Lo scopo di questo scritto è quello di sfatare definitivamente una serie di boiate e corbellerie, che circolano in letteratura, ma soprattutto avanzerà una proposta per demolire in maniera inoppugnabile il "prodigio"dello scioglimento del suo sangue in date prestabilite.
Tutti in cerca del sostegno, dell’occhiolino, della pacca sulle spalle da parte del santo delle ampolle. L’hanno invocato i re di diverse dinastie, affinché la loro sovranità fosse sancita da un’incoronazione popolare e sovrannaturale nello stesso tempo. Unti del Signore, ma pure da san Gennaro. In un’occasione ben precisa, fuori dalle tre date canoniche e significative, lo scioglimento sarebbe stato imposto con la forza delle armi.
- Artemisia Gentileschi: San Gennaro a Pozzuoli
È il celebre episodio del 1799, quando il generale Championnet per dare la legittimazione più all’occupazione francese che alla Repubblica Napoletana, visto che il sangue ritardava a compiere il prodigio, minacciò i religiosi. Secondo il racconto molto romanzato di quel geniaccio di Alexandre Dumas, il liquido nella teca prontamente si squagliò. Al primo patrono fu immediatamente appiccicata, dai lazzari e dai sanfedisti, l’etichetta di giacobino e per oltre venti anni il patrono di Napoli divenne S. Antonio Abate.
Fino ad ora abbiamo riportato testualmente uno scritto di Pietro Treccagnoli, una delle penne più sofisticate de Il Mattino e soprattutto valente napoletanista, il quale accetta senza riserve la favola del generale francese che induce sotto la minaccia dei fucili San Gennaro ha manifestare il suo prodigio. La cosa grave è che a questa falsità credeva anche Giuseppe Galasso, uno dei più celebri storici italiani, che confermò l’evento in pubblico nel teatro Bellini nel corso di un’affollata conferenza.
Dobbiamo essere grati a Maurizio Ponticello che, nel suo libro dedicato al patrono napoletano ha dedicato un corposo capitolo all’episodio, sottolineando che tra le carte ufficiali della Deputazione del Tesoro, dove puntigliosamente sono annotati tutti gli scioglimenti dal 1389 ad oggi, non vi è alcuna traccia del prodigioso evento “a comando" citato viceversa su tutti i libri di storia.
- Il tesoro di San Gennaro
Un’altra lampante falsità la troviamo nel Santuario di San Gennaro, sito lungo la via Domitiana, che sorse, secondo la leggenda, sul punto preciso dove san Gennaro e i suoi sei compagni furono decapitati.
Nella cappella destra della navata si venera una lastra sulla quale, secondo la tradizione, è stato decapitato il santo, la quale attira numerosi fedeli da ogni dove e in qualsiasi periodo dell’anno, poiché nei giorni che precedono l’anniversario della sua decapitazione le presunte tracce di sangue appartenenti al santo assumono ogni giorno di più un colore rosso rubino, mentre durante tutto il resto dell’anno la pietra è nera. Naturalmente si tratta di una bufala, infatti secondo inoppugnabili studi recenti è certo che la pietra sia in realtà il frammento di un altare paleocristiano di due secoli posteriore alla morte del martire, sul quale si sono depositate tracce di vernice rossa e di cera e che il tutto sia solo frutto di una suggestione collettiva.
Quando si parla di San Gennaro a Napoli e si mettono in luce falsità ed errori, bisogna stare attenti, perché il patrono gode della stima sviscerata non solo del popolo, ma anche di molti intellettuali.
Per scoprire uno degli errori più abusati: Napoli città dei sangui, basta aver frequentato con profitto le elementari, apprendendo che la parola sangue non possiede il plurale; per accertarsi che la decapitazione del santo, avvenuta secondo la leggenda il 19 settembre del 305, regnante l’imperatore Diocleziano, bisogna aver frequentato le scuole medie ed appreso durante le ore dedicate alla storia che a quella data l’imperatore era diverso; infine per intendere l’errore di liquefazione del grumo di sangue, bisogna aver frequentato le lezioni di fisica al liceo, acquisendo la nozione precisa di liquefazione, che consta nel passaggio di un corpo dallo stato gassoso allo stato liquido.
Vorrei concludere questa breve carrellata sul presunto prodigio, non parliamo mai di miracolo, perché la stessa Chiesa non lo riconosce come tale, proponendo al lettore una mia missiva sull’argomento, pubblicata nel 2015 su numerosi giornali, in primis il settimanale L’espresso, nella quale mettevo in risalto (e da allora il fenomeno si è ripetuto costantemente ad ogni scadenza canonica o fuori programma) che il sangue prelevato dalla cassaforte è già sciolto, cosa che probabilmente avviene durante l’anno decine di volte e basterebbe posizionare una micro telecamera a raggi infrarossi nella cassaforte per accorgersi del ripetersi a catena dell’evento. Per il prestigio di San Gennaro sarebbe un brutto colpo, ma finalmente la nostra città potrebbe entrare a testa alta nel mondo contemporaneo.
- Papa Francesco e il Cardinale Sepe
Anche durante la visita di Lech Walesa, pochi mesi dopo la liquefazione avvenuta in occasione della venuta a Napoli di papa Francesco, le ampolle di san Gennaro hanno ripetuto il prodigio (non chiamiamolo miracolo, perché anche la Chiesa non lo riconosce) divenuto oramai molto, troppo frequente.
Lo stesso pontefice a marzo era stato molto riservato sul fenomeno e pare che finalmente, grazie al suo coraggio, si è prossimi ad una pronuncia ufficiale sui miracoli… in serie che si producono a Medjugorie, dove hanno dato luogo ad un turismo religioso ed un giro di affari da far impallidire la stessa Lourdes.
In attesa che indagini serie, eseguite da una commissione internazionale di scienziati, sulle tante ampolle di sangue, appartenenti a santi meno famosi, ma soprattutto di proprietà di nobili famiglie napoletane, possa chiarire definitivamente la natura del fenomeno, sarebbe troppo indiscreto collocare una micro telecamera nella cassaforte dove sono conservate le ampolle del patrono di Napoli ed osservare se per caso durante i mesi trascorsi tra un prodigio e l’altro, la liquefazione non si ripeta continuamente e non unicamente nelle occasioni canoniche?
Di recente ho riproposto su vari quotidiani la questione, tra cui Il Corriere della Sera, il quale, letto e meditato dalla redazione del TG1, aveva indotto la direttrice ad invitarmi per una esaustiva trasmissione sull’argomento da tenersi in prima serata, ma mi sarei dovuto recare a Roma e soggiornarvi per due giorni, una circostanza che, date le mie precarie condizioni di salute, non mi è stato possibile, con grave danno per la mia vanagloria.
Achille della Ragione