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STORIA E LEGGENDE DEL MURO TORTO

Una storia ricca di fascino e di mistero
domenica 15 gennaio 2006 di Emanuela Ludovica Mariani

Argomenti: Luoghi, viaggi


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Quelle imponenti mura, fatte di tessere di tufo in opera reticolata, che costeggiano ed hanno sempre costeggiato i verdeggianti giardini di Villa Borghese, furono volute dall’imperatore Aureliano. La finalità delle stesse fu quella di contenere, con la costruzione di possenti muraglioni, eventuali frane che, dirompenti, si sarebbero potute abbattere sui giardini (horti) delle ricche villae delle famiglie romane della gens Acilia, Domitia e Pincia. E, l’antico Colle degli Orti, oggi é chiamato Colle del Pincio. E’detto “Muro Torto”il medievale Murus Raptus, costruito come contenimento dei giardini degli Acili ed inserito appositamente nella cerchia delle Mura Aureliane. Ad esso é legata un’antica leggenda sull’Apostolo Pietro riportata da Fulvio: “dicono che Pietro apostolo prese difesa del detto luogo et per ogni volta che la città fu assediata dai Barbari, o che altra violenza di nemici pervenne al luogo, egli la difese. La qual cosa tenuta per miracolo, niuno di poi ha mai avuto ardire di raccorciare o di rifare la detta parte del Muro, ma si é rimasta et rimane così spiccato, come scrisse Procopio nella Guerra Gotica, et chiamasi hoggi muro inchinato”.

Clcca per ingrandire Rimanendo nel solco di una tradizione tra leggenda e realtà, si narra che, in un’area tra l’attuale piazza del Popolo e via Margutta, sorgesse la villa dei Domizi. Svetonio, nelle sue epistolae, scriveva che il cadavere di Nerone, appartenente a quella famiglia, avvolto in bianche coperte intessute d’oro, veniva bruciato e sepolto dalle nutrici e dalla sua concubina Atte, per esser poi riposto in un sarcofago di porfido, nel mausoleo situato nei giardini di quella villa. E, nel 1099, Papa Pasquale II faceva costruire, nella zona, una singolare cappella (che diverrà poi la Chiesa di S.Maria del Popolo) col dichiarato scopo di esorcizzare il fantasma di Nerone che i passanti vedevano, agonizzante ed urlante, vagare attorno al suo sepolcro.

Clicca per ingrandire Dal Medioevo e fino a tempi relativamente recenti, nel terreno antistante il Muro Torto, detto, tra il XV ed il XVII secolo, Muro Malo, venivano seppelliti i giustiziati, i morti senza pentimento e tutti coloro che esercitavano mestieri ritenuti, allora, non onorevoli come i ladri, le prostitute che non s’erano pentite prima di morire, i saltimbanco e coloro che esercitavano un’attività teatrale come gli attori. Nel 1825 vi furono sepolti Leonida Montanari e Angelo Targhino, affiliati alla Carboneria e decapitati dalla ghigliottina pontificia di Piazza del Popolo. Sembra che ogni notte i fantasmi dei due passeggino, ancora, sul muro con la testa insanguinata in mano, compensando però, i passanti, che non temono la loro apparizione, con i numeri da giocare. In quel terreno venivano sepolte anche le prostitute di infimissimo rango, "ammenocchè - diceva un decreto papale - avessero preso poi marito o si fossero fatte monache"; casi nei quali esse potevano avere funerali religiosi.

Alzando lo sguardo incontriamo alla sommità del muro travi di ferro sporgenti. Sostenevano, fino a poco tempo fa, una rete metallica, installata negli anni trenta, quando il muraglione era frequente meta di disperati che si gettavano giù dai giardini del Pincio.

Tutte le leggende riportate sembrano avere, forse, più forza e suggestione anche grazie al fatto che, sotto il Muro Torto, passa una strada, le cui caratteristiche, date dalla tortuosità della stessa, ne fanno un luogo ideale per incidenti e panne agli automezzi, perpetuando così, nel tempo e nei secoli, la leggenda di luogo carico di ombre.

 

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