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Struttura portante del mito


mercoledì 21 febbraio 2007 di Andrea Forte, Vivi Lombroso



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Vediamo qualcosa che si trova quasi sempre nella mitologia, e che è struttura portante del fenomeno mitologico; poi i miti, con formalismi diversi, si inseriscono in questa struttura. Cerchiamo così di afferrare la zona miti e capire anche la struttura dei miti moderni, perché una volta individuata una struttura, è facile riconoscere il gioco, il sistema, in qualunque epoca.

Qual è questa struttura portante, questa sorta di mito nel mito? E’ il fatto che il corpo sia solo un involucro abitabile dall’anima, un involucro della spiritualità. Se andiamo a studiare minuziosamente centinaia di miti, si potrebbe estrapolare che si nota un motivo ricorrente, cioè il corpo come involucro, come supporto, come servente. Allora per esempio, l’eroe è di grande animo, questo grande animo alberga in un corpo, un corpo che può essere adeguato o meno, per cui si viene a delineare una sorta di alleanza/belligeranza tra la grandezza dell’anima e la pochezza del corpo. In alcuni miti troviamo che una divinità, per comparire ad un umano, entra in un corpo, ad esempio Marte che entra nel corpo di un contadino. Troviamo una situazione in Cristo che dice “lo spirito è forte ma sta dentro un involucro delicato, la carne è debole”. Questa struttura non solo la troviamo nuda e cruda nel mito di Paride, ma la troviamo con le implicazioni che questa struttura consente: il corpo può essere invaso da un’anima più potente del legittimo possessore di quel corpo. Chi è più potente invade l’involucro di un altro. Anche qui madre chiesa ci viene in aiuto: possiamo avere anche un buon fedele, ma se arriva il diavolo, lo invade e abbiamo un indemoniato.

Esistono nei millenni una serie notevole di rituali che sono tesi ad esorcizzare l’invasamento, cioè a tenere lontano gli spiriti maligni, perché come può essere infestato il corpo, lo può essere anche la casa, il villaggio, la comunità etc. V’è da notare che questo discorso dell’involucro invaso non è un discorso primitivo, medievale, è un discorso radicato nella quotidianità e addirittura proiettabile in un’ottica futuribile. Allora ad esempio si fa un discorso di invadenza da parte della pubblicità, da parte dei mass media, da parte delle psicosi collettive. I primitivi potevano essere invasi dagli spiriti, mille anni fa dagli dei, poi dai demoni; nel futuro invadono le civiltà aliene, che useranno i corpi terrestri come involucro. (Ricordiamo il film “1984” di Orwell.)

Questo discorso del corpo/involucro ha un’altra caratteristica: quella di trovare comunque dei riscontri nel vissuto, da blande situazioni a situazioni plateali, gravi. Allora consideriamo l’individuo che normalmente ha un comportamento regolare; certe volte però commette un gesto di maleducazione, cioè sembra avere dentro un folletto che glielo fa fare, e quando accade noi diciamo “Non sembri tu, tu non sei così”. Salendo di gravità abbiamo il bambino che normalmente è educato; però se lo mettiamo in un gruppo di bambini si sfrena, diventa pazzo, non lo riconosciamo più, sembra invasato da un’entità diversa. Altra situazione più grave: quelli che all’improvviso danno in escandescenze e fanno delle stragi, cioè persone normali che ad un certo punto impazziscono e diventano delle belve. Se noi prendiamo questi comportamenti, da blandi a gravi e con questo schema giriamo il mondo in lungo e in largo, ci accorgiamo che dalla preistoria ad oggi, prescindendo dal sesso o altro, questa serie di cose accadono continuamente.

In effetti ci troviamo di fronte la situazione per cui il corpo tende ad essere ben vestito, ma la psiche, presa in senso generale, ha dei confini meno definiti del corpo, è più elastica e dinamica rispetto la definitezza del corpo.. Notiamo che un individuo che non ha capito una cosa per tre anni, improvvisamente la capisce, oppure un individuo anche un po’ sciocco ha una qualità artistica nella quale eccelle.

Un’altra struttura di fondo del mito si riscontra essere quella dell’evidenziarismo. Con questo si intende dire che sin da quando si ha in qualche modo notizia di pensieri e reazioni umane, c’è sempre questo discorso che qualcosa accade in funzione di qualcosa successivo, migliore o peggiore. Allora si fa una festa per onorare gli dei, per onorare i cacciatori, per trovare mogli e mariti ai giovani, cioè trovare qualcosa che dia una progressione alla situazione, che dia qualche vantaggio. Quindi discorso di evoluzione/involuzione. Il discorso sull’evoluzione fa subito venire in mente il grande Darwin che costituisce un fatto acquisito. Oggi abbiamo prove della trafila della cellula, l’acqua, il pesciolino, l’australopiteco, le scimmie, i protomammiferi. Cioè Darwin è un dato inoppugnabile; le scimmie non sono le nostre madri ma le nostre cugine, perché sono uno dei due rami che si sono diversificati: le scimmie hanno scelto altre linee evolutive, l’umano si è dedicato con entusiasmo all’incesto e al cannibalismo, e con questo si è avuto lo strano fenomeno dell’ingrossamento del cervello.

Recuperato questo, possiamo acquisire un primo dato. In fondo l’evoluzionismo darwinista era nel sangue, era un impulso primigenio della specie. Tutti i miti che poggiano sull’evoluzione sono la verità della specie, che poi con il darwinismo viene a galla. C’è quasi un inconscio della specie che attraverso i millenni, con i miti, le favole etc., esprime ciò che sa essere dentro di sè. Allora attenzione che la massa umana dei miti che ci provengono fin dalla notte dei tempi fino ad oggi sono più iniziatori di quanto non sembri. Il collegamento tra mito e darwinismo è semplice: abbiamo miti che ci vengono dalla notte dei tempi e perdurano fino ad oggi poggiati sull’evoluzione o involuzione della specie umana. In un certo periodo storico emerge un’acquisizione della scienza che dice che il mito è protoscientifico. Gli antesignani di Darwin sono i poeti, quelli che hanno espresso e tramandato i miti per duemila anni.

 

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