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In Valsesia (Vercelli)

Il Sacro Monte di Varallo

Alla scoperta del più antico sacro monte dell’area piemontese lombarda
martedì 19 giugno 2007 di Luciano De Vita

Argomenti: Luoghi, viaggi


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Spesso d’estate passiamo alcuni giorni sul Lago Maggiore dai cugini che si sono lì ritirati. E per noi “terroni romani” una occasione per scoprire luoghi per noi nuovi ma ricchissimi di storia, di arte e paesaggi incantevoli.

Finalmente l’estate scorsa ho capito cosa sono i “Sacri Monti” di cui avevo avuto qualche notizia, ma francamente senza aver mai approfondito benché in quella zona tra Piemonte e Lombardia ce ne siano parecchi di varia grandezza e fama.

Risalendo la Valsesia su ottime strade che costeggiano il fiume si arriva a Varallo, la “capitale” della valle da circa 1000 anni. Una deliziosa cittadina di struttura medievale alla confluenza del Mastallone con il fiume Sesia, arricchita continuamente nei secoli da palazzi e opere d’arte per il suo importante ruolo economico e politico nella zona.

Spettacolare per la sua posizione la Collegiata di San Gaudenzio che domina la piazza V. Emanuele da uno sperone di roccia. Nella chiesa di Santa Maria delle Grazie invece colpisce la grandiosa parete divisoria tra lo spazio aperto al pubblico e quello riservato ai religiosi (nartece) totalmente affrescata con 21 episodi evangelici da Gaudenzio Ferrari (1513) al cui nome è dedicata la piazza antistante. Questa Santa Maria delle Grazie fu fatta costruire tra il 1487 e il 1493 da tale francescano Bernardino Caimi di cui parleremo tra breve come ideatore del primo Sacro Monte.

Una intricata rete di strade nel centro di Varallo permette di passeggiare tra ricchi e decorati palazzi antichi di varie epoche godendo di trovarsi tra queste interessanti architetture, per poi sfociare nel più moderno Corso Roma fiancheggiato da deliziose ville residenziali ottocentesche.

Sollevando lo sguardo in Piazza V. Emanuele si vedono dominare oltre un ripido verde pendio delle numerose costruzioni, quelle del Sacro Monte di Varallo che andiamo a scoprire.

Si racconta che il citato francescano milanese Bernardino Caimi fosse nella seconda metà del ‘400 Commissario a Gerusalemme per la tutela dei luoghi sacri. Doveva certamente avere una ottima preparazione tecnica come geometra o architetto, per cui si dilettò a rilevare, disegnare e misurare i più significativi luoghi della tradizione cristiana in Terra Santa. Tornato in patria trovò che la montagna sopra Varallo fosse il posto ideale per ricostruire lì delle riproduzioni dei luoghi santi, sempre più difficilmente da raggiungere per i pellegrini in Palestina per la presenza dei turchi che da poco si erano impadroniti dell’impero di Bisanzio. Pertanto ottenuta alla fine del 1486 l’autorizzazione papale a farsi dare i terreni dai signori del posto, cominciò a costruire il convento di Santa Maria delle Grazie e la “Nuova Gerusalemme”.

Nel 1491 la imitazione minuziosa della cappella del Santo Sepolcro fu terminata ed ad essa in breve tempo si aggiunsero la cappella dell’Ascensione e della Deposizione, le grotte di Nazaret e di Betlemme. Sulla spianata sommatale, scelta per rappresentare la città di Gerusalemme, fu costruito il Cenacolo, la chiesa della Dormizione della Vergine sul Monte Sion e il sepolcro della Madonna nella Valle di Giosafat.

La fama del Sacro Monte si arricchì presto anche grazie a presunte guarigioni miracolose e i pellegrini anche di alto rango diventarono sempre più numerosi. Nel 1514 fu pubblicata la più antica guida dei “Misteri” del Monte di Varallo. Il numero delle cappelle aumentò rapidamente e l’intero complesso fu rivisto e riorganizzato fino al 1528 dal molto famoso pittore, scultore, architetto Gaudenzio Ferrari che vi profuse notevole impegno.

L’idea iniziale di riprodurre i “luoghi sacri” della Palestina venne superato, volendo invece rappresentare tutti i momenti significativi delle sacre scritture, dal peccato originale di Adamo ed Eva alla Annunciazione e poi i passaggi chiave della vita di Gesù. Artisti di chiara fama sponsorizzati dai potenti dell’epoca, sia religiosi che laici, arricchirono sempre più le cappelle.

Con l’avvento della Controriforma si accentua il carattere drammatico delle narrazioni. Si tende sempre più a coinvolgere emotivamente i pellegrini che ripercorrono la storia sacra in un cammino che si dipana in salita nel bosco per giungere infine nella città santa rappresentata nella sua struttura urbana.

Dopo svariati rimaneggiamenti nelle epoche successive, oggi ci troviamo di fronte a questo pellegrinaggio composto da ben 43 “cappelle”, parte ospitate in manufatti singoli lungo un percorso a zig zag e parte alloggiate nei “palazzi” della “città”.

Effettivamente ci troviamo, anche come laici, di fronte a scene molto emozionanti, sia per la raffinatezza artistica che per la vivacità narrativa. Abbiamo statue tridimensionali organizzate prospetticamente su sfondi vivacemente affrescati. Oggi diremmo un quadro in 3D, ma a dimensione pressoché naturale ed a colori vivi. Lo spettatore si trova davanti a scene che sembrano quasi in movimento, come se ci fosse un fermo immagine.

Confesso che alcune scene sono veramente toccanti per la loro delicatezza ed espressività (l’Adorazione dei pastori, l’Ultima Cena, al tribunale di Pilato, ecc.), mentre altre sono decisamente truculente come la Strage degli Innocenti e le Tentazioni. Ho pensato alla emozione che dovevano provare i pellegrini dei secoli passati, specialmente le persone più semplici e meno letterate di fronte a queste ricostruzioni così parlanti. Certamente queste rappresentazioni erano state sponsorizzate dai potenti e dalle gerarchie ecclesiastiche con ben precisi intenti didattici

Mi è balzato immediatamente alla mente il paragone con i nostri tempi, quando nei periodi natalizi o pasquali le nostre TV ci propinano gli sceneggiati fatti ad hoc o “filmoni” hollywoodiani” di storie religiose che vorrebbero infondere negli spettatori emozioni religiose. Un parallelo ? forse, ma adesso abbiamo le interruzioni pubblicitarie!

P.S.

Siti sul Sacro Monte di Varallo

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