PARTE NASCOSTA DEL MEDIOEVO SALENTINO
La bellissima Cripta dei SS. Stefani presso Vaste è solo un particolare del fenomeno degli insediamenti rupestri diffuso dal VI al XIII secolo nel meridione d’Italia e in particolare nella Terra d’Otranto, ove la caduta dell’ impero e le ricorrenti invasioni saracene spinsero la popolazione a trovare rifugio in queste forme abitative favorite anche dalle caratteristiche geologiche del territorio.
Una catalogazione degli insediamenti pugliesi ne registra un numero complessivo di circa 360. La provincia di Lecce riporta la presenza di 36 chiese-cripte, 12 villaggi e 20 insediamenti disposti in maniera diffusa, in linea con il sistema viario disponibile lungo le principali strade presenti in epoca medievale, che rimangono sostanzialmente quelle romane quali la via Appia Traiana e quella realizzata nel prima metà del IV secolo da Costantino a sud di Lecce lungo un tracciato subcostiero.
- Japigia & Messapia
L’ insediamento in rupe del Basso Salento si manifesta con gruppi di casali rurali, strettamente legato alle attività della popolazione locale, quale quella agricola all’interno della penisola e quella delle attività ittiche lungo le coste. In alcuni villaggi rupestri si nota anche la presenza di pozzi, cisterne e di servizi comuni quali trappeti, mulini, maceratoi e colombai.
Il fenomeno rupestre si manifesta essenzialmente in due modi: luoghi di culto isolati e sparsi nelle zone rurali (le chiese-cripte) o villaggi destinati ad uso civile privi di posti monastici.
Le cripte non rappresentavano in tal modo solo un luogo di culto ma anche un punto di incontro delle popolazioni limitrofe per pellegrinaggi, fiere o mercati.
La pubblicazione “Gli insediamenti rupestri medioevali nel Basso Salento” dell’ Università degli Studi di Lecce (Congedo Editore), supera la dottrina dell’origine “basiliana” delle cripte o della loro funzione “eremitica” o del carattere ritenuto eclusivamente “bizantino” dei complessi abitativi e relativi affreschi, mi ha guidato in questa rivelazione della “civiltà salentina medievale”.
Elemento comune per molte chiese-cripte è l’orientamento dell’abside ad Est secondo il rito greco, ossia “la necessità liturgica di contrapporre in perpetuo all’Occidente (luogo delle tenebre) la luce nascente, che vince le tenebre. Si poneva quindi l’abside ad est o meglio nella direzione in cui sorgeva il sole nel giorno della festività del santo al quale la chiesa era dedicata”.Le chiese-cripte del Basso Salento hanno in gran parte “affreschi di tipo iconico, quindi a carattere devozionale più che teologico e legati, perciò, ad un ambito più privato che pubblico. Gli artisti che operano nel Salento dal IX al XIV sec. seguono strettamente le disposizioni del II° Concilio di Nicea che stabilivano: “non est pictoris - eius enim ars est – verum ordinatio et dispositio Patrum nostrum”.
Gli affreschi furono eseguiti prevalentemente da maestranze locali quale espressione diffusa della committenza privata, anche se si rileva la presenza di personale proveniente da altre località osservando le influenze bizantine, normanne e angioine nei vari periodi di esecuzione delle opere.
Le iscrizioni esegetiche e deprecatorie, salvo le poche eccezioni in lingua latina, sono in lingua greca considerata la lingua “ufficiale” diffusa nel Basso Salento nei sec. IX-XIII.
CARPIGNANO SALENTINO
CARPIGNANO SALENTINO è un piccolo paese situato sull’antico asse viario della via Traiana-Costantiniana che rispetta nel centro storico la struttura viaria romana con i due assi, il cardo e il decumano e conserva nella Conca Carpignanese i resti di numerosi siti rupestri quali grotte rupestri e frantoi ipogei. La presenza di menhir (quello della Croce Grande o Staurotomèa e quello Grassi) testimonia insediamenti risalenti all’età del bronzo.
- Fig 1 Planimetria Ipogeo
La Cripta SS. Marina e Cristina o Madonna delle Grazie é attualmente ubicata nel centro del paese ed ha due accessi, uno principale che dà nella ambiente più piccolo dedicato a S.ta Marina e l’ altro a quello dedicato a S.ta Cristina. Immagine 1 Planimetria Ipogeo
Alla prima parte è stata attribuita la funzione di endonartece adibito alle cerimonie preparatorie (pastophorion) ed anche funeraria per la presenza di un arcosolio con “una lunga iscrizione funeraria greca assai guasta, confusa e oggi perlopiù illegibile...” e della tomba di Stratigoules.Nell’ altra più grande, la posizione del pilastro originale con gli affreschi (N° 13, 14, 15 della pianta), la possibile presenza di una secondo sostituito dai tre posticci e l’ orientamento N-E della parete con le due piccole nicchie-absidi (pos. E e T della pianta) fanno ritenere una disposizione a doppia navata biabsidata nella forma dell’ecumene bizantina dal X al XII secolo.
Tale disposizione con le rispettive funzioni secondo la celebrazione greca indica possibile l’ origine siriaca e “lascia intendere anche nel Salento una migrazione di Melchiti di lingua greca cacciati dalla Siria e dalla Palestina sui principi dell’ VII sec.”
La chiesa-cripta di Carpignano è nota per la ricchezza e varietà di affreschi più antichi con riportata in alcuni il nome del committente, dell’esecutore, di iscrizioni esegetico-votivo e della data dell’opera.
Nell’ arcosolio della cripta-endonartece (p.to A della pianta) sono riportate le figure di S.ta Marina fra due iscrizioni in versi datate tra il 1055 ed il 1075 e, sulla superficie di intradosso, la Vergine Kyriotissa (una iconografia bizantina, ove la Madre di Dio é assisa in trono con il Bambino Gesù sulle ginocchia e senza la corona) e S. Nicola.
Nel gruppo del pittore Teofilato (p.to T della pianta) tra l’Arcangelo Gabriele e la Vergine è rappresentato il Cristo Pantocratore seduto su un trono rispettando un’ immagine consueta in analoghi affreschi presenti a Costantinopoli e nella Cappadocia.
Alla sinistra ed in basso della figura del Cristo nell’abside si nota una lunga iscrizione devozionale, di cui si riporta l’ interpretazione della citata pubblicazione dell’ Università degli Studi di Lecce.: “ Ricordati Signore del servo tuo Leone, il presbitero e della moglie Crisolea e di tutta la sua casa: Amen. Scritto per mano di Teofilatto, pittore nel mese di maggio, indizione 2°. Anno 6467”
La datazione bizantina di 6467, detta anche costantinopolitana o greca, corrisponde all’anno 959 d. C. con una scrittura del X ed inizio XI sec. riconosciuta tipica delle chiese rupestre della Cappadocia.Nel gruppo eseguito nel 1020 dal pittore Eustazio (p.to E della pianta) sono riportati il Cristo Pantocratore iconograficamente simile a quello del Teofilatto, e la Madonna con il Bambino, anch’essa nella tipica immagine della Madonna Kyriotissa. L’iscrizione accanto al trono recita: Ricordati, Signore, del tuo servo Aprile (o il protopapa Elia), della sua moglie e dei suoi figli, dello stesso Mausopolo (Mausopolo pare sia il soprannome del donatore degli affreschi) che ha restaurato e adornato (questo santuario) di queste queste venerabili immagini nel mese di maggio, indizione 3° dell’anno 6528. Scritto per mano di Eustazio pittore . Amen .
Il periodo di esecuzione degli affreschi corrisponde a quello della seconda colonizzazione bizantina (890-1070), quando in particolare nel 968 con Niceforo Foca le diocesi suffraganee di Acerenza, Gravine, Matera Tricarico e Turzi furono assegnate a Otranto, mentre la nuova metropoli greca di Santa Saverina in Calabria amministrò i vescovadi di Gallipoli e Paleocastro.
Alla destra del gruppo di Teofilato (p.to 32 della pianta) c’è un altro affresco di S.ta Cristina con evidenti caratteri gotici e scrittura assimilabile a quella angioina di dubbia datazione (fine XIV- primi XV ).
Un altare barocco dedicato a S.ta Cristina edificato nel 1765 ha modificato l’ architettura del complesso delle doppie absidi.
Il frantoio oleario ipogeo, attualmente non visitabile e situato nel largo attiguo alla chiesa-cripta delle SS. Marina e Cristina e di cui é auspicabile il recupero, é nella storia come parte integrante dell’ antico insediamento.
GIURDIGNANO
Il vicino paese di GIURDIGNANO potrebbe avere una storia comune, ritrovando una diffusa presenza di numerosi menhir, dolmen e grotte, la testimonianze romane nella necropoli del II-III° sec. d. C., l’ inizio della influenza bizantina con la diruta abbazia delle Centoporte del VI° sec., eretta su fondazioni di una chiesa paleocristiana, e successiva grancia del monastero hydruntino di San Nicola dè Casulis e cripte anonime nelle vicine contrade.
La chiesa-cripta di S. Salvatore nella sua contenuta area ha una bellissima architettura con la pianta a tre navate e quattro pilastri, di cui due a pianta cruciforme e con una base munita di un possibile gradino-sedile che formano l’ accesso alle tre absidi a profilo curvo. L’ asse della chiesa Est-Ovest rispetta la liturgia con le absidi orientate ad Est.
- Fig 01. Giurdignano Chiesa-cripta S. Salvatore pianta
- Fig 02. Giurdignano Chiesa-cripta S. Salvatore, soffitto
La chiesa presenta inoltre la singolare novità del soffitto scolpito nella roccia con differenti significati nel Naos e nel Bema; i tre cerchi concentrici con al centro una croce greca nelle campate del Bema sono un motivo tipico delle cupole bizantine.
La particolare architettura della chiesa di S. Salvatore “nella forma rudimentale e in dimensioni modeste, quali erano rese possibili dallo scavo nella roccia.... conduce ad una vera e propria basilica romanica, legata però all’ esercizio del rito greco.”, superando l’iniziale sua definizione similare alle chiese subdivo del Salento o alla piccola basilica di S. Pietro d’ Otranto del X sec.
Confido che le immagini riportate possano descrivere meglio la bellezza dei vari elementi interni della chiesa.
Gli affreschi attualmente sono ridotti in pessimo stato anche se una pubblicazione del 1921 certificava che “le pitture della nostra basilichetta potevano gareggiare con quelle famose della cripta di S.ta Cristina in Giurdignano” e si limitano a solo due.L’ affresco dell’ abside centrale, databile del XII sec., riporta una Vergine con Bambino affiancata da due Arcangeli, mentre in quello alla destra del Bema delle figure é riconoscibile un Vescovo con il Vangelo.