In seguito alle affermazioni del ministro Corrado Clini sulla possibilità di sperimentare gli OGM anche in Italia, si sono riaperte animate discussioni tra coloro che li considerano un mezzo per ottenere copiosi raccolti e quelli che invece da diversi anni fermamente lottano contro di essi a livello nazionale ed internazionale, come Silvia Perez-Vitoria.
Sociologa, economista, autrice di “Il Ritorno dei Contadini” (Jaca Book 2007) e “La Risposta dei contadini” (Jaca Book 2011), ella vive a Parigi dove collabora con la rivista “l’Ecologiste”. Con i suoi documentari e libri rivendica “il diritto alla sovranità alimentare”, cioè il diritto dei popoli a produrre il proprio cibo, senza interferenze esterne imposte dalle multinazionali con pressioni esercitate sui governi nazionali e locali, lottando quindi per il ritorno ai “saperi basilari” di una millenaria cultura agraria, soprattutto nella preservazione della biodiversità e nell’autonoma gestione delle sementi.
Secondo Silvia in Africa, Asia, America Latina, i contadini cercano di difendere con coraggio le loro terre contro una società eminentemente mortifera che si avvale di falsi miraggi agro-industrial-alimentari, sminuendo l’importanza di una pluralità di culture e pratiche contadine ritenute perfino latrici di un probabile potere sovversivo, mentre esse in realtà cercano con forza di riaffermare la propria dignità con alleanze transnazionali contro fenomeni di eccessiva capitalizzazione, concentrazione proprietaria, industrializzazione, finanziarizzazione..
In effetti l’agricoltura industriale oggi preferisce le colture transgeniche ormai ampiamente diffuse in molti paesi, mettendo in difficoltà piccoli agricoltori non sostenuti dalle politiche nazionali ed internazionali che sempre più spostano l’attenzione dal settore pubblico a quello privato.
Grandi multinazionali, nate da fusioni tra industrie biotecnologiche, agro-chimiche e farmaceutiche che lavorano in sintonia con istituti di ricerca privati, in molti paesi hanno ottenuto a livello legale la “BREVETTABILITA’” degli OGM che diventano in tal modo “proprietà privata” delle aziende.
La concessione del brevetto, infatti, comporta automaticamente il diritto al controllo sulla fertilità della pianta, cioè delle sementi, nonché la tutela della sua salute mediante appropriate sostanze chimiche, create ad hoc, come pesticidi ed erbicidi. E’ evidente che chi detiene il brevetto ha anche il controllo su sementi e sostanze chimiche usate in agricoltura per proteggere le piante. Insomma un circolo vizioso che permette grossi introiti.
Greenpeace ha segnalato i seguenti rischi:
- perdita della biodiversità e consequenziale rinuncia all’autonomia nella gestione delle sementi a livello nazionale e locale;
- rischi sanitari a lungo termine ancora sconosciuti;
- contaminazioni genetiche accidentali con effetti irreversibili sugli ecosistemi: gli OGM sono organismi viventi, ottenuti attraverso manipolazioni genetiche unendo tra loro organismi che in “natura” non possono fecondarsi (esempi: DNA di pesci e di fragole, di batteri e di cereali, di scorpioni e di piante ecc..). Essi comunque sono “viventi” e pertanto potrebbero estendersi in modo incontrollato danneggiando l’ambiente;
- gli insetticidi e gli erbicidi appositamente creati per gli OGM possono ulteriormente alterare gli ecosistemi;
- carenze normative, come l’assenza di etichette per i prodotti derivanti da animali nutriti con OGM.
Greenpeace non è contraria alle applicazioni medico-biologiche esenti da rischi sanitari e ambientali, ma si oppone drasticamente alla “brevettabilità’” di organismi viventi. Anche l’ONU, la FAO, numerosi istituti di ricerca per l’agricoltura e tante associazioni internazionali per la difesa dell’ambiente hanno protestato contro “i dittatori del cibo”.
Silvia Perez-Vitoria, intervistata da Santa Di Salvo, giornalista del quotidiano napoletano “Il Mattino” (dopo aver ricevuto in Italia il Premio Nonino nel 2009) ha affermato che secondo un rapporto FAO “se si trasformasse l’attuale agricoltura mondiale in biologica, ogni individuo potrebbe godere di calorie quotidiane in abbondanza. Il vero problema è la dittatura del mercato, la volontà delle industrie di imporre scelte diverse”. Parlando poi della Campania, ha aggiunto: - Quello che è accaduto in Campania è tipico del nostro aberrante modello di sviluppo che valuta la campagna come uno spazio vuoto da riempire, anziché come risorsa vitale per la sopravvivenza. La vostra terra ha grandi risorse e può essere recuperata anche dopo un pesante inquinamento. Il problema non è tecnico, ma umano, sociale e soprattutto politico -.
Intanto in Europa gli OGM stanno gradualmente ed inesorabilmente infestando terreni anche se molti si oppongono e lottano. Non è negata infatti la loro introduzione nei paesi che sono ad essi favorevoli e purtroppo sono già usati nei mangimi del bestiame: ciò è preoccupante poiché la “tracciabilità’” del prodotto non è sempre chiara e corretta e la presenza di OGM non è segnalata sulle etichette a tutela dei consumatori.
Quali saranno gli effetti degli OGM in futuro? Nessuno lo sa. Nel frattempo vorremmo almeno poter scegliere se introdurli o meno nella nostra alimentazione: in fondo non rifiutiamo i costruttivi progressi della scienza e della tecnica (se sono davvero costruttivi, ma le speculazioni a fini di lucro che purtroppo spesso non rispettano Natura, ambiente, salute e libere scelte dei cittadini.