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DAI RAFFREDDORI DI BREZHNEV AL CORTISONE DI PUTIN

di Sandro Meardi
martedì 22 marzo 2022 di Sandro Meardi

Argomenti: Opinioni, riflessioni


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A quasi un mese da quando i primi carri armati russi valicavano il confine con l’Ucraina, le interpretazioni di questa guerra sono state le più variegate. Da operazione speciale, come è stata sibillinamente chiamata da Putin, a un vero proprio genocidio, come invece la chiama il Presidente ucraino Zelensky. Ma c’è un modo corretto per interpretare questa guerra che vada oltre l’unanime condanna che ogni guerra reca con sé?

La prima interpretazione e probabilmente la più accreditabile sul piano storico, è quella di natura diplomatica, strategica e geopolitica. E’ quella un po’ più complicata da afferrare e comprendere, liquidata per lo più, con l’accusa di essere apologia di un evento terribile che, in quanto tale, non può avere motivo alcuno per essere scatenato. Eppure la Storia, quella che si studiava a scuola, dovrebbe averci insegnato che ogni evento causato dall’uomo ha un prima, un durante e un dopo. Tuttavia, nonostante queste premesse, anche la dimensione temporale dell’ex-ante e dell’ex-post di un evento come la guerra in ispecie, non è sufficiente ad essere compreso se non si entra nella logica di quelle che vengono chiamate super potenze e oltre mezzo secolo di deterrenza nucleare tra Est ed Ovest sembrano non averci insegnato nulla della logica che muove i rapporti tra loro.

Ecco allora che si delinea il primo step: l’inaccettabile allargamento della NATO anche all’Ucraina (dopo Repubbliche Baltiche, Polonia e Romania) da parte della Russia. Ma non basta. Altre super potenze, sia pure indirettamente sono, con tutta evidenza, compartecipi di questo primo passo. La Cina in primo luogo, le cui tiepide condanne di facciata all’invasione dell’Ucraina, nascondono le sue mai sopite mire espansioniste su Taiwan. Lo Stato d’Israele in secondo luogo, potenza militare convenzionale e nucleare che quantunque alleato dell’Occidente, ha un debito di riconoscenza con Putin. Quest’ultimo infatti, c’ha visto lungo laggiù, in Medio Oriente, (molto più di quanto abbiano fatto repubblicani e democratici americani), schierandosi militarmente dalla parte della Siria di Bashar Hafizal-Asad in chiave anti Daesh e ant’iraniana, risparmiando ad Israele i temuti missili di Hezbollah su Tel Aviv. India e Pakistan, potenze nucleari: non pervenute. Poi ci sarebbe l’Europa, potenza economica ma non militare, con tutte le sue contraddizioni di annunci pacifisti, ma nel cui seno la Francia conserva gelosamente la sua force de frappe (arma nucleare) e altrettanto dicasi da parte del Regno Unito. Insomma, il quadro è ben più complesso di quanto una sterile propaganda antirussa nostrana (con tanto di messa all’indice di Dostojevkij) voglia far credere.

Si diceva della propaganda antirussa nostrana. Uno schieramento pressoché unanime che però poiché condotto sotto forma appunto di propaganda, perde di significato e soprattutto elimina ogni tentativo di dare una chiave d’interpretazione obiettiva, anche da un punto di vista strettamente militare, di come questa guerra sia condotta, con quali assetti e combattuta sui versanti opposti. L’enfasi sulla valorosa resistenza ucraina copre, ancorché legittima, ogni benché minimo riconoscimento delle capacità operative russe rischiando di generare una sottovalutazione del pericolo che corre l’intera Europa. Abbiamo ascoltato di tutto. La presunta guerra lampo di Putin che invece non somiglia nemmeno lontanamente al blitzkrieg tedesco che diede luogo al secondo conflitto mondiale. La colonna di carri russi, lunga 60 km. alle porte di Kiev, che sarebbe ferma perché impantanatasi nel fango e nella neve nonché priva di rifornimenti. Come dire? Il temuto “generale inverno” russo che fermò Napoleone e Hitler, oggi ferma chi “gioca” in casa. E ancora. La pressoché nulla esistenza dell’aviazione russa giustificata dalla mancanza di armamento di precisione. Per favore: non scherziamo!

Non scherziamo soprattutto con le dirette televisive del Presidente Zelensky, dei suoi appelli ad una “no fly zone” nello spazio aereo ucraino da parte della NATO e con gli inutili approvvigionamenti di armi alla resistenza ucraina. Il prolungamento del conflitto, il cui esito è segnato, può soltanto prolungare l’agonia e farlo crescere di livello, come l’uso operativo per la prima volta al mondo di un missile ipersonico da parte della Russia sta a dimostrare.

Se proprio vogliamo scherzare, allora facciamolo con chi ci racconta delle presunte malattie, più o meno gravi di Putin, curate con il cortisone, proprio come ieri scherzavamo dei presunti raffreddori di Brezhnev raccontati dalla Pravda mentre, sulla Piazza Rossa di Mosca, sfilava tutta la potenza militare sovietica.

 

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