Le parole non sono solo fonemi. Sono immagini di idee, e spesso una sola parola basta ad esprimere concetti densi, più o meno pregnanti di significato a seconda della lingua e dello spirito che tale lingua rende viva. La lingua tedesca è funzionale a una letteratura e a un patrimonio culturale immenso di cui posso dire di conoscere forse l’uno per cento. Mi ci accosto quindi con grande prudenza e mi limito a fare riferimento a due semplici parole che mi hanno suscitato tante sensazioni e qualche riflessione.
Zusammen
Vuol dire insieme e qui si fanno più cose insieme che altrove e si fanno anche bene. Secondo me è in questa espressione, in questa piccola ampolla che la Germania custodisce il suo elisir di lunga vita, e da questa sprigiona la sua forza reale. Da essa attinge una chioma che nessuna Dalila potrà mai tagliare perché nessuno può impedire ai tedeschi di pensare, di agire, di muoversi ‘alle zusammen’. Prendete un tedesco da ciascuno dei Lander, metteteli insieme per due ore, quanto meno ci può scappare un coro intonato. Prendete un italiano da ciascuna regione e… no, vi prego, non ci provate, lasciate perdere che è meglio.
Dico questo con una punta di invidia poiché io appartengo al paese che ha inventato i guelfi e i ghibellini e non si è mai liberato da questa maledizione. Noi ci lasciamo distogliere da episodi, viviamo nella dimensione del ‘particulare’ ma non comprendiamo la lezione di vita che dal mondo germanico ci viene. Tanti anni fa è capitato che quattro nostri marinai su una barchetta abbiano affondato una corazzata austriaca che si chiamava appunto ‘Viribus Unitis’. Siamo stati bravi quella volta (loro quattro, almeno) ma il singolo caso ci si ritorce contro se pensiamo che ci debba andare sempre così bene. Nei tempi lunghi hanno ragione i tedeschi: viribus unitis, questo è il segreto, è così che si cresce, è così che si diventa grandi, è così che si raggiungono i risultati, o meglio, come dicono loro, alle zusammen.
Viva le Frau!
Trovo che Frau è la parola più bella che ci sia nella lingua tedesca. Ha un suono morbido e coinvolgente e significa donna, in tutte le accezioni possibili che questo termine può avere. Frau è la persona adulta che appartiene al sesso femminile ma è anche la signora, la moglie, la compagna, la concubina occasionale e la parola comprende tutte queste condizioni conferendo loro eguale dignità e manifestando eguale rispetto nei loro confronti.
Penso a qualcosa di equivalente nella lingua italiana e la prima cosa che mi viene in mente è ’donna’, un termine che ha dovuto estendere il suo significato classista originale di ‘domina’ (padrona) fino a comprendere tutte le donne, ma viene usato ora propriamente per indicare le componenti femmine del genere umano in antitesi al termine ‘uomini’ inteso nel senso di maschi. Potremmo forse pensare al termine trecentesco ‘madonna’ che ora però significa tutta altra cosa, per concludere che forse, per la sua dolcezza e il suo carisma l’unico fonema paragonabile potrebbe essere quello di ‘mamma’ che però esprime un concetto ben più limitato e preciso mentre il ‘Frau’ tedesco è ricco a mio sentire di una pregnanza maggiore, ha un ventaglio ben più ampio di possibili significati.
E’ notevole il dato che sia una sola parola, un unico fonema a dare una denominazione comune ponendole a un livello paritario necessariamente alto, che non le appiattisce ma ugualmente le innalza, a tutte le donne, regine o cortigiane che siano: un bel punto a favore della causa delle donne, e rileviamo che una simile scelta appare tanto più positiva e sorprendente in quanto si è verificata in una delle società borghesi europee più gerarchicamente strutturate, in tempi non sospetti di mode culturali femministe. Non sarà questa la prima o l’unica delle contraddizioni positive che osservo nel contesto culturale di questo paese.
Non posso che dar ragione ai tedeschi. Viva le Frauen, né ‘dominae’ né ‘ancille’ ma donne tutte. Condivido l’idea che da qualunque parte le si acchiappi siano esse la parte migliore dell’umanità e sia dovuto loro tutto il rispetto e la considerazione che meritano. Secondo il Libro della Genesi, l’antica leggenda ebraica sulle origini dell’uomo, la donna è il primo e più importante dono dopo quello della vita medesima che Iddio abbia fatto alla sua creatura più amata. Beh, se non è vera è ben trovata. Il fatto che in ciascuna di loro possa perpetuarsi il miracolo della vita conferisce alla donna una sua sacralità. Ma, non fosse altro, chi può disconoscere che nulla ti può scaldare il cuore quanto il sorriso di una Frau?