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Rubrica: CULTURA


L’Insurrezione dell’Umanità Nascente - Marco Guzzi - Ed. Paoline 2015

DISCORRERE SU FEDE CRISTIANA E MODERNITÁ


lunedì 1 febbraio 2016 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Marco Guzzi


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Senza dubbio Marco Guzzi colpisce per la forza e l’incisività che riesce ad imprimere alle sue idee, espresse non solo in numerosi scritti, ma anche in dibattiti, conferenze ed eventi culturali di vario genere.

Convinto cristiano con una mente molto aperta, obiettiva e razionale, ma allo stesso tempo capace di elaborare discorsi possenti e coinvolgenti, Guzzi pensa che in questa fase caotica della storia del pianeta stia emergendo una nuova Umanità che, sia pure tra enormi difficoltà e aspre battaglie, alla fine porterà a compimento un tormentato percorso storico e purificherà tutte le traiettorie evolutive, incluse quelle del cristianesimo, chiamate a profonde revisioni: la nuova Umanità emergerà pertanto da una “riconiugazione innovativa tra tradizione cristiana e culture della modernità”, attraverso un profondo anelito all’unità e alla pace, in cui ogni progetto socio-culturale e politico dovrà adeguarsi a strategie planetarie di mutamento evolutivo.

Nel libro L’Insurrezione dell’Umanità Nascente” riprende il discorso già iniziato nel 2006 con il testo “La Nuova Umanità. Un progetto politico e spirituale”, completandolo e arricchendolo con nuove idee e profonde riflessioni.

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In esso, in effetti, egli incita i lettori ad insorgere contro il predominio della vecchia Umanità che continua a produrre disastri: facendo riferimento all’ultima enciclica di Papa Francesco, davvero illuminante sulla fase terminale di un degrado ambientale e sociale in cui “sembra di riscontrare sintomi di un punto di rottura, a causa della grande velocità dei cambiamenti e del degrado, che si manifestano tanto in catastrofi naturali regionali, quanto in crisi sociali”.

Denunciando poi un distruttivo paradigma tecnocratico che devasta non solo l’ambiente naturale, ma anche tutta la cultura umana e soprattutto “l’uomo nella sua essenza”, il Papa afferma: “Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale. Non sono più possibili mezze misure. L’umanità è entrata in una nuova era in cui la potenza della tecnologia ci pone di fronte ad un bivio”.

Questo drammatico passaggio epocale viene documentato da Guzzi attraverso le opere di vari poeti che per primi avvertirono la fine della modernità e l’inizio di una nuova era, come Rimbaud, Hölderlin, Rilke, Campana, Trakl, Celan, Char, Luzi. Pertanto egli nella prefazione scrive: “Il tempo è compiuto: così inizia la predicazione di Cristo duemila anni fa. Già allora dunque l’Io-Mondo, ego-centrato era finito, ma ora questa fine si sta manifestando con un’evidenza quotidiana davvero allarmante e ultimativa. […] È tempo di tornare a contestare radicalmente questo mondo, ma solo per creare le prime fioriture del nuovo”.

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Marco Guzzi

Pur sollecitando i lettori a una dinamica insurrezione, Guzzi li avverte che i risultati non potranno essere immediati, ma richiederanno tempo, coraggio e impegno, come ricorda lo stesso Papa Francesco nell’enciclica quando afferma che “l’autentica umanità, che invita a una nuova sintesi, sembra abitare in mezzo alla civiltà tecnologica, quasi impercettibilmente, come la nebbia che filtra sotto una porta chiusa. Sarà una promessa permanente, nonostante tutto, che sboccia come un’ostinata resistenza di ciò che è autentico?” Alla domanda del Papa, egli risponde affermativamente con grande speranza.

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Marco Guzzi

Dai cenni biografici apprendiamo che Marco Guzzi (1955), poeta e filosofo, laureato in giurisprudenza e in filosofia, ha proseguito i suoi studi all’estero. Dal 1985 al ‘98 ha condotto alcune delle principali trasmissioni di dialogo col pubblico di Radio RAI, come “Dentro la sera”, e “Sognando il giorno”. Dal ‘85 al 2002 ha diretto i seminari poetici e filosofici del Centro Internazionale Eugenio Montale di Roma. Dal 2004 dirige presso le Edizioni Paoline la collana Crocevia.

Dal 2005 tiene corsi presso il ’Claretianum’, Istituto di Teologia della Vita Consacrata dell’Università Lateranense. Dal 2008 è Professore Invitato nella Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana. Nel 2009 Benedetto XVI lo nomina Membro della Pontificia Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon.

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Laudato si’-Enciclica di Papa Francesco

Nel 1999, nella consapevolezza di una svolta cruciale dei tempi, iniziò (presso l’Università Salesiana di Roma) l’esperienza di gruppi di formazione con l’obiettivo di una “riconiugazione tra fede cristiana e modernità”, favorendo una ricerca spirituale finalizzata a necessarie e urgenti trasformazioni storiche politiche e culturali. (Sito dell’autore: http://www.marcoguzzi.it/index.php3?cat=biografia.php3)

Ed ecco infine un’interessante e complessa conferenza, organizzata in due tempi, sul tema “Verso una Nuova Umanità”, in cui dialoga con lo psicologo Mauro Scardovelli e il musicista Matteo Manzitti.

https://www.youtube.com/watch?v=GnhYN0_2Lk0

https://www.youtube.com/watch?v=ubrXJAu2Qj0

 



  • DISCORRERE SU FEDE CRISTIANA E MODERNITÁ
    3 febbraio 2016, di Savino De Rosa

    Ho letto con molto interesse l’articolo e condivido le idee di Marco Guzzi, ma mi mi chiedo quale possa essere il suo pensiero sulle altre religioni,
    in particolare su quella Musulmana.
    Savino

    • DISCORRERE SU FEDE CRISTIANA E MODERNITÁ
      3 febbraio 2016, di GiovannaDA

      Credo che Marco Guzzi auspichi un dialogo costruttivo tra le varie religioni, puntando all’integrazione degli aspetti positivi, contro tutti gli eccessi e i fondamentalismi, nel quadro di un futuro rinnovamento dell’Umanità. Giovanna D’Arbitrio.
      P.S. - Sul suo sito, si possono leggere più dettagliate informazioni in merito, come nel seguente scritto: “In questi ultimi anni si è aperta una nuova stagione storica nel rapporto tra religione e politica. Il forte imprinting messianico dei teo-cons statunitensi ha alimentato anche in Europa la consapevolezza che il livello antropologico radicale delle fedi religiose non può più essere relegato nella sfera del privato e che quindi la stessa laicità dello stato va ripensata in un contesto inedito, quale è quello del multiculturalismo in cui viviamo.
      Al dibattito tra cristiani e laici occidentali sulla rilevanza del radicamento giudaico-cristiano della nostra civiltà è sotteso cioè il più ampio scenario dell’attuale confronto tra le diverse culture del pianeta, che sono sempre più costrette a confronti ravvicinati e non sempre pacifici.
      Ciò che però non mi pare venga sufficientemente sottolineato è che tutti i protagonisti di questo confronto vivono una profonda crisi: tutte le tradizioni religiose del pianeta sono infatti travagliate e consumate e costrette a vertiginose trasformazioni dal rovello secolare della modernizzazione, che non si è affatto fermato, e l’insorgenza di riflussi fondamentalistici è solo il segnale di una reazione isterica di fronte all’angoscia della fine del proprio mondo. Parimenti la stessa cultura laica, sia di stampo scientistico che di ispirazione sociale, attraversa da decenni stadi progressivi di fallimento e autoconfutazione. Che cosa significa infatti oggi essere laico? Non credere in Dio? Credere nell’autosufficienza della ragione umana nell’organizzazione della vita personale e civile? Ma hanno ancora un senso preciso ed evidente simili affermazioni dopo Heidegger o dopo Heisenberg, dopo Freud o anche dopo Rimbaud, dopo cioè la relativizzazione e la storicizzazione di ogni progetto di descrizione o di definizione razionale della realtà?
      Il cristianesimo storico d’altra parte è stata la prima tradizione religiosa ad entrare nel travaglio critico della modernità, già a partire dalla Riforma, per cui quando si parla genericamente di “valori cristiani” bisognerebbe spiegarsi meglio: a quale cristianesimo ci riferiamo? A quello di Pio X o a quello di Bonhoeffer? E se poi ci si riferisce più specificatamente al Cattolicesimo, non si dovrebbe dimenticare che la stessa Chiesa Cattolica sta attraversando la propria passione purificativa almeno a partire dal Concilio Vaticano II: una revisione profonda e una confessione dei propri peccati che è culminata con l’atto profetico della 1a Domenica di Quaresima del 2000 compiuto da Giovanni Paolo II. Ora, allorché una persona o un’istituzione confessa la negatività di una modalità complessiva del proprio essere e del proprio agire lungo tutta la propria storia, essa si apre ad una ridefinizione della propria identità: la purificazione della memoria rimette in gioco cioè e in movimento i lineamenti del nostro stesso essere, se è una cosa seria naturalmente…
      Tutto questo viene tranquillamente dimenticato nella riflessione sul confronto tra le civiltà e tra credenti e laici occidentali, ed in tal modo si rischia di non vedere ciò che in realtà sta avvenendo: la faticosa emersione di una figura inedita di umanità proprio attraverso la consumazione, la crisi, e a volte il tracollo di tutte le figurazioni storico-religiose del pianeta, almeno per come si erano configurate finora.
      Il vero scontro in corso cioè non è affatto tra civiltà tradizionali (Islam e Cristianesimo, Cina confuciana o Giappone zen, etc.) che riemergerebbero dalla crisi dei progetti laici della modernità, ma tra questa figurazione inedita di umanità (figlia legittima, ma anche erede imprevedibile dell’intero travaglio storico cristiano e moderno) e tutti i riflussi fondamentalistici (religiosi o etnici o anche laicistici) e le derive nichilistiche (tecnico-mercantili) che tentano in ogni modo di ostacolarne l’emersione.
      Il problema culturale più urgente consiste perciò nel tentare di comprendere quali siano i lineamenti di questa nuova umanità che sta emergendo sul pianeta terra, e nel favorirne l’emersione. Tutti infatti siamo come sospinti a trans-figurarci in lei a prescindere da qualsiasi adesione a qualsiasi fede. E’ cioè del tutto razionale e laico farlo, in quanto ogni altra direzione si sta mostrando sempre più insostenibile ecologicamente e psicologicamente, ingiusta eticamente, improduttiva economicamente, e grottesca esteticamente. Dobbiamo poi dire che l’attuale emersione planetaria di una umanità sostanzialmente relazionale e trans-formativa, di un unico e più coeso e interdipendente Genere Umano, ci ripone inevitabilmente a confronto con il mistero della nuova umanità, appunto trans-culturale e trans-religiosa, che in base alla fede cristiana è stata inaugurata dal Cristo Gesù, e quindi con l’intera storia della civiltà cristiano-occidentale.
      Se i processi attuali di unificazione/globalizzazione ci stanno spingendo ineluttabilmente verso una figura di umanità sempre meno particolaristica, egoistica, e chiusa in se stessa e nelle proprie presunte verità, questa evidenza storica non richiede solo una nuova inventiva politica, ma anche un inesausto lavoro interiore. In altri termini è ormai necessario inserire il livello della trasformazione personale entro ogni progettazione politica seria di riequilibrio a tutti i livelli nella direzione della giustizia e della pace. La trasformazione personale sta diventando cioè un elemento sostanziale della costruzione di un mondo meno ingiusto e conflittuale, per cui anche qui il livello psicologico-spirituale e quello storico-politico sono chiamati ad integrarsi in modo inedito, in una forma di laicità realmente post-moderna. Questa integrazione mi sembra d’altronde l’unica via per evitare sia le derive spiritualistiche (e in fondo guerrafondaie) dei neofondamentalismi, che bloccano la spiritualità in codificazioni d’altri tempi, generando solo ignoranza se va bene e molta violenza se va male; sia l’impazzimento di una storia (personale e collettiva) lasciata al proliferare di tecnologie prodotte solo dalla logica del mercato”.

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