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Francesco Il Santo

Francesco. Il Santo. Una grande mostra a Rieti

La figura del santo attraverso un centinaio di capolavori artistici
domenica 24 giugno 2012 di Nica Fiori

Argomenti: Mostre, musei, arch.
Argomenti: Religione


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Con l’espressione “pazzi di Dio” sono stati definiti alcuni mistici (orientali e occidentali) che, nella loro ricerca dell’Assoluto, si sono distinti per un’ispirata e ineffabile gioia spirituale che, inebriandoli completamente, li rendeva decisamente singolari agli occhi della gente comune. San Francesco d’Assisi, vero “giullare di Dio”, inizialmente non è stato compreso dal mondo circostante, prima di tutti dal padre Pietro di Bernardone, ma nonostante ciò è andato avanti nel suo amore assoluto per Dio e il suo creato, rifiutando tutti i beni materiali in una sorta di sposalizio mistico con Madonna Povertà, e giungendo perfino a immedesimarsi con Cristo nel momento in cui ricevette le stimmate sul monte della Verna.

Sofferenza nel corpo, ma gioia nello spirito: è questo il messaggio che traspare da diversi capolavori artistici che lo raffigurano e che vengono esposti nella grande mostra “Francesco, il Santo. Capolavori nei secoli e dal territorio reatino”, che si tiene a Rieti dal 16 giugno al 4 novembre 2012. Articolata in tre diverse sedi, la mostra, ideata dalla Soprintendente per i beni storici artistici ed etnoantropologici del Lazio Anna Imponente e da Gianfranco Formichetti, propone un centinaio di opere allo scopo di promuovere la conoscenza del Santo sul piano iconografico e artistico e allo stesso tempo di valorizzare l’importanza del territorio reatino nella sua vicenda biografica e nella storia del francescanesimo.

Proprio nel Reatino, disposti a corona sui colli che sovrastano la Valle Santa, quattro monasteri francescani sono legati a particolari momenti della vita del Santo. A Poggiobustone, dove giunse nel 1209, ebbero luogo le intense esperienze di preghiera che fecero maturare in lui la decisione di recarsi a Roma per chiedere l’approvazione della prima Regola a Innocenzo III. A Greccio nel 1223 decise di celebrare il Natale realizzando il primo presepe vivente. A Fontecolombo scrisse nell’autunno del 1223 la Regola definitiva dell’Ordine, che fu approvata da Onorio III. Qui subì, inoltre, nel 1225 un intervento agli occhi, legato al tentativo di guarire dalla grave malattia che il Santo aveva contratto probabilmente in Egitto, durante la quinta crociata, e che lo rendeva quasi cieco. Il santuario della Foresta, infine, è legato al miracolo dell’uva, quando i pellegrini che si erano recati dal Santo rovinarono la vigna di un povero prete, che ebbe, però, dopo la vendemmia una quantità di vino assai superiore a quella prevista.

È proprio in questi luoghi appartati, immersi nella natura, che si possono rintracciare le orme di colui che si fece povero tra i poveri per amore di Dio e che rimane ancora oggi un modello di fraternità universale, in grado perfino di parlare agli animali. Il francescanesimo ha lasciato tracce importanti anche nell’architettura e nell’arte locale, ma, essendo stata finora la zona di Rieti poco frequentata da turisti e pellegrini, attratti dalla più nota Assisi, era ora che si facesse qui una mostra in grado di far conoscere il suo rilevante patrimonio storico e artistico.

Nella prima sede espositiva, il Museo Civico di Rieti, sono stati raccolti capolavori artistici provenienti da musei italiani, che vanno dal Duecento ai giorni nostri, in particolare le raffigurazioni di Cimabue e Margaritone d’Arezzo per il Medioevo, Antoniazzo Romano, Correggio e Tiziano per il Rinascimento, Pietro da Cortona, Trophim Bigot (detto il Maestro della Candela) e Annibale Carracci per il Seicento. Questi ultimi due pittori sono accomunati dall’aver scelto entrambi come soggetto San Francesco in preghiera, con tanto di teschio a ricordare la cara Sorella Morte, anch’essa degna di essere amata come il resto del creato. Giambattista Tiepolo e Alessandro Magnasco sono stati scelti per il Settecento, Domenico Morelli per l’Ottocento, Duilio Cambellotti e Adolfo Wildt per il Novecento, per arrivare infine alla tela di Mimmo Paladino (1993), utilizzata come logo della mostra, e alla grande scultura in bronzo di Norberto (2006), collocata all’esterno del museo, raffigurante “Il pellegrino di Assisi”, ovvero il giovane Francesco che, in groppa al suo destriero, torna dalla guerra (quella tra Perugia e Assisi conclusasi con la vittoria di Perugia), dopo un anno di prigionia. Il giovane, fornito di elmo e armatura, sembra prostrato e addolorato da ciò che ha subito e allo stesso tempo immerso in quelle meditazioni su Dio e la sua opera, che diverranno ben presto per lui pane quotidiano.

Nel Salone delle Udienze del Palazzo Papale, che ospita il Museo dei Beni Ecclesiastici, sono esposte le opere provenienti dal territorio reatino: dipinti, sculture e preziosi paramenti sacri, che testimoniano l’alta qualità della produzione artistica locale. Oltre agli affreschi staccati dalla Chiesa di San Francesco a Rieti, si segnalano le tele di Vincenzo Manenti, Giovanni Paolo Cardone, Francesco da Castello, la Crocifissione proveniente dalla chiesa di Santa Caterina ad Amatrice e la grande tela, proveniente da Leonessa, raffigurante l’Incoronazione della Vergine con i Santi Giovanni Battista, Maria Maddalena e Francesco, recentemente restituita al caravaggesco Bartolomeo Manfredi, una preziosa pianeta quattrocentesca eseguita da una bottega centroeuropea e alcune splendide tavole. Per queste ultime la Soprintendenza ha promosso una serie di restauri. Si segnalano in particolare gli sportelli quattrocenteschi conservati nel Palazzo Comunale di Scandriglia e la tavola, datata 1562, raffigurante la Crocifissione con la Vergine, San Giovanni Evangelista, Maria Maddalena e i Santi Francesco e Antonio di Padova, proveniente dalla chiesa dell’Assunta a Tarano.

La mostra prosegue nella Fondazione Varrone, dove sono stati raccolti codici, incisioni, stampe, reliquiari, abiti, testimonianze vive e concrete della storia del movimento francescano nel territorio reatino. Tra gli oggetti esposti vi sono i magnifici codici in pergamena con le Decretales di Innocenzo III e Gregorio IX, una copia del Corpus Iuris Canonici e un pontificale romano che per l’antichità e il sontuoso apparato decorativo sono tra le testimonianze di maggior pregio della Biblioteca Paroniana di Rieti. È in mostra anche la Regola dei frati minori, illustrata da Cristoforo da Varese e la traduzione in volgare della biografia ufficiale di San Francesco, la Legenda maior, scritta in latino da Bonaventura da Bagnoregio.

P.S.

“Francesco, il Santo”

Museo civico di Rieti (in piazza Vittorio Emanuele II); Museo dei Beni Ecclesiastici della Diocesi di Rieti (in via Cintia, 83); Sala Mostre Fondazione Varrone (in via dei Crispolti, 24).

Orario: dalle 10 alle 19 (ultima entrata alle 17), chiuso il lunedì


 

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