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Storia del conflitto anglo – irlandese. Otto secoli di persecuzione inglese (Odoya edizioni, 2009).

Il dramma vissuto dalle genti d’Irlanda affonda le sue radici nei secoli passati

Un libro di Riccardo Michelucci per stabilire alcune verità troppo spesso dimenticate
lunedì 25 gennaio 2010 di Andrea Comincini

Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Riccardo Michelucci


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Le raccapriccianti immagini che provengono dagli archivi storici riguardo la carneficina di milioni di ebrei; le innumerevoli testimonianze sulle stragi dei pellerossa in America; i ripetuti genocidi in terra d’Africa: tutti questi tragici fatti fanno parte della nostra percezione quotidiana della storia, e solo qualche forsennato potrebbe negarne l’evidenza o la conoscenza. Sembra quindi incredibile che la storiografia ufficiale, e con essa la politica, stenda spesso un velo pietoso su uno dei massacri più cruenti mai perpetrati, proprio nel cuore dell’Europa: lo sterminio del popolo irlandese.

Il dramma vissuto dalle genti d’Irlanda affonda le sue radici nei secoli passati, ha prodotto milioni di morti, ingiustizie di vario tipo, emigrazione e razzismo ma non è riuscito né riesce a porsi nell’immaginario collettivo al medesimo livello delle tragedie su citate. Il libro di Riccardo Michelucci quindi è un ottimo strumento non soltanto per colmare questa lacuna, ma anche per stabilire alcune verità troppo spesso dimenticate. Una attenta ricerca bibliografica unita ad uno stile chiaro e ad un possesso profondo degli argomenti conducono il lettore alla scoperta di un mondo disumano, a volte difficile da accettare. La crudeltà e l’ingiustizia subita dagli Irlandesi appaiono surreali, e Michelucci evidenzia sapientemente il fondamento ideologico a base di ciò.

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Mappa dell’Irlanda

Il lavoro è interessante per svariati motivi e per il pregio di evidenziare due elementi fondamentali nell’ambito della storiografia a proposito. Il primo è inserire il conflitto fra Irlanda ed Inghilterra in termini dialettici: troppe volte si è parlato di una questione prettamente irlandese, dimenticando quanto l’identità di entrambe le popolazioni e l’essenza stessa dello scontro abbia segnato il colonizzato ma anche il colonizzatore. Si può correttamente parlare di un rapporto freudiano, di elementi consci ed inconsci che travalicano l’ufficialità delle consapevolezze e delle interpretazioni.

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Guglielmo III Orange

La seconda ragione che rende il documento interessante e consigliabile è l’aver raccolto fonti incredibilmente desuete ed a volte quasi sconosciute, come quelle riguardanti lo schiavismo degli irlandesi, venduti in Australia o nelle Barbados in qualità di “negri bianchi”, o di gorilla bianchi.

Il razzismo subito dalla gente dell’isola di Smeraldo sembra essere persino più volgare di quello provato dai neri o dagli ebrei. Le testimonianze a proposito sono innumerevoli: i nobili irlandesi per esempio, nel 1317, fecero rimostranza a Giovanni XXII perché uccidere un Irlandese non costituiva un reato peggiore dell’uccisione di un cane. Un uomo insospettabile come Voiltaire si lasciò sfuggire che: “Alcune nazioni sembrano essere destinate a dominarne altre. Gli Inglesi sono sempre stati superiori agli Irlandesi per ingegno, ricchezza e armamenti. La superiorità che i bianchi hanno sui negri”.

Sulla stessa scia Locke, Hume ed altri celebrati filosofi indicano nel carattere irlandese l’animale dal volto umano, la bestia tutta istinto e poca ragionevolezza, la creatura da domare e civilizzare.

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Potato Famine

Queste affermazioni purtroppo hanno avuto anche un risvolto politico, ed il popolo d’Irlanda si è visto spogliato di ogni diritto, di mescolare il proprio sangue con gli Inglesi, di possedere la terra o qualsiasi proprietà. Una testimonianza forte e toccante, “Storia del conflitto anglo – irlandese” è certamente una di quelle letture consigliabili per chiunque voglia avventurarsi nel cuore profondo della storia europea, per svelarne le mistificazioni e rendere onore al sangue sparso innocentemente. Michelucci arriva ad esplorare i fatti d’Irlanda fino agli ultimi avvenimenti, dove una pace ufficiale e sbandierata come definitiva sembra piuttosto rimandare ancora una volta il debito di verità e giustizia dell’Europa nei confronti delle sue genti a tempi futuri.

 

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