A giorni sarà un anno che i detenuti non possono incontrarsi con i parenti e tra le tante problematiche, che affliggono il pianeta carcere, vi è il disagio degli oltre 100.000 bambini che non possono più fare visita al genitore detenuto e diventano vittime di colpe di cui sono assolutamente innocenti. Sconvolti dalla lunga assenza, emarginati dalla società, ricordano con struggente nostalgia quelle rare visite, condite da attese interminabili, perquisizioni, sequestri di giocattoli, pianti e grida disperate.
Divenuti di colpo poveri, perché è venuta meno l’unica fonte di reddito (lecita o illecita) della famiglia, non sanno spiegarsi il perché di questo micidiale divieto, ma ne percepiscono la gravità dalle lacrime che inondano la casa.
Gli incontri con i propri figli sono uno dei pochi conforti concessi ai detenuti e sono l’unico modo per mantenere unita la famiglia. Basterebbe SKYPE e questi nostri sfortunati fratelli potrebbero, a costo zero, veder crescere i propri figli e rimanere loro vicini, anche se non possono abbracciarli
Achille della Ragione
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