Sulla scia del successo delle precedenti monografie sui pittori seicenteschi Pacecco De Rosa e Giuseppe Marullo il recentissimo libro di Achille della Ragione Aniello Falcone opera completa affronta questa volta l’universo artistico di Aniello Falcone, famoso pittore di battaglie, considerato a lungo un personaggio leggendario a causa della penuria di suoi dati biografici, e soltanto da poco tempo collocato in un quadro storico più preciso in virtù delle ultime indagini archivistiche.
Questa pubblicazione tratta nella maniera più esauriente possibile dell’opera del Falcone, anche sulla base di recenti scoperte ed attribuzioni, e si propone come un essenziale strumento di indagine per tutti quegli studiosi che desiderino approfondire le loro ricerche su questo artista.
Particolarmente corpose sono poi l’iconografia con più di 150 immagini di cui molte a colori, tra le quali moltissimi inediti, e la bibliografia con circa 140 citazioni.
Il libro, dopo un’accurata trattazione della vita dell’artista, dedica capitoli specifici alla sua produzione grafica, agli affreschi, ai quadri di battaglia, ai dipinti di diverso soggetto, ai documenti ed alla bottega.
La pittura del Falcone subisce in primo luogo l’influenza del naturalismo del Ribera e delle suggestioni dei Bamboccianti, attivi con successo a Roma, ed in seguito quella del Velazquez, conosciuto a Napoli, per poi orientarsi verso il classicismo romano bolognese e la scuola neoveneta, attingendo infine alle lezioni di Massimo Stanzione e di Artemisia Gentileschi.
La grande notorietà del Falcone è legata alla pittura di battaglia, un genere che ebbe molto successo nella Napoli del ‘600, molto richiesto sia da committenti laici che religiosi, in particolare dai Domenicani, spesso con raffigurazioni di episodi di vittorie della Cristianità contro gli infedeli.
Delle tante opere descritte alcune sono di fondamentale importanza per la comprensione dello sviluppo della sua attività artistica.
La Maestra di scuola e l’Elemosina di Santa Lucia del Museo di Capodimonte sono forse le sue opere più antiche nelle quali è più riconoscibile l’influsso del Velazquez.
Di poco successive sono la Battaglia del Louvre, datata 1631, che costituisce la più autentica espressione della pittura naturalistica del terzo decennio del ‘600 a Napoli, e la famosa Battaglia tra Ebrei ed Amaleciti del Museo di Capodimonte.
I Gladiatori e Soldati romani che entrano nel circo, entrambi al Museo del Prado di Madrid, fanno parte invece di un’importante committenza ordinata da Filippo IV di Spagna tramite il Monterrey, viceré di Napoli, e completata dal suo successore Medina de las Torres, che assunse i poteri nel 1637.
Il Riposo nella Fuga in Egitto del Duomo di Napoli, firmato e datato 1641, ci rivela un significativo influsso stanzionesco, secondo le acute osservazioni di Raffaello Causa.
Il Martirio di San Gennaro nella Solfatara, ricomparso solo di recente sul mercato antiquariale ed oggi in collezione privata napoletana, dipinto di eccezionale qualità e tra i più importanti del ‘600 napoletano, si caratterizza per la monumentalità dell’impianto compositivo, per la definizione dei personaggi e per la ricchezza dei particolari.
Il Falcone fu un abile e prolifico disegnatore: la Testa di guerriero con studio di elmo del Museo di Capodimonte è tra le sue più celebri opere in questo campo.
Egli è stato inoltre l’artefice a Napoli di una numerosa serie di affreschi: nel 1640 lavora in San Paolo Maggiore, quindi esegue una serie di combattimenti e Storie di Mosè nella Villa Bisignano di Barra, in passato sfarzosa dimora estiva del riccho banchiere fiammingo Gaspare Roomer, mercante di opere d’arte. Il ciclo di affreschi con le Storie di Sant’Ignazio e il San Michele che scaccia gli angeli ribelli nella sacrestia del Gesù Nuovo, sono invece databili al 1652, periodo della piena maturità dell’artista.
E’ infine recentissima la scoperta nella chiesa di San Giorgio Maggiore di uno splendido affresco raffigurante San Giorgio e il drago, rimasto celato per quasi tre secoli dietro antichi teloni settecenteschi.
Particolarmente interessante è poi il celebre Soldato morto della National Gallery di Londra, esposto di recente alla mostra napoletana su Salvator Rosa, attribuito al Falcone da Nicola Spinosa sulla base di una sigla AF sul margine destro del dipinto.
La bottega del Falcone, in cui dal 1638 si tenne anche una vera e propria accademia di nudo, fu fucina di validi artisti che divennero specialisti nelle tematiche di martirii di santi, di capricci architettonici, di quadri di paesaggio e di battaglia e, secondo studi recenti, fu importante anche per la nascita e lo sviluppo della natura morta napoletana. Tra i principali esponenti ricordiamo Andrea ed Onofrio De Lione, Carlo Coppola, Salvator Rosa, Micco Spadaro, Paolo Porpora, Cesare e Francesco Fracanzano, Andrea Vaccaro.
L’opera è consultabile per intero in rete su questo sito Internet