Le raccapriccianti immagini che provengono dagli archivi storici riguardo la carneficina di milioni di ebrei; le innumerevoli testimonianze sulle stragi dei pellerossa in America; i ripetuti genocidi in terra d’Africa: tutti questi tragici fatti fanno parte della nostra percezione quotidiana della storia, e solo qualche forsennato potrebbe negarne l’evidenza o la conoscenza. Sembra quindi incredibile che la storiografia ufficiale, e con essa la politica, stenda spesso un velo pietoso su uno dei massacri più cruenti mai perpetrati, proprio nel cuore dell’Europa: lo sterminio del popolo irlandese.
Il dramma vissuto dalle genti d’Irlanda affonda le sue radici nei secoli passati, ha prodotto milioni di morti, ingiustizie di vario tipo, emigrazione e razzismo ma non è riuscito né riesce a porsi nell’immaginario collettivo al medesimo livello delle tragedie su citate.
Il libro di Riccardo Michelucci quindi è un ottimo strumento non soltanto per colmare questa lacuna, ma anche per stabilire alcune verità troppo spesso dimenticate. Una attenta ricerca bibliografica unita ad uno stile chiaro e ad un possesso profondo degli argomenti conducono il lettore alla scoperta di un mondo disumano, a volte difficile da accettare. La crudeltà e l’ingiustizia subita dagli Irlandesi appaiono surreali, e Michelucci evidenzia sapientemente il fondamento ideologico a base di ciò.
- Mappa dell’Irlanda
Il lavoro è interessante per svariati motivi e per il pregio di evidenziare due elementi fondamentali nell’ambito della storiografia a proposito. Il primo è inserire il conflitto fra Irlanda ed Inghilterra in termini dialettici: troppe volte si è parlato di una questione prettamente irlandese, dimenticando quanto l’identità di entrambe le popolazioni e l’essenza stessa dello scontro abbia segnato il colonizzato ma anche il colonizzatore. Si può correttamente parlare di un rapporto freudiano, di elementi consci ed inconsci che travalicano l’ufficialità delle consapevolezze e delle interpretazioni.
- Guglielmo III Orange
La seconda ragione che rende il documento interessante e consigliabile è l’aver raccolto fonti incredibilmente desuete ed a volte quasi sconosciute, come quelle riguardanti lo schiavismo degli irlandesi, venduti in Australia o nelle Barbados in qualità di “negri bianchi”, o di gorilla bianchi.
Il razzismo subito dalla gente dell’isola di Smeraldo sembra essere persino più volgare di quello provato dai neri o dagli ebrei. Le testimonianze a proposito sono innumerevoli: i nobili irlandesi per esempio, nel 1317, fecero rimostranza a Giovanni XXII perché uccidere un Irlandese non costituiva un reato peggiore dell’uccisione di un cane. Un uomo insospettabile come Voiltaire si lasciò sfuggire che: “Alcune nazioni sembrano essere destinate a dominarne altre. Gli Inglesi sono sempre stati superiori agli Irlandesi per ingegno, ricchezza e armamenti. La superiorità che i bianchi hanno sui negri”.
Sulla stessa scia Locke, Hume ed altri celebrati filosofi indicano nel carattere irlandese l’animale dal volto umano, la bestia tutta istinto e poca ragionevolezza, la creatura da domare e civilizzare.
- Potato Famine
Queste affermazioni purtroppo hanno avuto anche un risvolto politico, ed il popolo d’Irlanda si è visto spogliato di ogni diritto, di mescolare il proprio sangue con gli Inglesi, di possedere la terra o qualsiasi proprietà.
Una testimonianza forte e toccante, “Storia del conflitto anglo – irlandese” è certamente una di quelle letture consigliabili per chiunque voglia avventurarsi nel cuore profondo della storia europea, per svelarne le mistificazioni e rendere onore al sangue sparso innocentemente. Michelucci arriva ad esplorare i fatti d’Irlanda fino agli ultimi avvenimenti, dove una pace ufficiale e sbandierata come definitiva sembra piuttosto rimandare ancora una volta il debito di verità e giustizia dell’Europa nei confronti delle sue genti a tempi futuri.