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Non ho bisogno di stare tranquillo (Eleuthera, Milano, 2012)

UN APOSTOLO ANARCHICO CONTRO LA GUERRA

Vita e azione di Errico Malatesta
venerdì 1 marzo 2013 di Carlo Vallauri

Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Ricordi
Argomenti: Vittorio Giacopini
Argomenti: Personaggi famosi/storici


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Vittorio Giacopini, conduttore di trasmissioni televisive e di numerosi saggi, ha ora pubblicato Non ho bisogno di stare tranquillo, un libro che rievoca la vita straordinaria del rivoluzionario “più temuto da tutti i governi e le questure del regno”.

L’autore prende le mosse da una scritta sul muro di una casa popolare in via Andrea Doria a Roma per ricordare che l’abitò Errico Malatesta “apostolo di libertà”. Il libro è da consigliare soprattutto a tanti, sia giovani che anziani, qualche volta sedicenti amici della pace e della libertà, che niente o ben pochi atti hanno compiuto in nome della fede proclamata. In queste meno di duecento pagine si possono leggere e gustare le vicende autentiche dell’esistenza prodigiosa dell’agitatore anarchico rivisitato ampliamente nella sua esperienza vitale di azione e propaganda di ideali di fraterna solidarietà, al di là d’ogni differenza di condizione e di studi.

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Vittorio Giacopini

Tante belle, curiose, avvincenti, rare foto arricchiscono l’agile volume e riecheggiano un sincero sogno di palingenesi assoluta, “delirio generoso, grande impresa”: le parole di Giacopini sono chiare e appropriate, come il lettore potrà constatare nel seguire, passo dopo passo, le tante imprese compiute da una persona veramente dedicatasi per tutta la vita all’emancipazione degli “ultimi”, dei poveri, dei diseredati. Nato a Santa Maria Capua Vetere, traverserà tutta l’Italia e mezza Europa e paesi americani per affermare i principi nei quali s’incarnavano le sue generose predicazioni rivolte a sostenere i diritti degli “ultimi”, sempre sacrificati dalla classe dominante capitalista.

Cristallino, efficace nella parola e nell’azione, l’agitatore appassionato fu un autentico “ribelle” alle convenzioni borghesi, contro lo Stato della violenza e della povertà. Dai tempi della banda del Matese (la più importante azione “rivoluzionaria” di sollevamento popolare nell’Italia post-risorgimentale) e di Bava Beccaris a fine Ottocento, il nome di Malatesta è la più limpida voce di libertà nella storia d’Italia.

L’autore racconta, pagina dopo pagina, questa straordinaria vita, intessuta di eccezionale intensità d’impegno morale per l’emancipazione dei poveri, sempre chiaramente indicata e perseguita, al di là di tutti i divieti e gli interventi delle polizie e dei reparti militari utilizzati per reprimere l’azione militante, per arrestarlo e “punirlo”. Contro il disgraziato colonialismo dell’Italia regia, contro le numerose stragi compiute dalle forze armate in operazioni di polizia, contro l’abbrutimento delle guerre, in una costante denuncia della violenza, la “voce proletaria” (è stato anche il titolo di un suo foglio di battaglia) di Malatesta rappresentò una fonte di luce, in una ininterrotta opera quale implacabile dissacratore di pretese “certezze” della società borghese.

Pronto a correre in tanti luoghi d’Europa per difendere la pace, arrestato, processato, egli mantenne la sua fede per contribuire, a diffondere i valori dell’umanità fraterna tra i giovani, gli operai, i diseredati. Fu definito “Ulisse anarchico”, o “Lenin d’Italia”, particolarmente importante la sua

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Errico Malatesta

presenza nell’impulso di forti energie del movimento popolare nel 1914 nelle Marche, e rigorose le sue indicazioni nei confronti del fascismo, combattuto particolarmente con gli ”arditi del popolo”, i veri intransigenti avversi al fascismo avanzante, specie a Roma dal ’20 al ’22.

L’autore di questa nota ne sentì parlare sin da ragazzo, da un anarchico abruzzese, Masciangelo, che aveva partecipato ad alcune iniziative di Malatesta e ne manteneva un ideale sentimento di fraternità e di ribellione, avversato aspramente dal regime fascista (il cui capo egli aveva conosciuto personalmente per averlo avuto dapprima contiguo compagno di lotta contro la guerra di Libia, poi implacabile accusatore per i delitti compiuti dai fascisti), Malatesta univa i motivi della lotta sociale contro il potere caratterizzato dalla ricchezza e della violenza, contro gli Stati ed i governi sostenitori di guerre e di dittature.

Ha lasciato una traccia profonda e con la sua ferma volontà tenacemente tesa all’affermazione degli ideali di libertà, sempre teso alla speranza nell’azione, nella rivolta, nella risposta “civile” alle barbarie. Vita errabonda di agitatore, non esitò, quale “sovversivo” ad impegnarsi in tante organizzazioni in diversi paesi, intraprendente viaggiatore per diffondere le idee di pace dall’Argentina all’Egitto.

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Errico Malatesta

Le sue spoglie riposano al Verano dopo che il suo fisico aveva superato tante volte le prove delle prigioni, delle violenze, e rimase sempre sereno dispensatore di consigli ai diseredati di mezzo mondo, legato al movimento operaio quale forza reale ed imprescindibile contro la violenza del capitalismo, Un esempio da additare specie nella società di oggi con tutte le false illusioni di facili trasformazioni, Malatesta predicava la fermezza nella convinzione di sostenere coraggiosamente la “buona novella” contro gli increduli, i fautori di false guerre “giuste”, per una società nuova, combattendo la violenza del regime sociale attraverso azioni concrete, e soprattutto denunciando il delitto della guerra da contestare in qualsiasi circostanza, come il male da evitare in ogni circostanza, da contestare in ogni occasione, senza accettare alcuna pretesa giustificazione e confutando sempre le giustificazioni falsamente addotte per irragionevoli motivi “nazionali” a copertura di violenze di vario tipo.

 

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