Il 2 aprile al Teatro Quirino di Roma uno straordinario Tullio Solenghi ha portato in scena l’opera scritta da Niccolò Bacigalupo, una produzione de Il Teatro Sociale Camogli, il Teatro Nazionale di Genova, il Centro Teatrale Bresciano, accanto a lui Elisabetta Pozzi in quello che fu lo spettacolo di Gilberto Govi.
Vale la pena ricordare che Gilberto Govi iniziò la sua carriera artistica nel mondo del teatro negli anni ’30 e dalle prime recite, il suo talento comico e la sua versatilità come attore divennero evidenti. Fondatore del teatro comico dialettale in lingua genovese, la sua comicità si incentrava su situazioni quotidiane, arricchita da ironia e sarcasmo verso la vita borghese, distinguendolo dagli altri comici dell’epoca. Accanto a sé la moglie Caterina Franchi in arte Rina Gaioni, altrettanto brava nel sostenere e amplificare la comicità di lui, molto abile nel trasformare le banalità della vita quotidiana in scenette comiche tanto da guadagnarsi un posto di rilievo nella scena comica italiana. La Rai registrò e mandò in onda moltissime sue commedie teatrali facendolo conoscere in tutta la penisola e accrescendone la fama. Molto versatile, passava con agilità dai ruoli comici a quelli drammatici, fu anche un prolifico drammaturgo, scrivendo numerose commedie teatrali caratterizzate da trame con personaggi ingenui e comici, molto amate dal pubblico.
Quella di Tullio Solenghi che firma anche la regia, ci sembra una prova di coraggio perfettamente riuscita, chi non conosce le performance di Govi in Tv qui ne ha una mimesi vera e propria. Come dichiarato da Solenghi nelle note di regia: «Mi è stato chiaro fin da subito che mi trovavo di fronte ad una autentica “maschera” della commedia, e così come non proverei alcun imbarazzo nel riprodurre “lo stampo” scenico di un Arlecchino, mi lascerò docilmente calare nei panni e nella mimica di Gilberto Govi assimilandone ogni frammento, ogni sillaba, ogni atomo. Non esiterei a definirla una sorta di stimolante “archeologia teatrale” che permetta al pubblico odierno, in una sorta di viaggio nel tempo, di rivivere coi Maneggi uno dei momenti più esaltanti della più grande personalità teatrale genovese del secolo scorso.»
- Tullio Solenghi Elisabetta Pozzi
Al fianco del poliedrico attore, nel ruolo che fu della moglie di Govi, Rina, Elisabetta Pozzi, che abbandona le grandi figure drammatiche femminili che l’hanno resa celebre e si cala nel ruolo di spalla e di magnifico contraltare comico. L’allestimento, le scene e i costumi di Davide Livermore riproducono quell’aria signorile, quelle ambientazioni dai colori tenui, che virano quasi ad un bianco e nero, delle commedie goviane trasmesse dalla RAI.
La trasformazione di Solenghi in Govi, il trucco e parrucco sono di Bruna Calvaresi. Completa il cast una compagnia di giovani attori, selezionati dallo stesso Solenghi: Stefania Pepe (Cumba), Laura Repetto (Matilde), Isabella Loi (Carlotta), Federico Pasquali (Cesare), Pier Luigi Pasino (Pippo), Riccardo Livermore (Riccardo), Roberto Alinghieri (Venanzio).