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I capolavori etruschi di Villa Giulia e Villa Poniatowski

I nuovi allestimenti dedicati a Veio, Umbria e Latium Vetus nel Museo Nazionale Etrusco
mercoledì 1 febbraio 2012 di Nica Fiori

Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Il Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia si è ampliato, grazie a quattro nuove sale dedicate ai tesori di Veio, in parte relegati finora nei depositi, e soprattutto con l’apertura della vicina Villa Poniatowski (visitabile su prenotazione), dove sono esposte le collezioni dell’Umbria e del Latium Vetus. La visita di questo museo diviene in questo modo qualcosa di unicum, perché consente ai visitatori di ammirare, oltre ai capolavori dell’arte etrusca, ben due ville storiche di eccezionale bellezza.

I nuovi allestimenti riguardano uno dei grandi centri dell’Etruria meridionale, la cui storia si è intrecciata fin dalle origini con quella di Roma. Nel periodo di massimo splendore, attorno al VI secolo a.C., Veio aveva una superficie di 180 ettari e il suo territorio comprendeva il porto di Fregene (ora Maccarese), le saline al mare e i Septem Pagi, ovvero sette villaggi sulla sponda destra del Tevere. Fu proprio la sua posizione prossima all’estremo corso del Tevere, a soli 17 km da Roma, a segnare le sue vicende storiche, ovvero una lotta ostinata con Roma, che sembrava non dovesse mai finire, finché la città etrusca non venne conquistata da Furio Camillo nel 396 a.C., dopo un assedio decennale paragonato dagli autori latini a quello mitico di Troia. Tra le opere d’arte di Veio, si ricordano le splendide statue del VI secolo a. C. che ornavano uno dei templi più importanti dell’Etruria, quello in località Portonaccio, dedicato a diversi dei.

Se in realtà un tempo era Minerva la divinità principale, attualmente è Apollo la vera star del tempio. E questo da quando, nel 1917, sono state ritrovate delle straordinarie statue in terracotta policroma raffiguranti Apollo ed Ercole. Nel nuovo allestimento possiamo finalmente ammirare insieme queste due figure, che celano ancora sotto un’espressione arcana e sorridente tutta la loro originaria grandezza e potenza. Entrambe si riferiscono alla mitica lotta per il possesso della cerva dalle corna d’oro sacra ad Artemide, che si concluse con la vittoria di Ercole.
C’è chi ha visto in ciò un’allusione alla supremazia di Veio, il cui regime tirannico è impersonato da Ercole, sulla vicina Falerii, che aveva in Apollo la sua divinità protettrice. Altre terrecotte raffigurano Apollo bambino che, in braccio alla madre Latona, sta per uccidere il serpente Pitone, custode dell’oracolo delfico. Questo episodio si riferisce al culto del dio nella sua qualità oracolare, aspetto che sembra confermato dal ritrovamento di statuine di Apollo nell’iconografia del citaredo, cioè di musico e di profeta. Le statue dovevano essere collocate sul tetto, a formare una serie di gruppi, e sono presentate ora in connessione con le rispettive basi a sella che ne permettevano il collocamento a 12 m di altezza.

Dalle necropoli veiensi provengono straordinari corredi funerari dell’VIII-VII secolo a.C., rinvenuti nel corso del Novecento e relegati finora nei depositi del museo. Carichi di valori simbolici che sottolineano l’alto rango dei personaggi, si mostrano ai visitatori in tutta la sontuosità dei loro apparati, come nel caso della tomba del re-sacerdote, comprendente un armamentario bronzeo, che coincide con quello dei sacerdoti romani Salii, sacri a Marte, ai quali era affidata in età regia la celebrazione di processioni rituali.
Ma ancora più affascinanti sono forse le immagini delle più antiche tombe etrusche dipinte (precedenti a quelle celeberrime di Tarquinia), riferibili intorno ai primi decenni del VII secolo a. C., come la Tomba dei Leoni ruggenti, così chiamata dal fregio di belve dall’aspetto minaccioso dipinto sulla parete di fondo e quella delle Anatre, dove cinque uccelli acquatici sono stati dipinti con rara eleganza, mentre si muovono tutti verso un letto a baldacchino. Anche queste tombe sono accompagnate dagli oggetti dei loro corredi.

Le novità del museo proseguono a Villa Poniatowski, acquisita dallo Stato nel 1988 e sottoposta a un complesso lavoro di restauro. Realizzata sul finire del Settecento da Giuseppe Valadier su incarico di Stanislao Poniatowski, nipote dell’ultimo re di Polonia, la villa ebbe in seguito altri proprietari, in particolare la famiglia Riganti che nell’antico “giardino di delizie” realizzò una conceria.
Tutta l’area è andata poi incontro ad un lungo periodo di abbandono e di progressivo decadimento, con insediamenti abusivi sia di abitazioni sia di officine, come pure di studi concessi in affitto a noti pittori, quali Afro, Boille, Dorazio e Perilli. Durante i lavori di restauro sono venute alla luce testimonianze delle fasi preesistenti all’architettura del Valadier, quando la proprietà apparteneva ai Cesi, e sono riemersi cicli pittorici e decorativi che erano stati occultati, come quelli che ora si ammirano al piano nobile nella Sala Indiana e nella sala Egizia, o in quella dell’Ercole Farnese al pianterreno.

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Prof. Massimo Pallottino
Il celebre etruscologo

In quest’ultima sala sono stati collocati i reperti dell’Umbria, ovvero provenienti da Terni, Nocera Umbra, Gualdo Tadino e Todi, le cui necropoli in particolare hanno restituito corredi di altissimo livello (V-III secolo a.C.), come nel caso della tomba “degli Ori”, appartenuta a una dama di alto rango. Al piano nobile troviamo i tesori del Latium Vetus, con importanti resti di edilizia sacra e depositi votivi. Ricordiamo tra gli altri i reperti relativi a Lanuvio (tempio di Giunone Sospita, 500 a.C.), Segni, Gabii, Nemi, e soprattutto Satricum e Palestrina. Da Satricum provengono eccezionali reperti del celebre santuario dedicato a Mater Matuta, la divinità italica che era insieme preposta alla luce del giorno (“matutina”) e alle nascite.
Da Palestrina invece provengono i ricchissimi corredi di stile orientalizzante delle tombe Bernardini e Barberini, con avori intagliati e straordinarie oreficerie. Sempre a Villa Poniatowski, e più precisamente nell’Essiccatoio delle ex Concerie Riganti ha trovato sede la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Etruria Meridionale, dove è confluita anche la biblioteca dell’illustre etruscologo Massimo Pallottino.

P.S.

Museo Nazionale Etrusco, Piazzale di Villa Giulia, 9; aperto da martedì a domenica, dalle 8,30 alle 19,30; chiuso il lunedì; tel.063226571, www.villagiulia.beniculturali.it

Le foto di Villa Poniatowski sono di Fulvio Fugalli, mentre quelle dei reperti sono di Mauro Benedetti


 

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