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Il Castello Rebibbia

Favole da Rebibbia (Internet)

Una raccolta di favole per bambini da Rebibbia

Dal Carcere di Rebibbia Achille della Ragione scrive queste favole
lunedì 1 aprile 2013 di Savino De Rosa

Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Opinioni, riflessioni
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Achille Della Ragione


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Immaginarsi rinchiusi, lontano dall’affetto dei cari e da quello dei piccoli che non capiscono il perché di una lontananza ed un’ assenza così lunga e soffrono e chiedono, e voler inviare ad essi un dono anche se intangibile, ma pieno di valori e di immagini. Così nasce l’idea di Achille di trasformare le esperienze, le relazioni, le sofferenze di una vita di costrizione in favole, leggendo le quali tutti noi, ma in particolare i piccoli possano fantasticare e pensare il loro caro come un valoroso condottiero impegnato a combattere feroci pirati, per liberare tutti i suoi compagni dalla disumana costrizione.

Quando, durante le festività Natalizie, lessi tutte d’un fiato e per la prima volta le favole per bambini scritte dal carcere di Rebibbia da Achille, cercai di trovare in esse il messaggio che egli voleva inviare a tutti noi, che viviamo nella condizione di agire secondo il nostro libero arbitrio, non prigionieri costretti, come lui dice, dai pirati. Le ho rilette tante volte per percepire in ognuna di esse tristezza, malinconia, ma forza interiore, amore e rispetto degli altri, voglia di riscatto che accomuna e da coraggio. Le immagini che tanto colpiscono i bambini, Rebibbia appare come un castello con torri merlate, a sinistra un cielo terso con un sole splendente e sulla destra la notte, tranquilla con una falce di luna e dal comignolo coriandoli colorati, così come le lingue di fumo. Ci sono le grate ma si perdono nella policromia dell’insieme, e la nave dei pirati, disegnata con i pastelli dal nipotino Leonardo e tutte le altre immagini, foto ci danno una rappresentazione di vita vissuta in amicizia e gioia nella comunità.

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La nave dei pirati

Questo è il dono di Achille per Natale, ha raggiunto e commosso noi adulti, ha raggiunto ed entusiasmato i piccoli che hanno capito il perché della sua assenza e lo hanno eletto a loro prode condottiero. Ma a noi adulti ha voluto trasmettere anche la sua visione cristiana del mondo, non creato solo per uomini, ma anche per la natura, che sia essa una fonte, un albero, un animale. L’amore, il rispetto e la dedizione per i suoi compagni, che molte volte qui fuori, viene trascurato e a volte mercificato, è un valore formidabile che completa il suo messaggio. Ogni favola è una dedica ai suoi compagni e che li ha fatti diventare compagni di tutti noi che abbiamo letto. L’amore per la natura, per gli animali, il volo libero dei gabbiani, il rapporto con la gattina Chicca e con gatta Lucia, la rianimazione bocca a bocca del cagnolino, Il curioso topolino Michele, che seppur protetto dai gatti all’interno, preferisce ripercorrere all’inverso il piccolo foro da cui era entrato, dopo aver visto le cucine ed il cibo preparato, sono messaggi che toccano i cuori dei bambini, ma non solo. E’ stato bravo come sempre, Achille, ma questa volta ha voluto darci qualcosa che a volte, noi, non sappiamo cogliere: la forza delle cose semplici, l’integrazione tra diversi, il presepe che unisce gli affetti, la competizione che premia il vincitore e fa sognare la libertà e tanto altro.

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Favole da Rebibbia di Achille della Ragione
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Siamo in periodo Pasquale, festa di resurrezione ed il nuovo Papa ha messo nella sua missione l’aiuto dei poveri, dei deboli, degli indifesi, dei costretti e allora se tutto questo è un valore e se le sue favole sono un valore, non può pensare e sperare che ad un solo finale, quello che lo vede tornare vittorioso ai suoi cari ed ai suoi piccoli. Gli altri finali porterebbero solo dolore, dispiacere, ricordo che si affievolisce e lascerebbe molto poco di sé.

Brinderemo un giorno di grande festa e che sia prossimo, ma fino ad allora dai sempre agli altri tutto quello che hai dentro ed è tanto. Forza amico mio!


Dal Libro di Favole 15° capitolo

Il carcere come casa

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Il Maggiordomo

Nella fortezza di Rebibbia non sono rinchiusi solo i prigionieri dei pirati ma anche delinquenti comuni, i quali si sono macchiati di gravi delitti: rapinatori, assassini, spacciatori di droga.Tra questi mi ha particolarmente colpito una figura, Alì un marocchino che a vederlo sembra lapersona più pacifica del mondo: educato, servizievole, sempre sorridente. Ogni qual volta loincontro mi stringe la mano, mi chiede: ”Come sta dottore?” e mi prepara il caffè.

Un cameriere perfetto, lavoro che ha svolto impeccabilmente a lungo presso una celebre nobildonnafamosa in tutto il mondo.

Egli mi ha confidato che in Italia si sentiva straniero, ma quando tornava sporadicamente in patria,anche lì si sentiva un estraneo. Ma la cosa che più mi ha sbalordito è quando ha affermato che ora incarcere ha finalmente trovato la sua casa e nei suoi compagni di sventura la sua famiglia. Ora potràvivere sereno, studiando, lavorando, crescendo spiritualmente ed essendo utile agli altri.

Una forma di tolleranza al duro regime carcerario, che gli ho invidiato e che non, ho mai trovatonelle centinaia di storie di altri reclusi, disperati ed incattiviti, in preda allo sconforto, allamalinconia, alla solitudine.Un esempio virtuoso sul quale meditare e che non finisce di meravigliarmi.