INFORMAZIONE
CULTURALE
Marzo 2024



HOME PAGE

ARCHIVI RIVISTA

Articoli on-line 7647
Articoli visitati
5088735
Connessi 10

INDICE GENERALE
INDICE MENSILE
RUBRICHE
PASSATO E PRESENTE
EVENTI
ITINERARI E VIAGGI
AVVOCATO AMICO
COSTUME E SOCIETA’
QUADRIFOGLIO
TERZA PAGINA
LETTURE CONSIGLIATE
CULTURA
SCIENZA E DINTORNI
FILATELIA
ARTE E NATURA
COMUNICATI STAMPA
MUSICA E SPETTACOLO
SPORT
ATTUALITA’
LIBRI RECENSITI
AUTORI
Argomenti

Monitorare l'attività del sito RSS 2.0
SITI AMICI

a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri
Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
On line copyright
2005-2018 by LDVRoma

Ultimo aggiornamento
27 marzo 2024   e  



Sito realizzato con il sistema
di pubblicazione Spip
sotto licenza GPL

FENOMELOGIA DI UN FENOMENO

Mario Monti è peggiore di Silvio Berlusconi?
lunedì 6 febbraio 2012 di Andrea Comincini

Argomenti: Attualità
Argomenti: Opinioni, riflessioni
Argomenti: Politica


Segnala l'articolo ad un amico

La caduta del governo Berlusconi, nello scorso dicembre, ha suscitato in molti concittadini la gioia più sfrenata: caroselli di auto, trenini umani, cori da stadio hanno accompagnato il corteo che lo vedeva arrivare dal presidente Napolitano per consegnare le dimissioni.

Il suo successore, il Professor Monti, scelta mirata della Presidenza della Repubblica, con il suo stile sobrio e pacato, ha infuso nella maggioranza degli italiani una piacevole serenità ed orgoglio. Finita l’era del Bunga Bunga, l’impressione generale era di poter finalmente camminare di nuovo a testa alta, e risolvere gli atavici problemi del Bel Paese. Se il primo obiettivo è senza ombra di dubbio conseguito, iniziano ad emergere alcune perplessità sull’effettivo miglioramento che la penisola possa vivere grazie al cambio di premier.

È indiscutibile che un Consiglio di ministri composto da eminenti studiosi e professionisti sia migliore di uno composto da prostitute, analfabeti e ciarlatani d’ogni sorta. I conti pubblici e la struttura stessa dello Stato troveranno certamente un beneficio dall’azione del nuovo esecutivo; eppure, se ci si sofferma su alcune parole del Professore, se si analizzano certi atteggiamenti dei ministri in carica, un senso di inquietudine non può non attraversare i nostri pensieri.

JPEG - 7.6 Kb
Mario Monti

Pochi giorni fa, in una nota trasmissione televisiva, Monti ha sostenuto che: “la ricchezza è un valore”. Recentissima è la sua affermazione per cui il posto fisso è “monotono” (le scuse postume e le correzioni non sembrano sincere e spontanee, ma irritanti e sarcastiche: “mi scuso se ho urtato delle sensibilità”). Aggiunge inoltre, se non bastasse: ”Se l’Italia è così, è perchè in passato c’è stato buonismo sociale”.

Poiché l’uomo ci ha abituato a dosare sapientemente le proprie parole, è opportuno interrogarci su quanto proferito così solennemente, e chiederci quale è l’obiettivo vero oltre il significato ovvio delle sue riflessioni.

L’obiezione primaria è filologica e linguistica. L’opposizione che nel corso degli anni ha denunciato le volgarità intellettuali – e non solo – di Berlusconi non ha commentato per niente questo assunto “ridicolo”, eccezion fatta per il comico Zoro nella trasmissione della Dandini.

I valori sono l’eguaglianza, la giustizia, il coraggio, la pazienza, la temperanza ecc; uno status economico non è un valore. Sarebbe come dire: la “geometria profuma”, o “un televisore è simpatico”. La confusione non è casuale ma è cercata per proporre un idea improponibile. La ricchezza viene associata, grazie a questa operazione linguistica, ad un mondo nel quale la stessa quasi sempre non trova posto, perchè figlia di una accumulazione capitalistica la cui veginità è tutta da dimostrare. La traslazione avviene per assolvere la ricchezza in quanto tale, senza interrogarsi sulle modalità con cui si è accumulata.

La controrisposta primaria a questa affermazione è che lo stesso Monti ha parlato di ricchezze frutto del lavoro, oneste, basate su solide basi; il ragionamento tuttavia non sembra giustificabile.

La ricchezza può essere uno status, un vantaggio, ma non può proporsi come un valore perchè non produce alcun effetto sulla comunità, ma avvantaggia solo chi la possiede. La formula liberale e paternalistica per cui richezza produce ricchezza non solo è priva di fondamento storico, ma nei pochi casi in cui effettivamente ha prodotto dei posti di lavoro, questi hanno sottratto benessere e diritti in altre zone del mondo, mettendo i lavoratori in competizione fra loro e privandoli di diritti fondamentali.

JPEG - 10.1 Kb
Michael Martone

È nell’essenza stessa del capitalismo, in definitiva, essere amorale. Credere l’opposto significa sostenerlo, e sostenerlo vuol dire autorizzare lo sfruttamento di milioni di persone in Asia o in Africa.

Il contenuto più grave, tuttavia, è nell’implicita accusa rivolta a chi non è ricco. Se la ricchezza è un valore, allora la povertà è un disvalore, ed il povero una figura parassitaria, causa di malessere sociale. La sua condizione sembra anche predestinata. Egli è tale perchè inetto o incapace. La tradizione liberale a proposito è infinita: già Nietzsche sosteneva la differenza razziale fra i signori e gli schiavi; e non possono passare sotto silenzio le osservazioni di Gramsci a proposito della cultura liberale, la quale considera le classi sfruttate sempre come “moltitudine bambina”.

Dello stesso calibro sono le dichiarazioni del vice Ministro Michael Martone, pupillo di Sacconi e figlio di un professore universitario. Docente anch’egli dall’età di 29 anni – sicuramente per merito personali, beninteso – Martone ha apostrofato come “sfigati” coloro che non si laureano prima dei trentanni. L’approccio ideologico è lo stesso di Monti, e rivela la mentalità classista e fortemente reazionaria di questo governo delle banche, il cui capo, non va dimenticato, è membro della famosa commissione Trilaterale e partecipa alle riunioni della Bildelberg.

JPEG - 6.9 Kb
Antonio Gramsci

Martone non è preciso nel suo parlare. I giovani che si laureano a trentanni sono spesso figli di abbienti senza alcun problema occupazionale, e possono “parcheggiarsi” all’università finchè vogliono, per poi ereditare dalla famiglia titoli e posizioni sociali. La loro collocazione sociale garantisce loro agganci e amici nella politica che conta, e quindi il problema del lavoro non si presenta tale.

Altri giovani invece si laureano a trentanni ma perchè lavorano e vivono nella precarietà. È la situazione oggettiva di molti ragazzi impossibilitati successivamente a sbocchi nel mercato occupazionale, perchè quest’ultimo è fondato sulla raccomandazione e non sul merito.

Martone dimentica di affermare che in Italia è inutile laurearsi a 23 anni, a meno che non si intenda andare a trovar lavoro all’estero, perchè questa prova di applicazione e di successo personale non viene premiata dal mercato. Il giovane laureato con brillanti voti, se non conosce qualche politicante in grando di offrigli un posto, ha le stesse chance di trovar lavoro laureandosi 10 anni dopo.

Il dramma dell’Italia resta infine la presenza della politica nella determinazione dell’economia.

Il voto di scambio è vincolante solo e soltanto se il mercato non funziona per merito, ma per raccomandazione. Il cancro del paese quindi non sembra poter esser estirpato da coloro i quali, da perfetti parassiti, vivono sul male stesso.

Un altro fattore si impone prepotentemente: la mobilità sociale. Il governo in carica chiede ai lavoratori flessibilità e capacità d’adattamento ispirandosi al mondo del mercato statunitense.

Ciò che viene omesso è che bisogna prima trasformare il mercato del lavoro rendendolo competitivo ed aperto; non si può chiedere mobilità in un mondo immobile. Queste considerazioni non sono certo malinterpretate o assenti nei pensieri del Prof. Monti; è proprio per tale motivo che l’insistenza sulla eliminazione delle tutele sociali (art. 18) non promette nulla di buono, ma lascia intendere ad uno smantellamento delle conquiste dei lavoratori degli anni ‘60-‘70.

JPEG - 6 Kb
Libro di Nietzsche

La sinistra italiana risulta ancora più umiliata e terribilmente compromessa col potere di quando Berlusconi governava. Il silenzio e l’appoggio incondizionato, nonostante le finte manfrine, rivelano la totale accettazione di un modello economico e politico basato sul classismo. Il governo Monti ed i suoi ministri incarnano perfettamente l’ideologia liberista, esattamente come Berlusconi. Se Berlusconi però doveva comunque confrontarsi con il voto, e aveva contro una forte opposizione insieme alla quale dovevano per necessità elettorali concedere qualche richiesta, Monti non necessita di smorzare la sua politica economica perchè ineletto, e quindi è in definitiva più pericoloso del Cavaliere, più cinico nella sua perfetta eleganza e nella prosa scandita e colta. Egli appare come un killer con i guanti bianchi, mentre Berlusconi era più dozzinale e goliardico.

L’Italia di Monti è una Italia in cui tutto è fondato sul possesso del denaro, e dove le strutture che portavano il cittadino ad una eguaglianza almeno formale – la scuola e la sanità – verranno anch’esse piegate alla legge del mercato. Il ricco avrà a disposizione scuole e servizi di livello, il povero gli avanzi dello stato sociale. Poichè l’Italia vive perennemente in un ritardo culturale, la sensazione è di vedere applicato il modello tacheriano con 30 anni di ritardo, dimenticando il suo fallimento registrato già negli anni ’90 in ambito inglese.

La borghesia italiana sfoggerà con valore il suo denaro, perchè simbolo di potere e di privilegio, mentre il cittadino povero o meno abbiente, secondo l’ideologia montiana, non incarnerà alcun valore, ma dovrà rassegnarsi alla paternalisitica carità delle classi abbienti.

 



  • FENOMELOGIA DI UN FENOMENO
    14 febbraio 2012, di GiovannaDA

    Credo che Andrea Comincini non sia affatto un berlusconiano, basta leggere i suoi articoli precedenti. Oggi molti italiani contenti di essere usciti dal berlusconismo, pur apprezzando la serietà di Monti, sono delusi per le riforme dell’attuale governo che in fondo hanno colpito più in basso che in alto, più o meno come al solito. Bisogna forse allargare la visione ad un mondo globalizzato che ci condiziona. Non è facile oggi barcamenarsi tra partiti politici, Europa, Spread e agenzie di rating che vanno al di là dello Stato-nazione e che stanno distruggendo welfare, potere d’acquisto delle classi medie, diritti dei lavoratori, ricattati e minacciati da delocalizzazioni. Giovanna D’Arbitrio

    • FENOMELOGIA DI UN FENOMENO
      14 febbraio 2012, di Andrea Comincini

      Cara Giovanna, è esattamente quanto volevo dire. Purtroppo un articolo non è un saggio, ma credo di aver espresso abbastanza chiaramente il mio pensiero. Solamente una visione dei problemi dall’alto, ampia e internazionale, quale la tua nel presente commento - e nei vari articoli - aiuta a non proporre soluzioni buone 30 anni fa, ma oggi inutili. berlusconi e monti - incomparabili per classe, responsabilità e professionalità - sono due liberisti. ed il problema dell’Italia e del mondo è il liberismo. Berlusconi è stata - ahimè - la versione patetica e volgare, la declinazione "all’italiana", del mercato dei poteri forti. Oggi chi lo guida non ha invertito la rotta, ma la persegue "come si dovrebbe fare", il che vuol dire guai seri. ciao

  • FENOMELOGIA DI UN FENOMENO
    12 febbraio 2012, di Silvana Carletti

    Gent.mo Dottore, si può dire tutto meno che Berlusconi non sia stato e non sia padrone di tutti i media dalle reti MEDIASET a RAINET (Vespa-Minzolini- Mazza ecc.ecc. più Mondadori e tutte le riviste settimanali (o quasi). Non capisco come si cerchi di difendere l’indifendibile, dal momento che il Cavaliere ha preso in giro tutti gli Italiani scendendo in politica solo per i propri interessi legali ed economici e facendoci diventare la "barzelletta" del pianeta. Ma come può dire che "non ha potuto" fare riforme??? Con anni e anni di strapotere, di fiducie al parlamento, di compra e vendita di deputati, che cosa ha fatto per l’Italia e per gli Italiani? Ha sempre negato la crisi e pochi giorni or sono ha continuato ad affermare che "gli Italiani sono ricchi"...., mentre il Paese sta morendo di fame e di ingiustizie..
    D’altronde, era troppo occupato con il bunga bunga per preoccuparsi del governo e, per caso, non ha detto proprio lui in una intercettazione telefonica "CHE FACEVA IL PREMIER A TEMPO PERSO"!!!??? Come fa a negare tutto questo???
    Non mi meraviglio: il cavaliere aveva come scopo precipuo quello di appiattire le coscienze tramite la distruzione della morale e della cultura ( basti pensare ai messaggi spazzatura dati ai giovani e non delle reti commerciali con programmi come Grande fratello, Ciao Darwin, Uomini e donne, Veline e Velone... può bastare? e ai tagli dei fondi alla cultura e alla rovina perpetuata off limits verso la Scuola Italiana PUR DI POTER DOMINARE LE COSCIENZE!!! Per fortuna, non aveva fatto i conti con il web che, speriamo, possa mettere un freno al suo dominio ripeto DOMINIO mediatico..e alla sua voglia di DITTATURA!.Lasci perdere, è meglio!!!

    • FENOMELOGIA DI UN FENOMENO
      12 febbraio 2012, di Andrea Comincini

      La ringrazio delle sue osservazioni, ma non comprendo bene, rileggendo il mio articolo, dove io abbia negato l’orrore berlusconiano. io ho fatto una distinzione antropologica fra Monti e Berlusconi, la quale vede il secondo soccombere senza dubbio, per i motivi da Lei elencati. dal punto di vista economico, però la manovra di Monti non mi appare giusta (opinione personale). Berlusconi non ha potuto fare le riforme perchè andava a scontrarsi con gli interessi dei suoi stessi parlamentari, e perchè non ne aveva voglia, visti i calcoli elettorali.inoltre il paese si sarebbe versato in piazza. E’ ben diverso dal dire che non le ha fatte perchè - come Berlusconi afferma - non aveva abbastanza potere. è chiaramente una scusa ridicola, ed io non l’ho mai sostenuta nell’articolo nè altrove! resta il fatto che non ha fatto riforme strutturali, non ha riformato le pensioni ecc. Meglio, perchè non le avrebbe fatte in ottica socialdemocratica, ma come Monti, ovvero in ottica liberista.
      "FACEVA IL PREMIER A TEMPO PERSO": mi scusi, ma dove avrei negato una citazione che non ho trattato? dove avrei negato i danni fatti da berlusconi? sono felice quindi che non si meravigli, e mi solleva sapere che la Sua coscienza non sia stata dominata dalla propaganda, ma se vuole veramente farmi una cortesia, non mi arruoli fra i berluscones senza motivo... distinti saluti

      • FENOMELOGIA DI UN FENOMENO
        12 febbraio 2012, di Silvana Carletti

        Gent.mo Dottore, non mi riferivo al suo articolo, ma alla sua risposta data ai primi commenti in cui afferma che Berlusconi è stato danneggiato dai...MEDIA!!!!
        INCREDIBILE!!!! e, in un certo modo, lei usava delle scusanti per il non operato di un Premier che avrebbe dovuto dare, se non altro, un minimo esempio di serietà, moralità e voglia di operare per il bene del Paese!!!
        Certo, poteva risultargli difficile, essendo circondato da amici fraterni quali Lele Mora, Emilio Fede,Tarantini, Lavitola, più tutti i parlamentari a tuttoggi indagati a lui fedelissimi e che ancora siedono in parlamento, più il suo superamico Bertolaso con relativa cricca, per non parlare delle solite escort, olgettine ecc.ecc.
        E dei suoi amici "esteri" ne vogliamo parlare? Dal capo del comunismo mondiale Putin, a Gheddafi cui baciava l’anello ecc.ecc.ecc.
        Che strano! Non era lui, il Cavaliere, il nemico N°1 del Comunismo??? NON CI SONO PIU’ COMMENTI DA FARE!!!!

        • FENOMELOGIA DI UN FENOMENO
          12 febbraio 2012, di Andrea Comincini

          Guardi, più di dirle che sono perfettamente concorde con lei e che spiegare l’immobilismo non vuol dire giustificarlo, non so che dire. del comunismo di putin lasciamo perdere. per i media: nessun dubbio che siano a suo favore, ma una opposizione l’aveva forte almeno nel Paese, mentre Monti.... Comunque il mio articolo aveva naturalmente anche un senso ironico, provocatorio, ma evidentemente non sono stato capace di trasmetterlo. Tenterò la prossima volta. Ha ragione: non c’è più niente da dire, quindi la lascio ringraziandola per la passione che dimostra, la quale, se fosse presente in ogni italiano, ci avrebbe salvato anni fa.
          p.s. giusto per chiarire: sono uno studioso del marxismo, mi ispiro a Gramsci, amo i filosofi Eagleton, Zizek, Losurdo, e certamente non sono liberale ma socialista.

  • FENOMELOGIA DI UN FENOMENO
    11 febbraio 2012, di Andrea Comincini

    Ringrazio i lettori per i preziosi commenti. Chiarisco due cose: CERTAMENTE Berlusconi non è presentabile. Monti è SICURAMENTE meglio. L’Italia ha di nuovo una presentabilità ed un onore. Però....Però la politica economica di Monti è fortemente liberista ed elitaria. Per questo trova tanto plauso. Berlusconi aveva le stesse idee, ma non è riuscito ad attuarle, causa calcolo politico, nipoti di Mubarak e media contro. Quindi, dal punto di vista economico, ha trasformato meno l’Italia di quanto stia facendo Monti. CHE L’ITALIA VADA RINNOVATA non c’è dubbio. Ma, dal mio punto di vista "ideologico", non così. Quando sento Monti dire che i precedenti governi hanno avuto troppo cuore mi vengono i brividi. E’ il governo delle banche, l’unico potere forte più in alto di Berlusconi, il quale, nella sua tragica volgarità, esprimeva gli istinti più vili e bassi della nazione, ma con essa era in rapporto diretto. Il governo Monti invece è come una ditta di derattizzazione: viene, fa i lsuo lavoro e se ne va (se ne andrà?) Comunque, per nostra sfortuna, fra un anno staranno di nuovo tutti in parlamento! Alla prossima, Andrea.

  • FENOMELOGIA DI UN FENOMENO
    10 febbraio 2012, di Luciano De Vita

    Sicuramente nella sua analisi ci sono riflessioni interessanti, ma come ci aveva ridotto il "cavaliere" era veramente insopportabile. Certamente si possono fare critiche all’attuale governo, ma finalmente abbiamo a che fare con persone serie e rispettate e rispettabili. Molti problemi di questo nostro mondo, in particolare occidentalle, riguardano i principi su cui si basa l’economiache deve sempre crescere!

  • FENOMELOGIA DI UN FENOMENO
    9 febbraio 2012, di abindrellai

    Gentile Andrea Comincini,
    la ringrazio per la sua analisi, intelligente e densa di stimoli interessanti. Mi ha fatto senz’altro riflettere a lungo e credo proprio che, ahimé, lei abbia davvero ragione su molto di quanto scrive.
    Cordialmente,
    Martino Abindrellai

  • FENOMELOGIA DI UN FENOMENO
    7 febbraio 2012, di Silvana Carletti

    Gent.mo Dott. Comincini,
    dovrebbe ricordare che Monti il cui operato può essere discutibile, per approvare delle leggi (Patrimoniale-riduzione numero deputati- abolizione privilegi delle varie caste) necessita dell’appoggio del PDL e di Berlusconi che ancora governa dietro le quinte e ahimè continuerà a farlo…

    Gli Italiani non si interrogano su chi ci ha ridotti in questo stato dopo 20 anni di governo che non ha fatto nulla per prevenire questo disastro, perché aveva “altro” cui pensare????