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Razzismo

CONSIDERAZIONI SUL RAZZISMO

Stereotipi e pregiudizi etnici
sabato 1 settembre 2018 di Marcella Delle Donne

Argomenti: Storia
Argomenti: Razzismo


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Parte prima

La sindrome dell’alieno - Una lunga Processione di polacchi, con in testa un folto gruppo di rappresentanti della Chiesa Cattolica, si avvia nel 2017 verso i confini della Polonia. La statua della Madonna in processione, molte donne con il rosario in mano. Arrivati al confine si inginocchiano in preghiera: “Signore, allontana da noi i “diversi”, proteggi la nostra identità, la nostra fede, dall’invasione degli alieni”.

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01- Marcia dei polacchi contro l’immigrazione

Ecco un esempio di xenofobia che esprime paura, repulsione verso il “diverso da sé”, dove il “sè” sta per l’identità del gruppo di appartenenza.

Le alte cariche della Chiesa Polacca hanno spiegato che questa manifestazione non esprime un atteggiamento egoistico della popolazione polacca, perché i polacchi sono generosi con le popolazioni che si trovano in guerra o in stato di bisogno, con aiuti in denaro, adozioni a distanza, missioni nei luoghi della povertà e del pericolo.

Ciò non spiega, però, il rifiuto dell’accoglienza del “diverso” all’interno del we group.

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02 - Polacca in preghiera al confine, Dio ci protegga dagli alieni

In Ungheria il rifiuto è più netto, più diretto. No alla contaminazione del “diverso”!

Il rifiuto viene espresso, non solo con i fili spinati che circondano i confini ungheresi nei passi dove potrebbero entrare i profughi, ma nella visibilità culturale, accentuata nell’indossare i costumi tradizionali duranti le recenti elezioni nei seggi di voto.

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03 - Ungheria, proteggere l’identità culturale dal Diverso

Per capire i comportamenti dei Polacchi e degli Ungheresi dobbiamo considerare le condizioni politiche e sociali dei due paesi. Per quasi settant’anni sotto la dominazione Sovietica, sono stati oppressi, isolati, separati dal resto dell’Europa e dal mondo. Con l’entrata nell’Unione Europea si sono ritrovati in un contesto internazionale composito, formato da democrazie collaudate che hanno concordato una diminutio delle sovranità nazionali, in funzione di una concertazione di interessi reciproci. Nell’Unione Europea i paesi già appartenenti all’Unione Sovietica sono balzati all’improvviso nelle dinamiche mondiali della globalizzazione.

La reazione è stata la difesa dei propri confini. I popoli si sono raccolti “in sé”, per non soccombere come identità culturale e appartenenza etnica: per la Polonia, il supporto identitario è la religione cattolica, (la Polonia è la patria di Papa Wojtyla); per l’Ungheria, dobbiamo considerare l’identità storico-culturale e l’appartenenza etnica.

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04 - Polacchi e identità religiosa
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05 - Ungheria, ribadire l’identità culturale del we group

Liberati dalla oppressione e dalla negazione del sé di gruppo dell’Unione Sovietica, hanno ripreso a vivere come popoli liberi, ritrovando ed esplicitando le forme della propria cultura e delle proprie tradizioni.

Questi paesi non vogliono negoziare i propri presupposti di appartenenza con identità e culture diverse, percepite come una minaccia alla propria integrità di gruppo, né vogliono sottostare a un super-potere esterno, come la UE che impone le quote, dopo essersi liberate dal super potere impositivo dell’URSS.

Io credo che bisogna lasciar loro il tempo di maturare l’apertura al valore di scambio, non solo economico, ma anche multiculturale.

Il rifiuto del diverso – In Ungheria, in seguito ai risultati delle elezioni, c’è stata una dichiarazione di rifiuto, relativa alle quote di profughi che dovrebbero accogliere, espressa nei termini di infiltrazione aliena, concretizzata con reti di filo spinato intorno ai confini.

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06 - Infiltrazione Aliena
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07 - Anche i bimbi sono alieni

E’ interessante analizzare a questo punto i due termini aliena e infiltrazione.

Alieno è l’Altro, rispetto al gruppo del Noi (we group). L’Altro è un “diverso”, uno xenos, che in greco significa straniero, ma anche nemico. Lo straniero rinvia alla figura dell’extra-comunitario, dove extra sta per outgroup e comunitario sta all’identità del we group. All’“Altro” non si dà un’identità, se non quella di diverso, di xenos, “altro da noi” in senso assoluto.

Ecco un esempio di stereotipo cui si attribuiscono identità negative, senza conoscenza di fatto dell’identità dell’Altro, figura considerata minacciosa, portatrice di una diversità corruttrice dell’identità del we group.

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08 - Terrore giallo, stereotipo antiasiatico rappresentato dal popolo cinese

Lo stereotipo si presenta come la dimensione cognitiva del pregiudizio, in quanto descrive le caratteristiche dei membri di un gruppo “Altro”. Al pregiudizio lo stereotipo fornisce gli attributi per conoscere l’outgroup, e permette di giustificare l’atteggiamento verso l’Altro, in base alle caratteristiche attribuitegli.

Il termine infiltrazione è riferito a un comportamento subdolo, di chi cerca di penetrare uno spazio che non gli appartiene, usufruire di risorse che non produce, etc etc.

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09 - Lo stereotipo del clandestino
Nel nostro paese, il governo italiano proclama la legittimazione del crocefisso nei locali pubblici, mentre respinge i diversi, lasciati marcire in mezzo al mare (italiano, su navi italiane)

In questi termini prende forma il pregiudizio, cioè un giudizio non suffragato dall’esperienza, dalla conoscenza dell’identità e dalla situazione in cui si trova l’Altro, un giudizio che determina la diffidenza del we group nei confronti del “diverso”, dello xenos.

Il pregiudizio è stato studiato, soprattutto, in relazione ai gruppi che si differenziano per caratteristiche somatiche, di lingue, di religione, di cultura, di origine nazionale etc..., cioè sotto l’aspetto del pregiudizio etnico e razziale.

In tal senso, il pregiudizio è considerato un atteggiamento sociale condiviso in larga misura dal we group nei confronti di un altro gruppo.

Come ogni atteggiamento il pregiudizio ha una componente cognitiva espressa dagli stereotipi, una componente emotiva espressa dai sentimenti nei confronti dell’out group e una componente attiva che si esprime nella disponibilità a intraprendere un’azione contro l’Altro.

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10 - La violenza contro il diverso

Un gran numero di ricerche ha mostrato come le rappresentazioni sociali delle “diversità” si concretizzino negli stereotipi e nei pregiudizi che definiscono le differenze sessuali, etniche, razziali, di casta, di classe, concorrendo alla determinazione delle distanze sociali tra gruppi, classi e tra etnie. In tal senso stereotipi e pregiudizi etnici sono parte integrante dei processi cognitivi con cui si costruisce la realtà sociale dell’Altro dai membri del we group.

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11 - Stereotipi, we group i bianchi, outgroup stereotipo dell’africano

La costruzione degli Stati Europei e il rifiuto delle minoranze - Per una cognizione storica degli incunaboli e dello sviluppo delle teorie razziali, bisogna partire dalla costruzione degli stati europei e dalle concezioni sulle “diversità” ontologiche dei gruppi umani.

Nel tardo Medioevo, in Europa, i ruoli si istituzionalizzano, le gerarchie si consolidano sul piano politico, in forme organizzative statuali. Si formano gli Stati Sovrani, su basi a-storiche. La società viene pensata in conformità al disegno divino. Di conseguenza, il sistema sociale appare determinato da un potere dato ab aeterno, fondato su basi astoriche, valido una volta per tutte. Max Weber lo definisce Il potere dell’eterno ieri.

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12 - Stati Sovrani, il potere dell’Eterno Ieri

Si tratta di un potere statuale che stabilisce la divisione in caste della propria popolazione, dalla più alta, gli aristocratici, alla più bassa, i plebei, al di sotto dei quali ci sono i fuori-casta, i servi della gleba, che non hanno altra identità se non quella derivante dalla terra (gleba), di appartenenza al Signore.

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13 - Casta aristocratica

All’interno delle società politicamente costituitesi, emergono discriminazioni rispetto a gruppi che sono esterni al potere politico e all’identità culturale, nei confronti dei quali il potere politico si comporta sulla base della convenienza o meno di avere rapporti con essi. Sono queste le minoranze, che possono essere perseguitate dal potere politico, come nella storia europea è accaduto agli Ebrei e ai Rom.

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14 - Servi della gleba

(Per quanto riguarda la convenienza di avere rapporti con le minoranze da parte del potere politico statuale, la situazione non è cambiata. Nello stato di apartheid del Sud Africa i giapponesi sono stati considerati per legge “bianchi onorari”).

Agli Ebrei, che nello Stato Sovrano Spagnolo rivestivano ruoli economici importanti come banchieri, vennero sequestrati i beni e vennero espulsi dai territori spagnoli, al fine di appropriarsi delle loro ricchezze.

Con tale obbiettivo la Corona spagnola nel 1492 emanò gli Statuti Spagnoli sulla Limpieza de sangre, stabilendo una diversità della minoranza ebrea, rispetto alla stirpe originaria del popolo spagnolo. Su questa base viene decretata l’epurazione degli Ebrei dalla Spagna (e dei Rom). Epurazione sostenuta dall’Inquisizione spagnola, personificata nella figura di Tomas de Torquemada, braccio attivo della Chiesa Cattolica, nella politica dello Stato Sovrano. Come si evince, ci troviamo di fronte a una discriminazione che prelude alla teorie sulla razza.

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15 - Epurazione degli Ebrei dalla Spagna
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16 - Limpieza de Sangre, il rogo dei diversi
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17 - Contributo della Chiesa alla LImpieza de Sangre, il Cardinale Tomas de Torquemada

Nel periodo della formazione degli Stati Sovrani, le teorie discriminatorie su basi etniche hanno attinto ai valori trascendenti della religione cristiana.

Le diverse genti che popolano il mondo, per alcuni autori cristiani, sono discendenti di un progenitore comune che è Noé. Per tali autori la teoria prevalente sulla filogenesi della diversità delle popolazioni ha origine nella storia familiare di Noè e dei suoi tre figli: Cam, Sam e Iafet.

Cam, colpito dalla maledizione divina, dà origine a una famiglia con carnagione scura, che andrà ad abitare l’Africa. Alcuni esegeti delle Sacre Scritture pensano che il colore della pelle dei Camaniti sia generata da un’affezione del sangue.

I discendenti di Sam, secondo queste teorie, popoleranno il medio e il lontano Oriente; mentre i “pii”, discendenti del “pio” Iafet andranno ad abitare l’Europa e diventeranno cristiani.

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18 - Origini cristiane dell’inferiorità dei popoli africani - Cam, figlio maledetto di Noè, da cui discendono gli abitanti dell’Africa

Homo Sapiens e Homo Troglodytes - Un cambiamento radicale avviene con la Rivoluzione Francese. La Rivoluzione Francese segna il passaggio dal potere politico dell’aristocrazia, basata su presupposti astorici, alla borghesia, basata sul mercato, sullo sviluppo industriale, sul merito. Si tratta di un cambiamento epocale, che segna il passaggio dalla concezione della società su disegno divino, alla concezione laica della storia e della società come produzione dagli uomini.

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19 - Rivoluzione Francese, dall’origine divina alla razza nella classificazione delle popolazioni da superiore a inferiore
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20 - Avvento della borghesia e del mondo laico, la società come produzione storica

Le scoperte scientifiche mostrano che il mondo deriva da processi evolutivi delle leggi naturali, e non da principi metafisici, o dalla teologia, deriva da una concezione dinamica basata sulle leggi dello sviluppo della natura e della storia e non da una concezione statica della società in senso aristotelico.

Dal punto di vista dell’interpretazione della società, il positivismo, (vedi Comte) determina le leggi che regolano lo sviluppo della società come leggi storiche; mentre l’evoluzionismo di Darwin (lotta per la vita, selezione, sopravvivenza dei più forti), da lui teorizzato sulla base dell’esperienza del mondo zoologico, è stato utilizzato con un salto qualitativo dal mondo zoologico a quello umano, per giustificare e avallare le teorie razziste sulla diversità biologica del genere umano.

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21 - Evoluzionismo, lotta per la vita, sopravvivenza dei più forti

A partire dal XVII secolo, le grandi scoperte geografiche e la conoscenza di popolazioni aborigene, tanto diverse tra loro, e così lontane dall’identità e dall’organizzazione delle cosiddetta società civile europea, accentuano l’impostazione discriminatoria nel classificare le razze superiori, inferiori, conferendo il primato della razza superiore alla società europea, rispetto agli Altri: i selvaggi.

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22 - Società civile
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23 - Tribù aborigene considerate selvaggi

Nel ’700 iniziano le classificazioni delle “diversità” tra le popolazioni conosciute. Carlo Linneo, nell’ultima edizione del volume Systema Naturae, del 1758, avalla la concezione che il genere umano homo appartiene all’ordine dei primati, ed è costituito da due specie: Homo Sapiens, gli europei, e Homo Troglodytes, gli aborigeni, classificati come selvaggi. Alla specie dell’Homo Troglodytes appartengono le scimmie antropomorfe come gli Orangutang.

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24 - Homo sapiens e Homo Troglodytes

Nel 1765 Blumenbach, nel suo lavoro De generi humani, propone una classificazione delle razze umane, basata su osservazioni di tipo quantitativo come la forma del cranio, per determinare una superiorità e un’inferiorità tra popolazioni (base delle successive teorie di Lombroso).

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25 - Blumenbach, classificazione delle razze umane determinate sulla forma del cranio

Blumenbach, che oggi è considerato il padre dell’antropologia fisica, sostiene che la specie umana è una sola, distinta in cinque diverse razze: la caucasica, formata dagli abitanti dell’Europa, dell’Africa settentrionale, del Medio Oriente e dell’India; la mongolica, formata dagli orientali, ma anche da finlandesi e da lapponi, la etiopica, formata dalle popolazioni nere dell’Africa sub-sahariana; l’americana, formata dagli indigeni di quel continente; e in infine la malese, formata dagli abitanti del sud-est asiatico e della parte dell’Oceania a loro conosciuta.

Blumenbach afferma che l’uomo è nato nel Causaco, nell’area dove tutt’ora vivono le genti più belle, tra cui quelle europee, e che tutte le altre razze siano state il frutto di un processo evolutivo e, in qualche modo, degenerativo, della razza bianca originaria.

Sulla scia dell’elaborazione di Blumenbach, Carleton Stivens Coon elabora la seguente categorizzazione delle razze umane

IMMAGINE 26 – Sei individui delle cinque razze: congoide (uomo hausa), australoide (in

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26 - Sei individui delle cinque razze, congoide (uomo hausa), australoide (indigeno yali), mongoloide (sciamano dell’Amazzonia), caucasoide (islandese), capoide (boscimano)

Dalla categorizzazione di Blumenbach e di Stivens deriva l’uso dispregiativo dei termini mongoloide e boscimane nella nostra cultura.

 



  • CONSIDERAZIONI SUL RAZZISMO
    22 novembre 2018, di sandro meardi

    Gentile Dr.ssa Delle Donne,
    ho letto con molto interesse sia la prima che la seconda parte del Suo lavoro. Il profilo storico-antropologico che lo caratterizza è di assoluto rilievo e certamente stimola più di una riflessione su di un argomento che ancora oggi ci tocca e ci riguarda da vicino. Trovo però che un approccio solo di natura culturale al razzismo, non esaurisca completamente l’argomento. O, per spiegarmi meglio, ritengo che il "negazionismo" culturale sulle razze umane non sia d’aiuto alla sacrosanta battaglia contro il razzismo. Semmai il contrario.
    Vede dr.sa, non sono più molto giovane, e con l’avanzare degli anni certe comuni malattie, quali ad esempio l’ipertensione, tipiche della terza o quarta età come la vogliamo chiamare, finiscono con l’assillarci tanto da dover ricorrere a qualche farmaco. E’ così che leggendo il foglietto illustrativo di un farmaco, sono rimasto un pò perplesso davanti a questa scritta che testualmente Le ripropongo: "Alcuni pazienti di razza nera possono rispondere a questo medicinale in maniera ridotta, quando viene somministrato come unico trattamento, e possono aver bisogno di una dose più alta".
    Posto che non ho pensato nemmeno per un istante che i proprietari della casa farmaceutica distributrice del farmaco, siano per quanto scritto nel foglietto i nipoti di Hitler, ho però pensato che dietro un’affermazione come quella ci siano dietro anni di studi scientifici, di sperimentazione e di cauta somministrazione a pazienti di diverso colore della pelle. Capisco che un siffatto ragionamento, delicato e anche un pò coraggioso se mi consente, possa condurre ad una non lusinghiera valutazione, ma resto convinto ugualmente di una cosa. Chi non ama o quanto meno non rispetta gli animali, ad esempio un cane o un gatto, non lo fa per antipatia verso quella o quell’altra razza canina o felina, ma soltanto perché non educato a rispettarli. Altrettanto dicasi per gli esseri umani. La cultura, quella con la C maiuscola, dovrebbe servire allo scopo, come ha fatto Lei con il Suo lavoro, evitando le scorciatoie negazioniste pseudo-scientifiche. Con stima

    Sandro Meardi

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