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IMPRESSIONISTI al Vittoriano

Dal Museo d’Orsay incontro “Tête à tête” con i protagonisti della Parigi della II metà dell’Ottocento
domenica 1 novembre 2015 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Dopo il successo della mostra del 2014 dedicata al Museo d’Orsay, il Vittoriano collabora nuovamente con il celebre museo parigino accogliendo una sessantina di sue opere pittoriche e scultoree nella mostra “Impressionisti. Tête à tête” (dal 15 ottobre 2015 al 7 febbraio 2016). Un successo annunciato e, in verità, meritato, perché questa volta si entra nell’intimità dei protagonisti e della società parigina della loro epoca (II metà dell’Ottocento), come suggerisce il sottotitolo della rassegna, con capolavori assoluti come Il balcone di Manet, L’altalena di Renoir, L’atelier di Bazille o la Donna con caffettiera di Cézanne.

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L’esposizione, realizzata da Comunicare organizzando con il coordinamento generale di Alessandro Nicosia, è curata da Guy Cogeval, presidente dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie con la curatela scientifica di Xavier Rey, direttore delle collezioni e conservatore del dipartimento di pittura del Musée d’Orsay e di Ophélie Ferlier, conservatore del dipartimento di sculture.

Questa volta non è la natura (protagonista nel passato di altre mostre), ma il ritratto a farla da padrone. Il pittore celebra sé stesso e insieme i propri amici. È un ritratto che va oltre la rassomiglianza, perché gli artisti colgono l’istante, o meglio l’impressione, e ne danno un’immagine diversa da quella del passato: un’immagine d’intimità della persona raffigurata, nel suo ambiente e con una nuova luce.

L’impressionismo è una delle più celebri correnti artistiche, ma è anche la più difficile da definire e da circoscrivere, pertanto troviamo in mostra artisti che non rientrano a pieno titolo nel gruppo, ma che in qualche modo colgono la modernità che è nell’aria, perché in fondo la rivoluzione degli impressionisti consiste proprio nel sentirsi a proprio agio nel presente, senza guardare al passato, se non con una certa ironia, e rifiutando l’accademismo per preferire la pittura en plein air. In effetti, come affermava il critico Edmond Duranty nel 1876, “la prima idea è stata di togliere la barriera che separa l’atelier dalla vita comune… bisognava far uscire il pittore dal suo guscio, dal suo chiostro… e ricondurlo fra gli uomini nel mondo”.

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La società che viene rappresentata in mostra è tutt’altro che anonima, perché troviamo i nomi degli intellettuali dell’epoca, come quello di Victor Hugo, forse il più grande letterato dell’Ottocento, il cui genio emerge con forza straordinaria dal busto eseguito da Auguste Rodin. Si racconta che Hugo rifiutò di posare per lo scultore, ma Rodin riuscì comunque a eseguire il busto-ritratto che vediamo in mostra, dopo aver osservato e memorizzato i tratti dello scrittore nella sua casa nell’arco di due mesi.

Altro celebre letterato ritratto è Stéphane Mallarmé (notissimo è il suo poema “Il pomeriggio di un fauno”, pietra miliare del simbolismo in Francia), raffigurato in un olio di Manet in atteggiamento rilassato.

Altre volte il protagonista non è un letterato ma comunque l’ispiratore di un personaggio letterario, come il conte Robert de Montesquiou-Fezensac (ritratto dallo scultore russo Paul Troubetzkoy), che avrebbe ispirato la figura dell’esteta Des Essaints nel capolavoro di Huysmans “A rebours” (A ritroso). Nel curioso intreccio tra i vari personaggi raffigurati, incontriamo anche il musicista Claude Debussy ritratto da Marcel Baschet. Di Debussy non si può non ricordare che compose il “Preludio al pomeriggio di un fauno”, un’opera sinfonica chiaramente ispirata al poema di Mallarmé e considerata il prototipo dell’impressionismo musicale.

E poi ci sono loro, i protagonisti dell’Impressionismo, Degas raffigurato in un suo Autoritratto e ancora a 72 anni da Paul Paulin, Renoir raffigurato da Bazille con i piedi su una sedia, quasi a sottolineare la sua sfrontatezza giovanile, Monet raffigurato egregiamente da Renoir, Manet raffigurato da Charles Durant, detto Carolus-Duran, Rodin ritratto in bronzo da Troubetzkoy, e ovviamente non mancano le immagini dei familiari e di molti altri ancora.

Le donne e le bambine raffigurate da Pierre Auguste Renoir, forse il più prolifico ritrattista del movimento, trasmettono indubbiamente un’idea di morbida e delicata intimità femminile, dolce e al tempo stesso carnale. Nell’Altalena è la luce e il colore a segnare l’attimo, con quelle ombre blu che caratterizzano la sua tavolozza e i rosa usati a evidenziare le macchie di sole sul vestito della giovane in piedi sull’altalena. Renoir dipinse questo dipinto all’aperto nel giardino della sua casa a Montmartre, abbinando il suo amore per il paesaggio, che condivideva con il suo amico Claude Monet, con la predilezione per la figura umana.

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Estremamente elegante e sensuale è Madame Charles Max del nostro Giovanni Boldini, un artista dalla pittura vivacissima, particolarmente attratto dalle belle donne, che a loro volta ne decretarono il successo mondano e artistico. Decisamente vibrante nel suo puntinismo è la Donna con fazzoletto verde di Camille Pissarro. Pure fresca e luminosa appare la Giovane donna in abito da ballo di Berthe Morisot. Questa pittrice impressionista, cognata di Manet, è stata a sua volta ritratta nel Balcone di Manet (è la donna a sinistra), un quadro che quasi ci abbaglia per via degli abiti bianchi delle due donne in primo piano, che contrastano con l’oscurità dell’interno dell’abitazione, dove compare un uomo con una vistosa cravatta azzurra.

Edouard Manet, che in realtà non aderì mai ufficialmente al movimento impressionista, ma che ne fu in un certo senso il precursore, diede scandalo negli ambienti ufficiali sia per i soggetti scelti (pensiamo ai nudi “sfacciati” dell’Olimpia o della Colazione sull’erba, che non erano certo legati a personaggi mitologici, come si usava prima di allora) sia per la scelta di abolire il chiaroscuro, preferendo la bidimensionalità spaziale alle ferree regole dell’arte da Salon.

Un altro grande protagonista di questa mostra è Edgar Degas, pittore e anche scultore di ballerine (ma non solo), che con grande maestria fissa un mondo variopinto colto nell’immediatezza del gesto. La ballerina per lui non è che il mezzo per rendere le infinite possibilità di cogliere il corpo umano nello spazio e l’impalpabilità dei tessuti.

Meno noto, ma di notevole talento, è Frédéric Bazille, vicino alla grande tradizione del realismo di Gustave Courbet (pure presente in mostra col ritratto di Madame Proudhon), che tiene salda, analogamente a Cézanne, l’importanza della forma, in armonia con la luce forte del sud della Francia, che incide sulle cose individuandone piani e contorni.

Paul Cézanne, come si vede nell’Autoritratto e nel Giocatore di carte, rifiuta il disfacimento degli oggetti nella vibrazione della luce, che è una delle caratteristiche dell’Impressionismo, per ridurre la forma ai suoi termini essenziali. Decisamente rigoroso diviene il controllo formale-costruttivo dell’immagine che acquista quasi una sua classica monumentalità, come nella Donna con caffettiera, che pur trattandosi presumibilmente di una cameriera dal volto quasi mascolino, assurge ad una dimensione universale di icona muliebre.

P.S.

Dal Musée d’Orsay IMPRESSIONISTI Tête a tête”

Complesso del Vittoriano, via di San Pietro in Carcere, Roma
Dal 15 ottobre 2015 al 7 febbraio 2016
Orari: dal lunedì al giovedì 9.30 – 19.30; venerdì e sabato 9.30 – 22.00; domenica 9.30 – 20.30
Costo del biglietto: € 12 intero; € 9 ridotto
Catalogo Skira
Info: tel. 06/6780664

Le immagini, tranne quelle firmate N. Fiori, sono: © photo Musée d’Orsay / RMN


 

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