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IL MIO GESÙ


giovedì 31 gennaio 2008 di Arturo Capasso



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Abbiamo il piacere di pubblicare in anteprima il contributo di Arturo Capasso al nuovo numero dell’Almanacco del Bibliofilo, presentato al pubblico il 1 febbraio 2008 presso la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale. A questo Almanacco collaborano tra gli altri Giulio Andreotti, Oliviero Diliberto, Umberto Eco e Mario Scognamiglio.

La redazione di Scena Illustrata WEB

Cento lire. Pagai cento lire La vita di Gesù di Renan, edito dalla Universale Economica nel 1949. Lessi le centosessantotto pagine tutto d’un fiato e da allora il mio approccio verso il fondatore del cristianesimo è cambiato.

Mi sono portato dentro una immagine molto diversa da quella che fino a quei giorni era impressa nel mio animo. Ebbi - da quel momento – un amico, un Uomo particolare, che avrei tenuto sempre presente, in qualsiasi circostanza.

Nel 1861 Ernest Renan completa la prima stesura de La vie de Jésus. L’anno successivo è nominato professore al Collegio di Francia. Il 22 febbraio tiene la sua lezione inaugurale, che rappresenta il punto di arrivo delle sue ricerche. Per lo studioso bretone, infatti, Gesù va considerato alla stregua di un “uomo incomparabile”; la risposta dei conservatori non si fa attendere e il corso è sospeso; nel giugno del 1864 lascia il Collegio. Tuttavia le sue convinzioni non lo faranno recedere, non ci saranno mai ritrattazioni.

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Croce Francescana (1250-1260) altare
dietro Cappella Bacci - Arezzo

“Il rozzo stato, in cui giace da noi…chi non ha frequentato le scuole, era ignoto a quelle società, nelle quali la cultura morale e lo spirito generale del tempo venivano trasmessi dall’incessante contatto degli uomini. L’arabo che non ebbe maestro, è tuttavia spesso compitissimo uomo; poiché la tenda è una specie di scuola sempre aperta, ove, dall’incontro di persone bene educate, nasce un vivo moto intellettuale e anche letterario. La squisitezza delle maniere e l’acutezza dell’ingegno non hanno nulla in comune in Oriente con ciò che noi chiamiamo educazione…In società simili l’ignoranza, che presso di noi degrada l’uomo, è la condizione della forte originalità e delle grandi cose.”

E l’insegnamento di Gesù si racchiude in poche righe, profonde ed essenziali:

“Se qualcuno ti percuoterà sulla destra guancia, presentagli anche l’altra. A chi vuole muoverti lite per la tua tonaca cedi anche il mantello. Se il tuo occhio destro ti scandalizza, cavalo e gettalo lungi da te. Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano; e pregate per coloro che vi perseguitano. Non giudicate e non sarete giudicati. Perdonate e vi si perdonerà. Siate misericordiosi…E’ maggior ventura il dare, che il ricevere. Chi si esalterà sarà umiliato; e chi si umilierà, sarà esaltato”.

Nel 1958 giunsi a Stoccolma. Avevo una fistola alla gamba, che già a Copenaghen mi faceva male. La febbre ed il gonfiore mi convinsero ad andare in ospedale. Era un vecchio edificio nel cuore della città, dove operava il famoso professore Olivekrona. Mi dissero che avrebbero dovuto anestetizzarmi e procedere all’incisione. Iniziò così il mio viaggio.

Ero su una collina, mi sembrava il Golgota; sul monte c’erano due uomini vecchi con lunga barba. Uno era Gesù, l’altro Marx. Gesù mi disse: “Tu devi cercare di fondere le due dottrine, voglio un comunismo cristiano, con la falce e la croce. Questa è la tua missione, non dimenticarlo”. Ero fiero di essere stato scelto, mi dichiaravo d’accordo e ben disposto. Tra l’altro, a Londra avevo comprato il libro del gesuita Martin D’Arcy Communism and Christianity, nel quale si trattava lo stesso argomento.

Gesù mi convocò dopo alcuni decenni:

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Pinturicchio Cappella Baglioni
Spello - S Maria Maggiore

- “Allora, cosa hai fatto in tutti questi anni?”
- “Lo sai benissimo, perché me lo chiedi?”
- “Hai ragione, diciamo allora: perché non hai fatto quello che ti chiesi?”
- “Anche a questa domanda potrei rispondere che tu lo sai, ma non c’entra. So bene che c’era e c’è il libero arbitrio e che quindi è colpa mia se non ho agito come avrei dovuto. All’inizio ero pieno di entusiasmo, mi preparai a dovere, frequentai chiese, gruppi, scrittori, poveri cristi. Era difficile unire la falce e la croce. Quelli che avevano la falce erano costretti a tenersi il martello. Soffrivano, tiravano a campare; l’unica speranza per loro – dicevano - era che l’albero non cresce fino al cielo. E quelli che vivevano all’ombra della croce non volevano sentire, si erano persi strada facendo”.

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Tomba di Karl Marx a Londra

- “Questo, questo era il tuo compito: la forza di una falce e l’idea di una croce. Certo, non era semplice, ma dovevi provarci”.
- “Gesù, non esageriamo. Io ho cercato, anche se poi ho cercato sempre meno…”
- “E poi?”
- “E poi ho perso il sentiero, sono andato per strade che non portavano da alcuna parte. Ogni volta mi chiedevo: dove vado? Ma il quesito me lo ponevo sempre più raramente. E fu la fine”.
- “Bravo, Arturo. Anzi malissimo. Vuoi riprovarci?”
- “Gesù, devo esserti sincero? Con il peso degli anni, con gli acciacchi, senza più entusiasmo e con tanti pensieri, non me la sento”.

Qualche anno fa ho ricevuto - presso il mio vecchio indirizzo - una lettera dall’Australia: “Caro Arturo, è con 42 anni di ritardo che ti ringrazio di essere stato una guida esperta ed amichevole per il nostro gruppo di Parigi dell’aprile 1958, durante il viaggio in Italia…”Sulla busta di quella lettera c’erano tre francobolli: Due erano riservati alla natura, con alberi e rane, il terzo ad una certa suor Faustina. Sullo sfondo - benedicente – l’immagine di Gesù, identica a quella di Stoccolma, dello stesso 1958.

“Visse allora un individuo eccezionale che, con la sua audace iniziativa e con l’amore che seppe ispirare, creò l’oggetto e fissò il punto di partenza alla futura fede dell’umanità”.”La delicatezza di sentimento che elevò Giovanni Battista, Gesù e San Paolo oltre i concetti razziali non esisteva ancora; per una strana contraddizione i convertiti venivano poco apprezzati ed erano anzi trattati con disprezzo. Ma l’idea di una religione esclusiva, l’idea di qualcosa al mondo che stia al disopra della patria, del sangue e delle leggi, l’idea che creerà gli Apostoli e i martiri era ormai fondata”. “Egli ha fatto fare alla religione un tale passo avanti che la storia non ne può contemplare un uguale, né forse ne contemplerà mai”.

Il messaggio di Renan è preciso: “Collochiamo dunque sulla più alta vetta della grandezza umana la persona di Gesù”.

In Contra mores pubblicato nel 1971 ho scritto: Il problema centrale / L’individuo / Esiste / Opera / Gesù / Il più grande uomo / Le sue leggi / Una contraddizione coi tempi / Contro tutti i tempi / Le sue risposte / Il suo comportamento / Contro ogni logica / Weltanschauung nuova / Socrate / Un esempio / Uno spiraglio.

“Al tempo di Gesù questa provincia contava tra i suoi abitanti un gran numero di non giudei (fenici, siri, arabi e anche greci). In questi paesi misti capitavano frequentemente conversioni al giudaismo. Non è dunque possibile sollevare qui una questione di razza e investigare quale sangue scorresse nelle vene dell’uomo che ha contribuito più d’ogni altro a cancellare le distinzioni di razza nell’umanità. Egli proveniva dal popolo…Era quasi inutile il privilegio del ricco dato che il vivere semplicissimo di quei paesi non lasciava avvertire la necessità del confortevole: così tutti si trovavano in condizioni di povertà volontaria”.

Fu sempre estremamente coerente: “non abbandonò mai la sua sdegnosa povertà”.

Già, a che vale essere ricco, se poi rimani povero? Potresti rispondere che è una domanda di poco o alcun interesse; coi tempi che corrono, anzi che volano, vale sempre più apparire e perciò occorrono vagonate di euro. Pensi a costruirti - quando sei ancora giovane e ti senti di conquistare il mondo – una solida base economica, un sistema di vita alla moda ed opportuni rapporti sociali. Potresti obiettare: “Anche se così fosse, che c’è di male?”

Sei passato attraverso una giungla, non hai risparmiato piante arbusti animali che potevi risparmiare e che imploravano il loro diritto alla vita. E’ stato, il tuo, un procedere con un carro armato, forte, spietato. Senza quel metodo – per altro sempre più comune – non saresti andato molto lontano. Bene, ora sei ricco, molto ricco, ma non ti sei accorto che man mano diventavi sempre più povero. “Come sarebbe a dire? Dove vuoi arrivare?”

Soffocavi sempre più quella piccola fiamma che pure avevi dentro di te; non volevi più sentirla, non la sentisti più. Si creò attorno a te un cerchio di persone che ti cercavano ed erano orgogliose di averti fra loro, con loro. Ma un altro cerchio si stava stringendo inesorabilmente. A volte, dopo esaltazioni fittizie, ti arrivava alla gola, non potevi respirare. Gesù non ti ha insegnato nulla?

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Monte Tabor

Renan ti prende per mano e ti fa amare il suo protagonista: “L’amabilità del suo carattere, congiunta ad uno di quei bellissimi volti che s’incontrano a volte nella razza ebrea, irraggiava intorno un fascino, cui ben pochi, tra quelle popolazioni amorevoli e semplici sapevano sfuggire”. E lo vedi nei luoghi a lui tanto cari: “La Galilea era un paese tutto verde, tutto ombre, ridentissimo, il vero paese del Cantico dei Cantici, e delle canzoni del prediletto. In marzo ed aprile, la campagna è un denso cespuglio di fiori, dalle tinte incomparabilmente decise. Vi crescono piccoli animali, ma di estrema dolcezza…In nessun paese del mondo le montagne si spiegano con più armonia ed ispirano più alti pensieri”.

Finalmente, quando ormai non ci contavo più, ho visitato il paese di Gesù. E’ stata una visita pregna di misticismo, con momenti particolari.

L’ ascesa al Monte Tabor avviene con pulmini o con grosse autovetture. I passeggeri salgono a sette per volta. Ora la strada è asfaltata, ma restano pur sempre ventitré tornanti e la fretta degli autisti mette ansia e spavento. Quando si faceva ancora il vecchio percorso – delimitato solo da qualche bidone – un auto con sacerdote a bordo prese il volo e i due occupanti morirono. Ma non finì qui; i due si presentarono a San Pietro e il sacerdote gli disse di essere molto sorpreso del trattamento a lui riservato, ben diverso da quello dell’autista. Chiese allora – con tutta l’umiltà che la circostanza imponeva - il motivo. La risposta fu immediata e perentoria: “Vuoi mettere? Almeno lui faceva pregare i passeggeri, mentre tu facevi addormentare i fedeli con le tue lunghe inutili prediche”. Dopo qualche settimana ci fu un altro decesso, quello di una pellegrina, non si capì se per l’emozione della salita o per la grande commozione del momento particolare. Il marito si era rassegnato ai suoi frequenti viaggi in Terra Santa. La pia donna conservava con accanimento tutti i risparmi e, appena si presentava l’opportunità, partiva. Durante l’ultimo viaggio l’uomo riceve una telefonata da Gerusalemme. Gli comunicano che la moglie è morta e vogliono istruzioni per l’invio della salma. Risponde subito che gli sembra giusto seppellirla a Gerusalemme, perché la buona anima era molto devota di quei luoghi. Ma richiama al mattino, all’alba. Dice che ci ha pensato tutta la notte e comunica la sua decisione: “E’ meglio se la rimandate qui. Dalle vostre parti ogni tanto risorge qualcuno; meglio essere sicuri”.

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Nazareth

Nazareth. La città vecchia è un riscontro alla storia di insediamenti alterni e relative sovrapposizioni. Ciò avviene anche per la Basilica dell’Annunciazione, dove i Cavalieri delle Crociate hanno lasciato tracce profonde. In un batter d’occhio si passa dalla vita nella grotta all’abbraccio verso tutti i popoli, rappresentati con affreschi, mosaici, sculture.

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Moschea di Omar - Gerusalemme

Gerusalemme. E’ l’alba. Dalla Moschea di Omar si alza il primo canto del giorno verso un cielo limpido. Si uniscono altri canti che provengono da tutti i minareti. La preghiera dell’uomo, le tre religioni monoteiste. Sembrano frasi fatte, ma bisogna venire in Terra Santa per rendersi conto dell’esistenza e coesistenza di tre realtà. Capita spesso, fermandosi, di vedere sulla sinistra una chiesa greco-ortodossa con le tipiche cupole a cipolla, al centro una moschea e sulla destra un’altra chiesa o una sinagoga.

Nei secoli passati c’era la supremazia di un popolo sull’altro, con la conseguenza di voler affermare anche la propria religione. Tutti i passaggi di amore e di odio sono qui ampiamente testimoniati. Pace, l’unica arma vincente è la pace. Coesistenza e dignità per tutti.

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Il fiume Giordano

Fiume Giordano. Enormi eucalipti sorgono lungo la riva, mentre i raggi del sole filtrano attraverso lunghi rami protesi verso il fiume, creando una magica atmosfera. Ecco il fiume Giordano, nel quale Giovanni battezzò Gesù. Anche qui vengono pellegrini da tutto il mondo. Ti trovi fianco a fianco con polinesiani, indiani, africani, tutti desiderosi di rinnovare il rito del battesimo. I più attivi sono i greco-ortodossi, che sostituiscono i propri indumenti con lunghi abiti bianchi. Gli uomini fanno crocchio dall’altra parte della riva e restano immersi per metà del corpo; si chiamano per nome ad alta voce, cantano, scherzano, si scambiano spruzzi d’acqua.

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Chiesa delle Beatitudini

Monte delle Beatitudini. Certo, la salita su questi monti dovrebbe essere fatta a piedi, con spirito di sacrificio, ma anche con l’intima gioia di andare sempre più in alto e vedere il paesaggio mutare lentamente. C’è il fruscio leggero del vento sui cardi dai mille colori, che stanno di fronte a te, fra il cielo e il lago di Tiberiade.

Quante volte avevo ascoltato questi nomi, ancor prima che li studiassi sui libri di storia e geografia. Ripetuti con forza mnemonica, quasi si pensava che appartenessero ad un mondo lontano, del tutto finito. Ora sei qui, vedi questi luoghi, puoi restare - tutto solo –a contemplare e meditare. Beati i poveri di spirito, coloro che piangono, i mansueti, quelli che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, coloro che hanno il cuore puro, i pacifici, i perseguitati.

Renan scrive:“Il suo predicare era mite e soave, tutto pieno della natura e del profumo dei campi. Egli amava i fiori, gli uccelli, il mare, le montagne”. E finirà la sua ricerca appassionata con questo pensiero: “Gesù non sarà superato. Il suo culto ringiovanirà continuamente, la sua leggenda strapperà lagrime senza fine; i suoi patimenti commuoveranno i cuori migliori, tutti i secoli proclameranno che tra i figli degli uomini non ne è nato mai uno più grande”.

Ricordo ancora il giorno in cui comprai quel libro su una bancarella a via Foria, uscendo dal liceo scientifico “Vincenzo Cuoco”. Da quel momento Gesù è stato per me un continuo punto di riferimento, forse l’unico. Quante volte avrei voluto tirare calci sacrosanti e invece ho allungato la mano per una carezza; quante volte avrei voluto piantare tutto e tutti e invece mi sono messo la croce sulle spalle e sono andato avanti, pensando alla dignità di uomo e al suo esempio.

La visita al Sepolcro di Gesù suscita profonda emozione. La coda è lunghissima, tutti spingono. I sacerdoti, i Cavalieri del Santo Sepolcro, le vecchiette super attive e furbette; solo i giovani rispettano tutti. A quattro per volta si scendono i pochi scalini, si procede abbassando il capo. Ecco, sei lì. Tu solo con il Cristo, che è morto anche per te. E solo questo conta. Non puoi dirgli tutto quello che tieni dentro e in pochi secondi fai una scelta di priorità.

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Tabgha sul lago di galilea
Il primato di Pietro

Cosa è successo in questi luoghi attraverso i secoli, i millenni? Hanno avuto sempre un richiamo particolare – unico – per nuove religioni, per abbattere quelle già presenti. Invece di trovare un accordo e stringersi la mano, o meglio inchinarsi e alzare tutti insieme le braccia al cielo, si è pensato di adoperare la propria intelligenza per distruggere l’altro. Che fare? Come dobbiamo agire? Bisogna fare del bene, sempre e comunque, aiutare il prossimo, vivere secondo virtù. Ma queste azioni non sono e non devono essere una polizza di assicurazione per il futuro regno dei cieli. Con le buone azioni non si stacca alcun biglietto per un mondo futuro felice. Questo è l’unico mondo. E’ qui che si arriva per crucem ad lucem. Solo qui, dentro di te, dentro di me. E questo, che significa? Essere cristiano? Non lo so, non lo voglio sapere.

 

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