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Fan Zeng. La sinfonia delle civiltà

In mostra al Vittoriano le opere del grande pittore contemporaneo cinese.
mercoledì 1 luglio 2015 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Nato nel 1938 nella provincia cinese del Jangsu, Fan Zeng è un poeta, pittore e intellettuale di spicco della Cina contemporanea, discendente di una conosciutissima famiglia di letterati che si sono succeduti per 13 generazioni (450 anni). La sua pittura, improntata a un “ritorno al classico e al naturale”, è ospitata al Vittoriano (Ala Brasini, ingresso gratuito) dal 1° luglio al 27 settembre nella grande mostra “Fan Zeng. La sinfonia delle civiltà”, in occasione del 45° anniversario dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e la Repubblica Popolare Cinese.

L’esposizione porta per la prima volta in Italia le opere di questo artista che, come sottolinea il curatore Louis Godart, “riesce a esprimere magnificamente la millenaria cultura cinese”, permettendo al tempo stesso una sorta di confronto tra i nostri mondi apparentemente molto lontani tra loro, ma che hanno avuto già nel passato importanti contatti.

Negli ultimi decenni i cinesi, con la presenza duale e conflittuale del comunismo e del capitalismo, sono cresciuti vedendo cambiamenti radicali, che hanno alterato profondamente il paesaggio e l’assetto urbano. Nell’arte ha preso forma una nuova sensibilità, con forme forse non molto dissimili da quelle occidentali, ma con un diverso linguaggio. Nelle opere di Fan Zeng è prevalsa la riflessione sulla propria identità, con un ritorno ai temi classici dell’arte cinese tradizionale. La sua pittura è costantemente abbinata alla calligrafia e alla scrittura, evidenziando così un momento d’incontro tra arte e cultura.

La scrittura è, secondo le parole di Godart, “l’unico strumento che consente all’uomo di strappare qualcosa all’oblio e alla morte”. Nel caso di Fan Zeng è l’occasione per esprimere, anche poeticamente, i suoi sentimenti. La tradizione, poi, è “la memoria collettiva dell’umanità”. Essa include tutto, abbraccia ogni cosa.

Le sue linee sono purissime e le sfumature, le emozioni più complesse e gli stati d’animo sono espressi con raffinata naturalezza. Alla base c’è questo principio estetico: ”prendere la poesia come anima e la calligrafia come ossa”. Un altro principio fondamentale è che “la grandiosità dell’arte non risiede nell’esprimere il dolore del cuore, ma nel risolverlo. La grande arte dà grande consolazione all’anima, liberandola dalla sua gabbia”.

Il risultato finale del dipinto Bada Shanren è la sua concisione, la sua squisita realizzazione in poche parole, il puro raggiungimento della non-azione del Grande Saggio. Ricordiamo che Bada Shanren è lo pseudonimo di Zhou Dha, pittore e calligrafo del Seicento (1626-1705).

Ji Gong, un altro saggio cinese, è rappresentato “naturale, libero sfrenato, che cammina per il mondo con un vecchio ventaglio di foglie di palma”. Ne viene fuori l’idea del “Pazzo”, che in realtà è “un essere soprannaturale che pensa in modo indipendente, che capisce chiaramente cosa merita di essere amato e cosa di essere odiato, che rimane al di sopra della politica e degli inseguimenti materiali”.

La meditazione del Bodhidharma è un altro dipinto dove il Maestro cerca di mostrare “la sua visione esigente della vita e l’inverso, il suo sguardo limpido e tranquillo, che sono espressione del suo vasto e onnicomprensivo cuore”. Qualcosa che ci fa pensare alla perfetta saggezza, all’illuminazione del Buddha.

Da quel grande intellettuale qual è, Fan Zeng è attratto da altri uomini di cultura, anche europei, come Victor Hugo, Balzac, Mark Twain, Albert Einstein, e in particolare dal nostro Michelangelo, immagine veicolare della mostra, che ci colpisce particolarmente per l’espressività degli occhi, e che troviamo in qualche modo a lui vicino per quel suo essere artista e poeta al tempo stesso.

In questa sinfonia di culture, ovvero di dialogo tra la nostra civiltà occidentale e quella orientale del Maestro, ci sono anche altri italiani famosi, come Dante, Marco Polo e Matteo Ricci, il gesuita che all’inizio del Seicento introdusse la cultura scientifica occidentale nella Cina degli imperatori Ming, raffigurato accanto a Xu Guangqi.

Pur nella prevalenza della figura umana, ritratta con attenzione alla psicologia, l’arte di Fan Zeng sa fondere elementi tipici della pittura di paesaggio e di quella floreale, oltre alla scrittura calligrafica che ci rimanda alla grande tradizione. I titoli sono decisamente poetici. Come per esempio in “Le nuvole si ritraggono controvoglia dalle montagne”, oppure: “Non so altro di questi monti se non le loro nuvole”.

Anche il dipinto che raffigura Dante e Beatrice viene presentato poeticamente con le parole “Galleggiando verso il Paradiso”, mentre il ritratto di Niccolò Paganini diventa “La brezza di Genova”.

P.S.

FAN ZENG. La sinfonia delle civiltà

Complesso del Vittoriano, Via San Pietro in Carcere, Roma
Dal primo luglio al 27 settembre 2015
Orario: 9,30-19,30
Ingresso gratuito
Info: tel. 06 6780664


 

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