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Il muro di Berlino

Cronache di commissariato
mercoledì 1 marzo 2017 di Michele Penza

Argomenti: Racconti, Romanzi


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- Commissario c’è qui un tale che vuole fare una denuncia.
- Che la faccia! Chi glielo impedisce? C’è Mattone apposta al piano di sotto.
- Lo sappiamo, commissario, che c’è Mattone. Ma questo è furibondo, vuole sfogarsi con lei, col questore, col prefetto, magari pure col ministro, se ha voglia di sentirlo!

- Ho capito, è il cittadino che paga le tasse e protesta perché pure gli storni gliela fanno in testa. Si vede che ancora non s’è abituato. Lo faccia passare maresciallo, beviamo l’amaro calice.

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- Buona sera commissario. Commissario lo prenda lei un provvedimento, io mi metto nelle sue mani.
- Faccia pure ma io, se prima non mi spiega cosa posso fare per lei, la poso delicatamente in terra un’altra volta!
- Commissario ha ragione. Il fatto è che in galera non ci va più nessuno, e anche se ci andasse ci troverebbe lo sport in cortile e la televisione in cella!
- Va be’, è una vecchia polemica. Non ci va più nessuno anche perché sono strapiene. Di poveracci, ovviamente. Quanto al resto, sì, è vero che abbiamo tolto il bugliolo e le catene, che non si usano più la ruota e il cavalletto, ma che la galera sia divenuta un villaggio ’Valtour’ non ci credo proprio. Nemmeno oggi! In ogni modo, lo scopo della sua visita è un dibattito sul ’confort’ nelle patrie galere?
- No, signor commissario. Mi scusi, la prego, il fatto è che sono esacerbato. Non si deve sorprendere così la buona fede di un galantuomo!

- Bene! Vedo che ci stiamo avvicinando. Così come? Mi racconti bene i fatti.
- Sono stato derubato, signor commissario! E in che maniera! Ha ragione lei, commissario ci vorrebbero ancora la ruota e il cavalletto!
- Sì, e lo stivaletto malese! Guardi che non mi ha capito, io non ho espresso nostalgie per la tortura. Comunque lasciamo andare mi dica una buona volta, cosa le è capitato.

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- Sì signor commissario. Dunque, mi trovavo stamani a viaggiare sul tram numero otto che, data l’ora, era piuttosto affollato. Di mattina ci sale tanta gente, e quindi anche molte donne che vanno a lavorare. Sa, io adesso sono pensionato e ho tempo d’andare in giro, ma sempre coi mezzi perché in città è meno faticoso che guidare la macchina e tanto non ho fretta di arrivare. Le dico subito che per temperamento sono cordiale, e mi fa piacere scambiare due parole anche con persone che non conosco.

- Ho capito! Se poi sono donne, meglio ancora ...
- Commissario, lei ha qualcosa contro le donne?
- Io? Per l’amor di Dio!
- Dunque, dove eravamo… ah, ecco ... io, le dirò, mi metto spesso vicino alla macchinetta che annulla i biglietti, perché può capitare, se la vettura è piena, che qualche passeggero non ci arrivi e ti chieda di aiutarlo porgendo il biglietto da lontano. Se questo capita io il favore lo faccio volentieri a tutti.

- Ma se si tratta di una donna, molto più volentieri!
- E’ una colpa grave? Può essere un’occasione di incontro, di conoscere una persona simpatica, che so... far nascere un’amicizia. Sa ho sessant’anni ma, le assicuro, mi sento ancora un giovanotto, mi creda. E poi sono vedovo.
- Guardi, arriviamo alla fine della storia. Sulla questione del giovanotto le faccio credito senz’altro. Vada pure avanti, la prego.

- Dunque stamani pareva a un certo punto che le cose si mettessero bene. Vedo salire, un paio di fermate dopo la mia, una donna che si faceva notare: capelli nerissimi, due occhi vivi che ti piantava in viso senza un’ombra d’esitazione, e un corpo piuttosto pienotto ma ancora attraente. C’era, sì, un po’ di gente in vettura ma neanche poi tanto piena e, volendo, alla macchinetta ci si poteva anche arrivare senza troppo traffico. Invece la signora guarda in giro, mi vede e mi spara un bel sorriso con quegli occhioni neri neri, e la cortesia neppure la chiede, la impone con lo sguardo. Beh, gliela faccio breve, commissario. Ho risposto al suo sorriso, le ho timbrato il biglietto, poi le ho rivolto la parola e la signora s’è accostata di più per non essere costretta a parlare ad alta voce, almeno così ho pensato io. Uno scossone della vettura me l’ha sbattuta addosso e ho avuto modo di constatare che, per l’età che dimostrava, era ancora abbastanza soda. Quando la vettura è arrivata al capolinea e siamo scesi mi sono affiancato ed abbiamo continuato a parlare del più e del meno. Perché sorride, commissario?

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- Sa, a me tocca ascoltare spesso le storie coi morti e i feriti. Quando riesco a fare un sorriso lasciatemelo fare per favore.
- Dunque le dicevo che, una volta scesi dal tram, sebbene dapprima dicesse di doversi recare al lavoro, un lavoro improbabile, commissario, alle undici del mattino, l’ho convinta a sedersi al tavolino di un caffè, a far due chiacchiere per consolidare la conoscenza. Ha scelto lei stessa un bar di suo gusto e non c’era motivo di scontentarla. Ma perché sorride ancora, commissario? ... Ci sarà rimasta seduta sì e no tre minuti, quando ha chiesto il permesso d’allontanarsi un momento per andare alla toilette.

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- Non l’ho più vista, signor commissario, né lei e nemmeno il portafoglio quando ho chiesto il conto al cameriere dopo una mezz’ora d’attesa inutile. Solo allora ho scoperto che la toilette del bar è situata vicino a un’altra entrata che da quel tavolo non si vede. Un colpo studiato alla perfezione, commissario. Per quell’infame ce ne vogliono due, di quegli stivaletti di cui lei parlava, non ne basta uno solo, commissario! Sulla sedia a rotelle deve camminare! Ma come avrà fatto a fregarmi il portafoglio?
- Mentre lei faceva la perizia sulle ciccie della signora e le trovava sode, quella le stava sfilando il portafoglio.
- Commissario, ecco, io mi sono confessato. Sono già mortificato, non mi colpevolizzi oltre. C’è qualche speranza per me?

- Di rivedere la signora che per toccarle il cuore ha scansato il portafoglio, credo di sì. Ho qualche idea nel merito: penso si tratti d’una nostra vecchia conoscenza, una simpaticona con un fascicolo che tempo addietro era in carico alla buon costume, mentre ora è passato a noi. Sa, la ciccia fresca ha scalzato quella più stagionata. Con la concorrenza delle ragazze dell’est la nostra amica non si sente più competitiva, e però non s‘è scoraggiata, ha solo diversificato l’attività: è quello che raccomanda il governo, del resto. Si chiama flessibilità del lavoro, ne parlano i giornali tutti i giorni, lei non li legge?
- Commissario, mi vuole sfottere? Non infierisca, la prego.

- No, non voglio dire che è stato fesso. Non mi permetterei. Diciamo che lei è un’altra vittima del muro.

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- Che muro?
- Quello di Berlino. Ne ha fatto di danni quel muro, sa! Ne ha combinato forse più quando è caduto di quando stava in piedi. Non doveva crollare tutto insieme, doveva essere smontato un po’ alla volta.

- E non c’è nessuna speranza per me?
- Di rivedere la sua bella? Come no! Sicuro. Ci dia solo qualche giorno e l’accontentiamo.
- Ma io non voglio rivedere lei. E’ meglio di no, se la rivedo la strozzo! Vorrei rivedere i miei quattrini.
- Erano tanti?
- Duecento euro, commissario. I documenti, le carte…Non mi ci faccia pensare!

- Che lei riveda quelli ho molti dubbi! Ora vada al piano di sotto, dal vice ispettore Mattone e gli fornisca tutti i dati. Quando sapremo qualcosa glielo faremo sapere. Almeno i documenti li recuperiamo, penso.
- La ringrazio, commissario. E, mi raccomando, nessuna pietà per quella gente. Non si deve tradire la buona fede dei galantuomini!

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- Dei galantuomini? Effettivamente non si dovrebbe, egregio signore.
- E per i danni che ha fatto quel muro non si può far più niente?

- Temo proprio di no, ormai. E c’è pure da stare attenti, perché qualche sasso ancora vola per aria.

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- Maresciallo, ha sentito? Nicoletta ha colpito ancora! Non ce la facevo a tenermi!. Hai capito, il galantuomo in buona fede che si palpava le ciccie di Nicoletta! Credeva fosse gratis,’sto lumacone!

- Quando la trovo ce la facciamo raccontare da lei, commissario. Non vedo l’ora, perché Nicoletta non manca di spirito. Ora vedremo: a casa sua sarà difficile beccarcela ma, tanto, gira sempre in zona, dove scappa? Ce lo facciamo un caffè, intanto, commissario? Alla salute pure di Nicoletta.
- Sì che ci vuole! Alla salute di Nicoletta e delle sue ciccie, che Dio gliele conservi sempre sode! -

 

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