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Ricordi ed Emozioni (Pisticci 2005)

Ricordi ed Emozioni

Poesie di Antonio di Giulio
lunedì 4 aprile 2011 di Odino Grubessi

Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Poesia
Argomenti: Antonio di Giulio


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Poesie ed immagini di un lucano di Pisticci, innamorato del suo paese, e trapiantato a Roma.

“.. Bianca sul suo colle argilloso la piccola città silente, sovrana coronatrice del vasto paesaggio tra i fiumi Basento e Cavone, svetta da vie tortuose e chiare

Così Concetto Valente descrive Pisticci, la città natale del poeta Antonio di Giulio.

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Fig.-1 - Veduta di Pisticci, Matera

Antonio di Giulio, nato a Pisticci il 9 ottobre 1928, laureato in giurisprudenza, dirigente generale nell’Amministrazione dello Stato, ha pubblicato numerosi articoli di economia industriale.

Sin dalla giovinezza, però, ha avuto una predilezione particolare per la poesia e per la letteratura in generale.

Oggi, trapiantato nella Capitale, ha dato alle stampe i suoi “ Ricordi ed emozioni” raccolta di più di 100 poesie e disegni dei quali ci pregiamo di pubblicarne un piccolissimo stralcio.

La raccolta è divisa in tre parti: I canti della mia Terra, Emozione e Spaziando.

Si riporta qui una selezione per ogni parte sperando che susciti le stesse emozioni che ha suscitato in noi.


Il paese delle rondini

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Fig.-2 - Il paese delle rondini
 
Sui tetti coperti
di tegole antiche
d’un bianco paese
disperso lontano,
allegre brigate
di rondini sono
tornate a garrire
nel cielo d’aprile;
tra poco, di sotto
i balconi, faranno
i nidi d’argilla,
fasciati di piume.
Sui prati è fiorita
la nuova stagione:
le rame del pero
son pregne di gemme
novelle, le siepi
vestite di spini
nevati e le valli
di primule gialle.
Davvero è tornata
più viva la vita.
Sfuggiti alla mano
di mamme, i bambini
di grida festose
han pieno le strade.
Mirando cotanto
tripudio, tornare
vorrei tra loro,
gridando per via
la gioia o la pena
che dentro mi morde
Ma il tempo dei giochi
è finito; nel fondo
d’un vecchio cassetto
son chiusi per sempre
i sogni, e da tempo
ne ho perso la chiave.
E ancora nel sogno
risento guizzare
d’uccelli nel sole
dell’arsa mia terra;
sentieri battuti
percorre il pensiero,
cercando ricordi
e rifugi d’amore.
Attorno alla casa
che un tempo fu mia
non vedo nessuno;
mia madre è partita;
davanti la porta
son nate le ortiche.

Il gabbiano bianco

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Fig.-3 - Il gabbiano bianco
 
Ferito da un raggio
di sole, librato
nel cielo, solingo
veleggia su rive lontane
un bianco gabbiano.
Sospeso nell’aria
volteggia, calando
sul mare nel letto
s’adagia del vento,
poi s’alza, s’impenna,
traversa le nubi
in cerca di nuove visioni.
Seguendo la scia
di grossi barconi
corrosi dal sale,
imbecca, planando
sull’acque, rifiuti di pesce.
Di notte, disceso
su coste remote,
cullato da lente
risacche, mirando
baleni d’argento
d’ignoti paesi,
beato s’addorme sul lido.
All’alba lasciata
la terra, al vento
spiegate le bianche
sue vele, remeggia
di nuovo sui campi del cielo.
Volando in balìa
del vento, si posa
su un piccolo scoglio,
felice di stare
lontano da questo
deserto di pietra.

Lager

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Fig.-4 - Lager
 
E pianti silenti
di morti viventi
io sento stasera
da lager lontani
coperti di nebbia.
Stipati in immensi
casoni, con pochi
respiri affannosi
finirono a terra
i senza speranza.
Con gli occhi sbarrati
invano rifugio
cercarono i bimbi
al seno di mamme
nel buio violate.
Nessuno di noi
li vide cadere
tra grida strozzate
da gas asfissiatnti.
Passati tant’anni,
ancora rabbioso
il gelido vento
mi porta lamenti
di mamme morenti.
Da vecchie baracche
di legno si leva
un grido straziante
di tanti milioni
di Stelle di David.
 

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