sono nella storia dei genocidi di milioni e milioni di Ebrei durante la Seconda guerra mondiale; nella storia della soppressione del popolo rom, degli omosessuali e dei dissidenti politici, annientati nelle camere a gas e nei forni crematori.

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20 - Il leader designato per realizzare la missione del popolo tedesco
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21 - Epigoni delle teorie razziali, il luogo del genocidio dei diversi - Ebrei, Rom, omosessuali e dissidenti politici
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22 - Dresda - il risultato del conflitto per la supremazia della razza ariana

Senza soffermarci sullo sterminio avvenuto nel Terzo Reich, è bene mettere a fuoco un genocidio di cui poco si parla. Ci riferiamo alla persecuzione delle popolazioni nere e indiane (pellirossa) negli Stati Uniti.

Nel dibattito sull’abolizione della schiavitù, a metà del XIX secolo in USA, uno degli argomenti avanzati dai sostenitori della schiavitù, fu che i neri (e gli Indiani) non fossero “davvero” esseri umani, ma andassero catalogati in una categoria diversa, alla quale non si potevano applicare le argomentazioni umanitarie proposte dagli abolizionisti.

I neri, non essendo umani, non aveva senso essere umanitari con loro. Con questi presupposti, la conquista del continente americano è stata condotta con la soppressione delle popolazioni indigene. Il numero di morti indigeni, (gli Indiani d’America), secondo le stime più recenti oscilla tra i 60 e i 100 milioni di persone. Hitler nel Mein Kampf accenna allo sterminio degli indigeni americani come ad un esempio da imitare.

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23 - I bianchi alla conquista dell’America - soppressi tra i 60 e i 100 milioni di indigeni (gli indiani d’America)

Oggi, nonostante le leggi garantiscano una uguale cittadinanza agli afroamericani, le aggressioni negli USA continuano da parte della polizia e dei “suprematisti bianchi”, di cui è espressione il famigerato Ku Klux Klan.

La rivoluzione della genetica sull’origine della specie umana. Ci sono voluti gli orrori del sistema nazista per mettere l’Europa e l’Occidente di fronte alla contraddizione tra gli astratti principi di uguaglianza e libertà di cui sono portatori, e la pratica della disuguaglianza, legittimata attraverso teorizzazioni razziali pseudo-scientifiche. Sono stati necessari più genocidi perché le dottrine sulla razza apparissero per quello che sono: “una concezione (ideologica) che si discosta da una base scientifica e/o oggettiva, di valutazione della razza e delle presunta ineguaglianza dei gruppi umani” (Comas J., The Race Question in Modern Science, 1956).

Dopo il Secondo Conflitto, le teorie sulla razza vengano destituite di fondamento scientifico dalle scoperte della genetica, che pone fine al dibattito sulle razze. Lo studio delle caratteristiche genetiche delle popolazioni umane, ha dimostrato che la specie umana è una sola, ed ha avuto una medesima origine, in Africa circa 200.000 anni fa. Il tempo che ci separa dai nostri progenitori è troppo breve per modificazioni genetiche. Le differenze che ravvisiamo tra le diverse popolazioni, per esempio il colore della pelle, la forma degli occhi, sono marginali e superficiali, e non incidono sulla struttura genetica.

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24 - Africa - l’homo sapiens da cui tutta l’umanita_ discende

Le scoperte scientifiche, che inficiano le concezioni razziali sulle differenze genetiche dei gruppi umani, sono suffragate dalle ricerche dell’Antropologia Culturale. Queste ricerche evidenziano l’infondatezza delle teorie per le quali viene decretata la mancanza di cultura delle popolazioni aborigene considerate primitive e selvagge, perciò necessariamente animalesche.

Gli antropologi culturali e gli etnologi, che si sono trovati a descrivere il sistema di vita (abitazione, vestiario, alimentazione, utensili e tecniche di lavoro, riti, cerimonie, costumi matrimoniali, credenze religiose, etc) dei “primitivi”, si sono resi conto che nessuna popolazione vive mai allo “stato di natura”. Ciò che contraddistingue biologicamente la specie umana è, infatti, proprio la capacità di creare la cultura (Magli I., voce Cultura in Enciclopedia di Filosofia, 1994), anche se viene tramandata socialmente e non per mezzo di geni (Tax S., a cura di Evolution after Darwin, in The Evolution of Man-Mind. Culture and Society, 1950).

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25 - Cio_ che contraddistingue biologicamente la specie umana e_ la capacita_ di creare cultura

Il risultato di queste ricerche, come ha dimostrato Lévi-Strauss, inficia la teoria della superiorità culturale di un gruppo sugli “Altri” e mette in luce come qualsiasi paragone tra culture, riferito a giudizi di valore o condotto attraverso categorie estrapolate da una specifica cultura e considerate universali, è privo di senso e/o rinvia a un atteggiamento di ingiustificata dominanza di un gruppo sull’altro.

“Questo comportamento che ha ispirato le teorie razziste, è intrinseco al carattere etnocentrico della civiltà occidentale e della sua idea di progresso” (Lévi-Strauss, 1952).

La pubblicazione dell’UNESCO del 1950, Dichiarazione sulla razza, decreta in modo ufficiale e definitivo l’inesistenza del concetto di razza umana, e incoraggia i biologi a tener presente l’inconsistenza della validità scientifica della nozione di razze umane.

Dalla razza alla cultura: il razzismo differenzialista. Il culturalismo antropologico di Lévi-Strauss e di altri studiosi, caratterizzato dall’impegno umanistico di garantire l’unicità come la dimensione metastorica di ogni cultura, è stato in seguito strumentalizzato. Hanno preso il sopravvento le interpretazioni volte a usare la diversità come barriera assoluta, e quindi discriminante rispetto a un possibile interscambio tra culture (Balibar E., La forma nazione, storia e ideologia, in Balibar E., Wallerstein I., Razza, nazione, classe, 1991).

Senza tener conto del fatto che la cultura è una categoria dinamica che si evolve e si arricchisce nell’incontro e nello scambio interculturale, si elaborano teorie nelle quali i sistemi identitari si irrigidiscono, si demarcano, si contrappongono. L’etnicità balza in primo piano, segna una linea di confine tra il sistema delle identità, la cittadinanza, e il sistema della diversità, la periferia del mondo.

L’etnico diventa l’“ALTRO”, espressione di una diversità che è culturale e naturale insieme, una naturalità che caratterizza biologicamente i gruppi umani in quanto tali ed è quindi insuperabile. (Delle Donne, Convivenza civile e xenofobia, 2000).

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26 - Il sistema della diversita_ - la cultura come barriera all’incontro e allo scambio interculturale

Oggi, come mette in evidenza Michel Wieviorka, il concetto di razza, antico di secoli, è stato destituito di fondamento scientifico, mentre il termine razzismo (nel quale viene sussunto l’altro, quello di razza), apparso nell’ultimo secolo, è bene vivo. La questione si sposta semplicemente dal piano biologico a quello culturale, dal piano razziale a quello etnico (1993).

Illuminante è il pensiero di Wallerstein (…): “ideologicamente il razzismo attuale, incentrato sul complesso dell’immigrazione, si scrive nel quadro di un “razzismo senza razze” […], un razzismo che ha per tema dominante non l’eredità biologica, ma l’irriducibilità delle differenze culturali; un razzismo che, a prima vista, non postula la superiorità di alcuni gruppi o popoli rispetto ad altri, ma “solo” la nocività del cancellarsi delle frontiere, l’incompatibilità del genere di vita e delle tradizioni, fra la società civile e gli “Altri” […], teorie per le quali vale l’idea che la “mescolanza delle culture”, la soppressione delle “distanze culturali”, porterebbe alla morte intellettuale dell’umanità”.

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27 - Suprematisti bianchi - difesa dell’identita_ nazionale

Secondo queste teorie, divulgate e condivise dal revanchismo populista: “si dovrebbero rispettare le “soglie di tolleranza”, mantenere le “distanze culturali”, e ciò in virtù del postulato secondo il quale gli individui sono eredi e portatori esclusivi di un’antica cultura. Si tratta di segregare le collettività e la maniera migliore rimane ancora, a questo proposito, la frontiera nazionale” (Wallerstein I., La nozione di popolo: razzismo, nazionalismo, etnicità, in Balibar E., Wallerstein I., op. cit.).

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28 - La frontiera a difesa dell’identita_ nazionale

“Mi Heimat es su Heimat”: l’imponderabile della Storia. Ci troviamo di fronte alla fine dell’Umanesimo? Alla negazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo? Imponderabile un evento lascia spazio alla speranza. Si tratta di un evento che giunge da un paese, la Germania, che non è stata certo nella storia un esempio di democrazia e di accoglienza dei diversi, (ma forse proprio per questo).

Da una land europeo, conosciuto come conservatore e xenofobo, giunge un inaspettato messaggio di accoglienza e di umanità. Stiamo parlando della Baviera.

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29 - La vittoria dei Verdi in Baviera -
apertura agli immigrati. Katharina Schulze, leader dei Verdi - _Mi Heimat es su Heimat_

Le ultime consultazioni elettorali (14 ottobre 2018), registrano la grande vittoria dei Verdi, il cui programma prevede: il rifiuto delle discriminazioni di razza, più lavoro ed integrazioni per gli immigrati, freno agli estremisti xenofobi, pari opportunità tra donne, uomini e omosessuali.

É Katharina Schulze, trentatrè anni, leader dei Verdi, a lanciare il messaggio, presentandosi al seggio in t-shirt con su scritto: “Mi Heimat es su Heimat” - “La mia patria è la tua patria”.

 

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